MILANO – Hanno deciso di non apporre le loro firme oggi, nè sull’edizione cartacea, né su quella digitale, i giornalisti della Gazzetta dello Sport, nel giorno in cui il Gruppo editoriale che fa capo al quotidiano, Rcs, fa partire GazzaBet, l’agenzia di scommesse interna, alla quale gli stessi giornalisti si erano opposti in ogni modo, nei mesi sorsi, arrivando persino a raccogliere, con una petizione, migliaia di firme tra lettori e colleghi.
Ecco la lettera pubblicata dai giornalisti della Gazzetta per rimarcare la loro protesta:
Cari lettori, alla fine il giorno di GazzaBet è arrivato. Oggi trovate le quote per scommettere con l’agenzia che associa il marchio della Gazzetta dello Sport al business del «betting».
Quello che non trovate, invece, sono le nostre firme su quotidiano, sito internet e digital edition: le abbiamo tolte dagli articoli come gesto di protesta, per ribadire con forza (e per l’ennesima volta) il nostro «no» a questa iniziativa.
I motivi sono ormai noti a chi ha seguito la vicenda nei mesi passati: non intendiamo criminalizzare chi scommette né sostenere che la scelta di Rcs MediaGroup sia illegale, bensì preservare il nome del nostro glorioso giornale da operazioni che nulla hanno a che fare con la tradizione, i valori e la storia delle pagine rosa.
Senza entrare nel merito della ludopatia, basterà ricordare nuovamente le questioni legate ai possibili conflitti d’interesse, visto che tra gli azionisti di Rcs ci sono alcuni proprietari di squadre di calcio (Juventus, Fiorentina, Torino). Ma soprattutto, c’è in gioco la percezione che i lettori hanno della nostra indipendenza: la redazione non sarà mai coinvolta nella lavorazione degli spazi riservati a GazzaBet, ma anche il solo dubbio che un giornalista della Gazzetta dello Sport possa influenzare le quote con il suo lavoro, per quanto impossibile, è per noi un prezzo da pagare inaccettabile.
Per tentare di far recedere Rcs dal suo intento, le abbiamo provate tutte: abbiamo scritto comunicati, distribuito volantini, rilanciato il nostro messaggio su radio, tv e social network, scioperato, ottenuto l’appoggio dell’Ordine e della Federazione nazionale dei giornalisti. E ci avete aiutati anche voi, firmando a migliaia una petizione online su change.org, insieme ai personaggi dello sport e dello spettacolo che vogliono una Gazzetta lontana da chi gestisce le scommesse. Non è bastato.
La redazione si rende conto perfettamente del momento economico difficile e della crisi dell’editoria, ha già fatto sacrifici pesanti in termini di organico e di ricchezza dell’informazione (come la chiusura dell’edizione regionale della Campania). E sa che la Gazzetta dello Sport deve fare la sua parte nel piano di risanamento del gruppo. Ma il fatto che il conto economico del nostro giornale continui a produrre milioni di attivo a fine anno dovrebbe indurre l’editore a concentrare gli investimenti sul nostro “core business”, ovvero sulle notizie e sul modo di raccontarle, usando tutte le possibilità offerte dall’informazione che evolve (carta, web, tablet, smartphone).
E a “scommettere” solo su questo, invece di cercare scorciatoie che danno soldi oggi, ma rischiano di compromettere il rapporto di fiducia tra la Gazzetta e il suo pubblico. Percependo anche un certo imbarazzo dell’editore nel presentarci l’operazione GazzaBet, abbiamo sperato a lungo in un lieto fine, una salutare marcia indietro. Invece niente: da oggi potete scommettere con un gestore che usa il nostro marchio, i nostri colori e i nostri caratteri grafici.
Ma non nel nostro nome. Niente firme, nel giorno di GazzaBet.
Il CdR della Gazzetta dello Sport