ROMA – «Li avevamo avvertiti che non ci saremmo fermati e stamattina l’abbiamo dimostrato». Lo dice, intervistato da QN, Pierluca Cassano, il colonnello della Guardia di Finanza che è riuscito a chiudere ben 200 canali pirata di Telegram e – come spiega il quotidiano – ha identificato i due giovani hacker che dalla Sicilia e dal Veneto diffondevano illecitamente migliaia di file di quotidiani, settimanali e brani musicali, per chiunque li volesse scaricare gratis, infrangendo la legge del diritto d’autore e causando al solo settore dell’editoria danni per circa 670mila euro al giorno, ovvero 250 milioni all’anno.
E sul rischio che i canali chiusi vengono riaperti subito con un altro nome afferma: «Ci provano, ma per loro è sempre più difficile e noi siamo decisi a andare fino in fondo. La nostra missione è difendere il lavoro onesto dalla pirateria e in particolare il mondo dell’informazione libera da queste gravi violazioni. L’indagine che abbiamo avviato grazie all’azione del procuratore aggiunto Roberto Rossi ha già ottenuto qualche effetto, perché Telegram collabora con noi e ora passano pochi minuti tra quando segnaliamo un canale da chiudere e la chiusura effettiva».
«Da qui in poi – sottolinea il colonnello – andremo sempre più in profondità e non si escludono denunce penali e sequestri di beni. Chi crede di giocare con queste cose deve stare molto attento».
In merito ai due giovani hacker aggiunge: «Sono indagati per violazione della legge 633 del ’41 sulla protezione del diritto d’autore, che prevede da 1 a 4 anni di reclusione, oltre a sanzioni pecuniarie, ma non escludiamo di allargare il perimetro dopo aver preso visione dei computer che gli abbiamo sequestrato».
«Dobbiamo ancora stabilire – precisa – l’origine dei file, che potrebbero provenire da un accesso abusivo ai sistemi informatici dei giornali, o da un abbonato, che ha usato i file scaricati lecitamente per alimentare questa diffusione illecita».
«Spesso – riferisce – chi viola il diritto d’autore dei giornali non sa che gli editori inseriscono dei watermark, cioè dei sistemi antitaccheggio informatici, che consentono di individuare chi è all’origine della violazione. Per smascherarlo basta scoprire che la copia dello stesso abbonato è presente ogni giorno sui vari canali Telegram». (adnkronos)