PALERMO – Il giornalismo italiano perde un piccolo grande uomo: Giacomino Clemenzi, piccolo di statura, ma straordinariamente grande in quanto a bontà, altruismo, umanità. Doti, purtroppo, sempre più rare in una professione nella quale squali, caini e sciacalli finiscono spesso, troppo spesso, per mortificare il lavoro silente e paziente delle persone perbene.
Grazie a Dio la nostra professione, sempre più amara in quanto a sacrificio, quanto avara di virtù, mantiene intatta l’innocenza di quanti credono ancora nei valori veri del giornalismo. Ideali freschi e immacolati soprattutto tra i tanti ragazzi che sostengono l’esame di idoneità alla professione giornalistica. Quei ragazzi che, in migliaia nel nostro Paese, dell’esame di Stato ricordano sostanzialmente tre cose: la soddisfazione di un traguardo raggiunto, la prova scritta all’Ergife, fino ad una decina d’anni fa trasformato in una bolgia assordante di tintinnanti macchine da scrivere, e quel piccolo grande uomo di Giacomino Clemenzi, addetto all’identificazione dei candidati ed alle operazioni di segreteria, ma soprattutto volto umano e paterno all’interno di un’aula giocoforza trasformata in campo di battaglia. Per molti un autentico “soccorso” inaspettato: dalla parola di conforto alla risoluzione del problema più assillante. La pacatezza con la quale invitava a mantenere la calma era, insomma, l’antidoto più efficace alla tensione di quei momenti, nei quali il suo ruolo rispecchiava in pieno il grado di ufficiale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.
Nato a Castelvetrano (Trapani) il 1° agosto 1937, laureato in giurisprudenza, già praticante procuratore legale, Giacomo Clemenzi era giornalista pubblicista iscritto all’Ordine di Sicilia dal 21 ottobre 1967. Pubblicista – va detto – per vocazione perché, nonostante avesse sostenuto e superato l’esame di idoneità professionale, non aveva mai chiesto l’iscrizione nell’elenco professionisti. Aveva iniziato l’attività giornalistica nel 1956 con il “Giornale di Sicilia”, il quotidiano della sua città, Palermo, per il quale è stato anche segretario di redazione.
Particolarmente impegnato in campo sindacale, è stato vice segretario e tesoriere dell’Associazione Siciliana della Stampa, consigliere nazionale Fnsi e consigliere e segretario dell’Ordine di Sicilia. Dal gennaio 1990 al luglio 1992 è stato consulente esperto in materie sociali e pubbliche relazioni alla Presidenza della Regione Siciliana. Un impegno che l’Assemblea Regionale Siciliana nel 1994 ha premiato eleggendolo componente del Comitato regionale di controllo del servizio radio-televisivo.
Dal 1989 al 2013 consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, nello stesso anno è stato eletto consigliere regionale dell’Ordine di Sicilia (al primo turno con il maggior numero di consensi in assoluto: 484 preferenze), incarico che manteneva attualmente, sebbene da qualche anno la malattia lo aveva costretto a frequenti ricoveri in ospedale. È stato anche docente di “Elementi di deontologia e Ordinamento professionale” all’Università di Palermo, ma soprattutto sapiente dispensatore di buoni e competenti consigli a quanti, specie tra i giovani, vogliono credere ancora nella professione giornalistica.
Con Giacomino Clemenzi perdiamo un grande uomo e un amico fedele e sincero. Un galantuomo, figlio di quella Palermo e di quella Sicilia perbene che esistono, eccome, e con i loro valori riescono ad unire l’Italia, da Domodossola a Pantelleria. Valori condensati in quell’uomo minuto che, con il suo disarmante sorriso, accompagnato dalla battuta intelligentemente ironica, lascia nel nostro cuore un dolore grande, vero e sincero. Il dolore che meritano i grandi uomini come Giacomino Clemenzi.
I funerali di Giacomino Clemenzi, che lascia la moglie Clara e i figli Sabrina ed Ennio, anche lui pubblicista, si svolgeranno domani, venerdì 3 marzo, alle ore 10, nella Chiesa di Sant’Ernesto, in via Giovanni Campolo 9, a Palermo. (giornalistitalia.it)
Carlo Parisi
Caro Carlo, hai interpretato i miei sentimenti. Giacomo, del quale ho ereditato, all’Ordine, il prezioso lavoro a favore dei giovani aspiranti colleghi, mi è stato amico e maestro di vita. Oggi lo piango e prego perché il Signore lo accolga tra le sue braccia.
Bravo Carlo Parisi. Hai “pittato” Giacomino per filo e per segno. Non potevi descriverlo meglio. Anche la figlia Sabrina ha letto il tuo articolo e lo ha apprezzato.
Giacomino Clemenzi, insieme ad Attilio Raimondi, sotto l’egida dell’allora presidente dell’Ordine nazionale dell’Ordine dei giornalisti, il compianto Mario Petrina, è stato il punto di riferimento dei miei primi passi all’interno del complesso meccanismo istituzionale della categoria. Non era sufficiente conoscere – per tabulas – i vari enti di categoria: per comprenderne finalità e sfaccettature necessitava un Diogene di grande esperienza, aperto ai giovani, senza pregiudizi e autoreferenzialità. Ebbene Giacomino, con pazienza, sagacia e caparbietà scioglieva nodi apparentemente inestricabili, sempre con quella levità che non faceva cadere nulla dall’alto. La sua scelta di rappresentare i Pubblicisti a tutto tondo, conscio del ruolo strategico ed insostituibile del pubblicismo italiano, non era dettata da tattica spicciola, ma univa passione e gioco di squadra, estro e razionalità. La sua ultima attività per l’Ordine si era concentrata nel seguire gli aspiranti professionisti, con un ruolo che a prima vista poteva sembrare di secondo piano ma che, nella realtà, infondeva coraggio e fiducia ai giovani e meno giovani che affrontavano gli scritti e la prova orale. Ma soprattutto nelle sue corde vi era il pubblicismo: una vera ragione di vita che condivideva con colleghi di tutta Italia. Lo ricordo così, sempre sul pezzo, in mezzo agli amici che gli vogliono bene.