ROMA – Milena Gabanelli dice addio a Report e consegna il testimone a Sigfrido Ranucci, autore di tante inchieste e coautore con lei della testata di Rai3, un avamposto del giornalismo investigativo dal settembre 1997. Un passaggio nel segno della continuità tutta interna ad una testata che nacque in terza serata, con un budget di 10 milioni di lire di allora a puntata, praticamente a costo zero con videogiornalisti freelance che utilizzavano la propria telecamera e autoproducevano i pezzi.
«Due righe per dirvi che sto lavorando all’ultima puntata di stagione di Report», comincia così il post dell’addio pubblicato nel pomeriggio sulla pagina Facebook ufficiale del programma e della giornalista, seguito da 1 milione 200 mila persone.
«Lunedì prossimo tireremo un po’ le somme su come sono andate a finire le nostre inchieste nel corso dell’anno. Sarà anche la mia ultima puntata alla guida del programma. Al mio posto, dalla primavera ci sarà Sigfrido Ranucci (mio coautore da tanto tempo), insieme alla formidabile squadra di giornalisti che ormai conoscete. Non è mai una passeggiata decidere di chiudere una grande storia personale e professionale, ma a parte la targhetta sulla porta, Report andrà avanti per la sua strada, e di questo sono felice. Tuttavia… mi mancherete… e volevo dirvelo, in questo spazio familiare».
Immediati e infiniti i commenti sul social, pieni di ringraziamento per lo stile Gabanelli, «grazie Milena per averci informato come dovrebbero fare i veri giornalisti, purtroppo ce ne sono pochi, troppi lecchini con i potenti e politici di turno, ti auguro tutto il bene possibile e spero che continuerai a lavorare per noi, anche fuori onda, un forte abbraccio», scrive ad esempio Livi Mara ma tutti gli altri sono sulla stessa lunghezza d’onda. Anche l’Usigrai plaude alla Gabanelli e dà in bocca al lupo a Ranucci “per il testimone pesante e prestigioso”. La Rai, commenta il sindacato dei giornalisti dell’azienda, “deve un profondo ringraziamento” alla Gabanelli. Nel 2017 saranno 20 anni di inchieste.
Proprio la passione per il giornalismo investigativo fu la molla per il gruppo formato dalla Gabanelli con tra gli altri Sabrina Giannini, Bernardo Iovene, Stefania Rimini. L’inizio non fu facile anche dal punto di vista legale: solo 10 anni dopo la Rai concesse la tutela al programma.
La Gabanelli, nata in provincia di Piacenza nel ‘54, freelance nel dna, è una “figlia di Mixer”, il programma di Giovanni Minoli per il quale fu, tra l’altro, anche inviata di guerra (dalla Ex Jugoslavia al Mozambico, Somalia e Cecenia).
Nel 1991 decise di orientarsi, pur sempre nell’ambito delle inchieste, sul videogiornalismo. Tre anni dopo realizza, anche qui con il supporto di Minoli, un programma sperimentale di servizi realizzati dai neo-videogiornalisti: Professione Reporter, una vera e propria scuola, anticamera del progetto Report che combinando inchiesta vecchio stile con i nuovi mezzi, abbatte i costi a favore di qualita’ e tempi lunghi per approfondire i casi. Innumerevoli le inchieste, sui temi di economia, pubblica amministrazione, sanità, quasi altrettante le cause, resta la Gabanelli il simbolo del giornalismo “a schiena dritta”, così popolare da aver sfiorato (ma non accettato) la candidatura al Quirinale dagli iscritti a M5S.
E cosa farà ora? «Io – assicura – continuerò a fare il mio mestiere, dentro questa Rai dove sono stata sempre libera di raccontare ciò che ho ritenuto utile e doveroso. E magari torno a fare l’inviata, proprio per Report». (Ansa)
L’addio al “suo” programma su Facebook. Lunedì 28 lo condurrà per l’ultima volta