La Verità dedica due pagine al tema: più che scarpette rosse aiuti concreti e formazione

Garanzia sanitaria per le donne vittime di violenza

Roberta Spinelli e l’apertura che La Verità dedica oggi al tema della violenza sulle donne

ROMA – Una “garanzia sanitaria” per le donne vittime di violenza, che al danno non devono aggiungere la beffa di dover pagare le spese mediche nella fase successiva al ricovero in ospedale, ovvero quando torneranno a casa e si ritroveranno ancora più sole. È la proposta lanciata dalla giornalista Roberta Spinelli alla deputata Lucia Annibali, l’avvocato del Foro di Urbino sfregiata con l’acido, il 16 aprile 2013, su mandato dell’ex fidanzato per questo condannato a 20 anni di reclusione. Proposta accolta dalla parlamentare di Italia Viva che, a proposito di investimenti a favore delle donne vittime di violenza, ha risposto: «Va bene! Può essere un elemento in più!».

Il deserto di Montecitorio, il 22 novembre scorso, durante l’intervento del ministro per le pari opportunità Elena Bonetti che ha presentato la mozione contro la violenza sulle donne

La proposta è nata nel corso di un’intervista per il quotidiano “La Verità” che, nell’edizione in edicola oggi, dedica due pagine di forte denuncia sul tema con un emblematico titolo di apertura: “Blablabla. Contro la violenza alle donne solamente parole e bugie”.

Il ministro Elena Bonetti

Nei tre articoli firmati da Roberta Spinelli, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro ripercorre la strada delle “promesse non mantenute” ricordando che «nel 2019 la sinistra all’opposizione non ha votato il Codice rosso e, una volta al governo, avrebbe potuto cambiare le cose, ma non l’ha fatto limitandosi a grandi discorsi e poche azioni concrete fino alla vergogna dell’aula vuota di Montecitorio». Ovvero quando, il 22 novembre scorso, il ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, vestita di rosso, mascherina compresa, ha presentato la mozione contro la violenza sulle donne in un’aula desolatamente vuota: presenti solo 8 dei 630 deputati.
Dall’inizio del 2021 sono 110 le donne vittime di violenza: 94 sono state uccise in ambito familiare/affettivo e 64 di esse per mano del partner o dell’ex. Dati in aumento rispetto al 2020, segno che il sistema a tutela dell’universo femminile non è ancora in grado di prevenire e garantire effettiva protezione.

Maria Elisabetta Alberti Casellati

La Verità ricorda che alla vigilia della Giornata contro la violenza sulle donne, la senatrice Valeria Valente (Pd), presentando la relazione sull’attività della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, da lei presieduta, auspicò «che i riflettori non si spengano dopo il 25 novembre», mentre Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, non esitò ad ammonire che «le parole non bastano più e nemmeno la retorica che da anni riempie con puntualità le giornate attorno al 25 novembre». Di promesse mancate è, infatti, lungo l’elenco di un biennio nel quale le donne hanno continuato a morire per mano degli uomini.
Dal 2020 di battaglie ideologiche a favore delle donne se ne sono fatte: troppe e inutili. Un vero cambio di passo si è registrato, invece, nel 2019, quando l’Aula del Senato ha approvato in via definitiva il Codice rosso, definito comunque dalla stessa senatrice Valente una normativa “zoppa”.

Valeria Valente (Pd)

Le lacune della legge n. 69 del 19 luglio 2019, denominata “Codice rosso”, sono infatti evidenti. A dispetto delle misure straordinarie decise dal Governo nel 2020 per l’allarme della crescita delle richieste di aiuto, ad essere oggi effettiva è solo una minima parte delle risorse extra e dei nuovi strumenti per far fronte alle esigenze delle donne che hanno subito violenza durante la pandemia.
Nonostante la violenza contro le donne sia stata riconosciuta dalle istituzioni come un fenomeno strutturale da arginare in primo luogo attuando un cambiamento culturale, mancano le azioni concrete. Non sono state, infatti, stanziate risorse per interventi di prevenzione primaria, né è stata inclusa alcuna attività di sensibilizzazione nella Strategia per la parità̀ di genere o nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Il giudice Valerio de Gioia

Su “La Verità” di oggi anche un’intervista a Valerio de Gioia, giudice penale del Tribunale di Roma e fra i massimi esperti del problema, nonché autore del libro “Codice rosso”, secondo il quale «le ragioni vanno cercate in una generalizzata sfiducia nelle istituzioni incapaci, nell’ottica della vittima, di garantire una reale tutela. La Legge n. 69 del 2019 (cosiddetta Codice rosso) è intervenuta sulla delicatissima fase delle indagini senza, però, considerare le problematicità della successiva fase del giudizio. È qui che adesso occorre intervenire, rendendo obbligatorio l’incidente probatorio in caso di reati di violenza domestica e di genere, così da evitare che le vittime vulnerabili vengano richiamate a distanza di troppo tempo dalla denuncia (alle volte anche tre/quattro anni dopo) generando l’aberrante fenomeno della cosiddetta vittimizzazione secondaria che, spesso, scoraggia la denuncia».

Lucia Annibali (Italia Viva)

Due pagine di buon giornalismo d’inchiesta che, oltre ad elencare dati, fatti e circostanze, mette a confronto le diverse opinioni e induce seriamente a riflettere sul tema della violenza alle donne che non ha bisogno solo di scarpette rosse in passerella, ma di investimenti concreti: per l’assistenza alle vittime e alle famiglie e, soprattutto, per la formazione delle coscienze. Perché, come ha sottolineato Lucia Annibali nell’intervista a Roberta Spinelli «la violenza maschile sulle donne è un fenomeno strutturale, non emergenziale, che affonda le proprie radici nella cultura patriarcale dominante… Un fenomeno sul quale incide molto l’organizzazione economica della società. Per questo è importante agire sulla parità di genere, ma anche sul piano economico per dare alle donne maggiore possibilità di indipendenza economica». (giornalistitalia.it)

 

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