WASHINGTON (Usa) – Anche i reporter sono ormai in fuga dall’Afghanistan, dopo aver raccontato per settimane il ritiro delle truppe Usa, la disfatta delle forze di sicurezza governative travolte dall’offensiva dei talebani e poi la drammatica caduta di Kabul con l’inferno dell’evacuazione all’aeroporto.
L’ultima ad arrendersi è stata Clarissa Ward, l’inviata della Cnn divenuta il simbolo del coraggio e delle difficoltà crescenti dei giornalisti stranieri in terra afghana. Lei stessa ha annunciato su Twitter di essersi imbarcata su un volo con centinaia di afghani evacuati e di essere approdata a Doha.
«Enormi ringraziamenti a tutti voi per il vostro sostegno, all’aeronautica militare Usa per averci portato fuori e al Qatar per averci accolti. Noi siamo quelli fortunati», ha scritto, postando la foto della ressa a bordo dell’aereo che l’ha portata via.
Clarissa, 41 anni, padre americano e madre inglese, ha un curriculum di tutto rispetto, avendo lavorato prima di approdare alla Cnn a Fox News, alla Cbs e alla Abc come corrispondente da Mosca. Nella sua folgorante carriera ha seguito sul campo vicende come la guerra civile in Siria, la rivoluzione in Ucraina e gli scontri tra israeliani e palestinesi.
Determinata e senza paura, negli ultimi giorni era stata costretta a indossare gli abiti tradizionali imposti alle donne dai talebani per continuare a raccontare quanto accadeva per le strade di Kabul, tra gli spari e momenti di grande tensione.
L’intera troupe che la seguiva è stata anche aggredita: «Copriti il volto», le hanno urlato prima di tentare il sequestro delle telecamere. Con freddezza ed esperienza è riuscita ad evitare il peggio.
Ma Clarissa ha mostrato di essere anche senza peli sulla lingua, non trattenendo le sue critiche al presidente Joe Biden e definendo senza mezzi termini un «fallimento» quanto accaduto.
Non è la sola. Anche Ian Pannell, un altro dei reporter coraggiosi ancora a Kabul, sugli schermi della Abc è arrivato a definire «totalmente false» le informazioni che hanno fatto dire a Biden sul fatto che nessun americano fosse stato fermato sulla strada verso l’aeroporto o maltrattato: «Semplicemente non accurato», ha twittato riferendosi alle parole dell’inquilino della Casa Bianca. E i fatti, denunciati anche dal Pentagono, gli hanno dato ragione. (ansa)