RIMINI – Francesco Cavallaro (51 anni, calabrese di Melicuccà di Dinami, giornalista pubblicista e consigliere nazionale Fnsi di “Stampa Libera e Indipendente”) è stato rieletto per acclamazione segretario generale della Cisal, la Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori, fondata nel 1957, che con 1 milione e 700mila iscritti è il primo sindacato autonomo italiano e il quarto in assoluto.
Una conferma scandita dagli applausi degli oltre mille delegati che, oggi al Palacongressi di Rimini, hanno accordato per la terza volta il proprio riconoscimento all’uomo che si è sempre battuto per l’unità sindacale nel pieno rispetto dell’autonomia.
Una scelta, quella del IX Congresso Confederale della Cisal, convinta a punto tal che, nei tre giorni di lavoro, sono stati circa 150 i delegati che hanno chiesto di intervenire nel dibattito sul drammatico tema che toglie il sonno a milioni di italiani: “Il lavoro che non c’è”. Anzi, sul più drammatico dei problemi, perché senza lavoro non esistono dignità e libertà.
Interventi veri, concreti e accorati che, nelle loro variegate declinazioni sociali, culturali e territoriali, hanno trovato un unico comune denominatore, riassunto nella mozione finale che pone al centro dell’azione sindacale della Cisal “l’autonomia, la libertà, la solidarietà e la partecipazione”.
Già nella relazione introduttiva, il segretario generale Francesco Cavallaro aveva attaccato “i numeri impietosi del sistema Renzi” e “l’assurdo atteggiamento del premier che insiste nel promettere 12 riforme in due anni quando, invece, la realtà evidenzia “un malessere sociale profondo che sta spingendo le famiglie sotto la soglia della povertà”.
Riaffermando con forza “gli irrinunciabili principi di autonomia sindacale e di libertà da ogni condizionamento ideologico, quali condizioni essenziali di partecipazione al dialogo sociale”, il IX Congresso Confederale della Cisal ha, infatti, sottolineato che “il Governo Renzi ha dato priorità alle riforme costituzionali ed istituzionali, pur necessarie, anziché procedere con urgenza alle riforme economiche e sociali indispensabili per il rilancio del Paese”.
Sul tema, Francesco Cavallaro e gli oltre mille delegati della Cisal, però non hanno dubbi: “La legge di stabilità è un provvedimento miope che promette senza dare certezze, lasciando il futuro condizionato dalle cosiddette clausole di salvaguardia”.
Durissimo il giudizio sul “tentativo del Governo di delegittimare il ruolo del Sindacato in una Repubblica fondata sul lavoro e sulle garanzie costituzionali della democrazia sindacale e della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, vera garanzia della democrazia economica”.
Se appare “più che mai necessario valorizzare la contrattazione ripartendo dal Paese reale, anche attraverso la formazione dei giovani, vero motore del cambiamento sociale”, rimane, infatti, “preoccupante la mancata soluzione delle grandi questioni, a partire dal critico rapporto con la Pubblica Amministrazione, mai completamente attuate o addirittura attuabili, nonché la sempre più ridotta disponibilità di risorse economiche per la copertura del welfare, così come per il sostegno di ogni altra seria riforma”.
Rilevante e strategico per la Cisal è, inoltre, “un welfare esclusivo che favorisca i processi di coesione nel Paese (sostegno al reddito, sanità, scuola e formazione, servizi alle fragilità e alla non autosufficienza)”.
Il nuovo Quadro Dirigente della Cisal espresso dal IX Congresso – che, sempre per acclamazione, ha eletto anche il Consiglio Nazionale ed i Collegi dei Revisori dei Conti e dei Probiviri – è, dunque, impegnato a battersi per “un nuovo assetto normativo per dare serenità a tutti quei lavoratori vittime di una legge profondamente ingiusta, soprattutto alla luce della bocciatura della «legge Fornero» da parte della Consulta; rendere effettiva la separazione tra assistenza e previdenza per una gestione trasparente dei contributi quale «salario differito» di esclusiva proprietà dei lavoratori; rivedere il sistema della flessibilità in uscita (con particolare attenzione al problema degli esodati; rendere più efficace il meccanismo di perequazione delle pensioni; eliminare ogni odiosa discriminazione, soprattutto fiscale, tra fondi complementari pubblici e privati, per dare piena attuazione alla delega, a suo tempo, conferita al Parlamento recuperando, così, il danno ingiustamente causato dal colpevole ritardo del Governo”.
Insomma, la Cisal ricorda che “una politica delle riforme, per essere credibile, non può basarsi esclusivamente su obiettivi di risparmi e di tagli, ma deve ricercare risorse economiche indispensabili per gli investimenti, quindi per il rilancio dell’economia reale, dei consumi, dei redditi e del lavoro”.
Consapevole che in terzo del Pil sfugge a qualsiasi controllo, sottraendo circa 180 miliardi annui all’erario, il Governo avrebbe, quindi, dovuto dare priorità ad una riforma fiscale che consentisse, oltre ad una vera lotta all’evasione, alla corruzione ed al sommerso, di rimodellare il proprio assetto organizzativo per renderlo funzionale al perseguimento delle proprie scelte politiche”.