MILANO – «Circa 25mila contribuenti attivi su 46mila 438 iscritti alla Gestione Separata dell’Inpgi con redditi mediamente pari a 16mila euro lordi annui per i liberi professionisti e 6mila per i co.co.co. I numeri del Bilancio di assestamento 2022 e preventivo 2023 dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani sono spietati: certificano il fallimento del sindacato e dicono che siamo una categoria alla fame». Lo afferma Franco Abruzzo, storico cronista dei quotidiani “Il Giorno” e “Il Sole 24 Ore”, già presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, sindaco Inpgi, cofondatore della componente sindacale “Stampa democratica” e presidente dell’associazione “Walter Tobagi” per la formazione al giornalismo.
«Numeri – sottolinea Abruzzo a Giornalisti Italia – che dovrebbero seriamente far riflettere il sindacato». Nella relazione del Comitato amministratore, allegata ai bilanci e approvata nei giorni scorsi dal Consiglio Generale con il voto contrario delle opposizioni, «il risultato della gestione previdenziale si mantiene stabile per il 2022 e per il 2023 e la gestione patrimoniale, pur subendo gli effetti delle forti turbolenze dei mercati nella prima parte di quest’anno, mostra capacità di tenuta e di difesa del patrimonio».
«Il risultato – si legge nella relazione – è il frutto della scelta lungimirante, fatta anni fa, di una allocazione strategica delle risorse che potesse corrispondere al meglio, anche in periodi di forti incertezze come quelli che abbiamo attraversato, alle caratteristiche di una platea in continua espansione. Gli iscritti e i contribuenti attivi continuano a crescere. Questo, se da una parte è un elemento di vitalità della Cassa che conforta sul piano delle prospettive, è chiaramente il segnale del mutamento profondo che la professione giornalistica e il settore industriale dell’editoria stanno vivendo ormai da molti anni. Il lavoro autonomo sta diventando strutturale alla nostra professione e sempre di più sostituisce il lavoro dipendente.
Contemporaneamente all’incremento degli iscritti, però, non migliorano i redditi che restano ancorati a livelli insufficienti: questa è una vera e propria emergenza sulla quale tutti gli istituti di categoria dovranno concentrare i propri sforzi e pretendere soluzioni. Non c’è dignità in un lavoro pagato sotto i livelli della decenza, né si può pretendere quella alta qualità dell’informazione che, a parole, è l’obiettivo di tutti gli attori del sistema.
E non va sottovalutato, dal punto di vista della Cassa previdenziale, il rischio sociale che comporta la prospettiva di avere in futuro percentuali alte di pensionati poveri».
I bilanci di assestamento 2022 ed il preventivo 2023 mostrano la continua crescita della Gestione con il conseguente aumento della riserva tecnica che nel 2023 si attesta ad 813,2 milioni di euro.
Per quanto riguarda il numero degli iscritti, alla data di redazione del bilancio, si rileva una crescita pari all’1%, passando dalle 45.767 unità risultanti alla fine dell’anno 2021 alle 46.438 unità al momento di redazione del presente bilancio. I contribuenti attivi sono circa 25.000 tra liberi professionisti e co.co.co. I redditi dei liberi professionisti sono stati mediamente pari a 16.000 euro annui lordi, quelli dei co.co.co. pari a circa 6.000 euro annui lordi. Il maggior numero dei contribuenti si colloca nella fascia di età tra i 40 e i 49 anni.
Il totale dei contributi obbligatori previsti per il 2023 nella misura di 55,4 milioni di euro presenta un aumento di 0,6 milioni di euro (+1,06%) rispetto ai 54,8 milioni di euro del dato assestato nel 2022.
Sul fronte dei costi previdenziali complessivi, si stima per il 2023 un importo di 12,4 milioni di euro, superiore a quanto risulta in assestamento 2022 per 0,9 milioni (+8,07%).
Riguardo le Pensioni IVS, l’onere stimato risulta pari a 6,1 milioni, in aumento di 0,8 milioni rispetto all’assestamento 2022 (+15,46%).
Il numero dei trattamenti pensionistici diretti alla data di redazione del bilancio è pari a 1.452 unità (+2%), mentre i trattamenti ai superstiti sono pari a 264 unità.
Risultano, inoltre, previsti oneri per le liquidazioni in capitale una tantum per un ammontare di 2,3 milioni, in linea con l’assestamento 2022.
Le prestazioni assistenziali temporanee ammontano nel preventivo 2023 a 9,7 milioni contro gli 8,9 milioni dell’assestato, in aumento di 0,8 milioni (+9,04%).
All’interno della categoria è prevista la spesa per l’indennità di maternità, relativamente al lavoro pibero professionale, stimata per il 2023 in 0,9 milioni, in linea con l’assestamento 2022.
Riguardo all’indennità di maternità e paternità relativamente ai collaboratori coordinati e continuativi, la somma preventivata è pari a 0,1 milioni di euro, in linea con i dati dell’assestamento 2022.
Risultano stimati, inoltre, l’onere di 0,2 milioni per i trattamenti di disoccupazione e l’onere per la gestione infortuni per 0,1 milioni, riconosciuti ai co.co.co. ed in linea con l’assestamento 2022.
Per quanto riguarda, infine, il risultato economico della gestione patrimoniale, per il 2023 è stimato in 2,1 milioni di euro, in aumento di 1,7 milioni di euro rispetto a quello dell’assestamento 2022 pari a 0,3 milioni. L’avanzo di gestione previsto per l’anno 2023 è pari a 38,7 milioni di euro, in linea con l’assestamento 2022 pari a 38,6 milioni di euro.
Infine, la relazione del Comitato amministratore dell’Inpgi rileva che alcune poste di bilancio relative ai costi di struttura sono destinate ad essere modificate, rispetto al preventivo 2023, alla luce di quello che sarà il nuovo Statuto dell’Istituto e delle deliberazioni della nuova governance. (giornalistitalia.it)