MILANO – È la settimana della Gazzetta, delle manifestazioni e degli eventi, degli spettacoli anche teatrali organizzati dal giornale rosa per festeggiare i suoi 120 di vita. E domani, domenica 3 aprile, proprio il giorno del compleanno, la Gazzetta dello Sport tornerà a vestirsi di verde, il colore del suo primo numero. Sarà nelle edicole con una tiratura monstre di un milione di copie con un numero da collezione al quale la redazione sta lavorando da oltre un mese. Sarà proclamato il campione dei campioni, la leggenda delle leggende emersa da un referendum tra i 165 giornalisti dell’edizione cartacea e del sito gazzetta.it e da una consultazione web fra i milioni di lettori. Maradona o Muhammad Ali? Pietro Mennea o Valentino Rossi?
La Gazzetta dello Sport, Il Ciclista e la Tripletta: questa la testata del giornale verde che compare il 3 aprile 1896 comprendendo il nuovo nome e quello del bisettimanale con cui si fonde. La Gazzetta nasce prima dell’Olimpiade: la prima, di Atene, parte il 6 aprile 1896. Il giornale racconta lo Sport, ma anche lo crea e lo alimenta per avere materia su cui scrivere (Il Giro d’Italia lo crea nel 1909).
Nell’edizione di domani ci sarà pure la copia anastatica delle quattro pagine del primo numero. Poi 48 pagine che ripercorrono 120 anni di storia dello Sport. Infine… il giornale classico con le notizie e le storie del momento.
Ma come mai verde e ora rosa? Il colore della Gazzetta cambia da verde a rosa nel 1899 e per qualche mese sul finire del 1896 è anche giallino. Oggi diremmo che gli esperti di marketing hanno fatto le prove per valutare il miglior gradimento sul mercato. Ma nulla di tutto questo. La Gazzetta così distinguibile e amata deve la sua fortuna anche alle acque di una grande tintoria attigua alla stamperia che facevano girare le rotative (con grande risparmio) e quindi lasciavano un po’ di colore sulla carta… La produzione (della tintoria) cambiò dal verde al rosa e così il giornale.
Ma parlare della Gazzetta come giornale sportivo è limitativo: ha percorso la storia d’Italia ed è forse stato il suo primo e unico giornale veramente popolare. Soprattutto con l’avvento alla direzione di Gino Palumbo, dal 1976 al 1983, che diede spazio a retroscena e scoperta dei personaggi, a storie e a tutto ciò che avviene dietro e intorno all’evento sportivo.
Largo allo spogliatoio. Un modello fatto proprio poi dai giornali e dai media generalisti. Da Palumbo allo storico Candido Cannavò che guidò il giornale per quasi vent’anni fino al 2002.
Da sei anni al timone c’è Andrea Monti che, giovedì al Teatro Manzoni di Milano, aprendo lo spettacolo di teatro e storie dello sport condotto da Claudio Bisio ha sottolineato che la storia di questi 120 anni della Gazza, del giornale, del suo Giro, è in definitiva la storia d’Italia, con i suoi trionfi, i suoi campioni, le sue guerre e le sue rinascite, la sua inventiva, i suoi drammi e la forza di rigenerarsi.
E così sul palco, sulla panchina che fu di Nereo Rocco, si è parlato di sport e di vita, con Gimondi, Alesi, Piero Ferrari, Rossi (un milione e 500 mila copie per l’Italia campione del mondo nell’82) Lippi (un milione e 650 mila copie per il titolo nel 2006 poi salite a 2 milioni e 300 mila con le ristampe), Moro e Zanardi. Poi Federica Pellegrini e Gianmarco Tamberi, intervistati da Bergonzi, Garlando, Zapelloni, Valenti. Con Malagò e Beretta a parlare già di Olimpiade di Rio e scudetto. Di futuro. In rosa. Comunque a colori pur in un momento delicato per l’editoria e la vita di tutti i giorni. Ma lo Stelvio non ha mai fatto paura, basta affrontarlo preparati, sereni e col rispetto rigoroso del pubblico. (giornalistitalia.it)