ROMA – È stata confermata dalla Cassazione la condanna per tentata estorsione a carico dell’ex direttore del Tg4 Emilio Fede – che compirà 90 anni a giugno – nell’ambito del processo per il fotoricatto nei confronti di Maurizio Crippa, il direttore generale dell’informazione di Mediaset che, il 28 marzo 2012, decise il licenziamento del giornalista dopo gli strascichi legati al caso “Ruby”.
Ad avviso della Suprema Corte, merita convalida il verdetto emesso dalla Corte di Appello di Milano che, il 4 aprile 2019, ha lievemente diminuito l’originaria condanna di primo grado pari a due anni e tre mesi di reclusione. Il ricorso di Fede – che vive a Napoli e lo scorso dicembre è stato ricoverato in un Covid hotel – è stato dichiarato “inammissibile” con ulteriore condanna a versare 2mila euro alla Cassa delle Ammende.
Secondo gli ermellini, i magistrati lombardi hanno «adeguatamente giustificato la ricostruzione del ruolo di mandante del Fede rispetto all’elaborazione di foto compromettenti da utilizzare contro il Crippa, individuato come il principale responsabile del suo licenziamento da Mediaset».
Aggiunge la Cassazione che sono state «ampiamente illustrate le ragioni, di fatto e logiche, in virtù delle quali il Fede è stato individuato quale ideatore del reato di estorsione, programmando la realizzazione delle immagini compromettenti per il Crippa (risultando irrilevante ai fini di causa se le stesse fossero vere o false), nonché quale autore del tentativo di utilizzo delle stesse a fini strumentali rispetto al disperato tentativo di evitare il licenziamento da Mediaset che il Crippa, responsabile dell’informazione, aveva deciso di attuare».
Nell’ambito dello stesso procedimento, Fede, che è affidato ai servizi sociali in seguito alla condanna a 4 anni e 7 mesi per “Ruby”, è stato anche condannato per minaccia – tramite sms – rivolta al suo ex personal trainer Gaetano Ferri, anche lui convolto nel fotoricatto e giudicato con rito separato per aver assemblato il fotomontaggio.
Per la controversia sorta sul licenziamento di Fede, la Cassazione, nella sentenza 11995 depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi lo scorso due febbraio davanti alla Seconda sezione penale (presidente Luciano Imperiali, relatore Stefano Filippini), ricorda che il 16 maggio 2012 fu «effettivamente stipulato un accordo transattivo». (ansa)