ROMA – «Care colleghe e cari colleghi giornalisti, gli editori si sono impadroniti del nostro Fondo Pensione Complementare, nominando con un colpo di mano un loro uomo di fiducia alla direzione». Simona Fossati, vicepresidente del Fondo, annuncia così l’elezione del nuovo direttore generale, denunciando che «Marco Micocci (attuario dell’Inpgi) è stato eletto con il voto senza vergogna del diretto interessato, in palese conflitto di interessi, e applicando la norma che assegna al presidente (editore) un voto doppio».
Micocci, infatti, oltre al suo voto ha ottenuto quello degli altri cinque rappresentanti degli editori: il presidente Raffaele Alessandro Serrau, Roberto Covallero, Fabrizio Di Rosario, Stefano Scarpino e Mario Tagliafierro. Sei voti, dunque, quanto quelli dei giornalisti Simona Fossati, Enrico Castelli, Corrado Chiominto, Marco Lo Conte, Alessia Marani e Tiziana Stella.
«Duro scontro tra editori e giornalisti – denuncia, quindi, la componente giornalistica – con la parte datoriale che ha imposto un proprio componente del Cda, l’attuario Marco Micocci, contro il parere compatto della componente della categoria».
«Per la designazione di Micocci – evidenziano i giornalisti – è stato decisivo il suo stesso voto e poi, nel momento che due candidati si sono fronteggiati con sei voti a testa, il fatto che il presidente Alessandro Serrau – ora espressione degli editori per la turnazione imposta dallo statuto – facesse valere la norma che consente in caso di parità di valutare doppio il proprio voto».
«È una pagina nera per il Fondo Complementare – osservano i giornalisti – che statutariamente impone un equilibrio tra le parti, equilibrio che di fatto ora viene snaturato. Il Fondo rappresenta il “tesoretto” della pensione complementare dei giornalisti, che hanno fatto di tutto per cercare una mediazione alla fine di un processo di selezione, portato avanti con i meccanismi di trasparenza di un bando di gara pubblico, che aveva fatto emergere ottime professionalità già operative in alcune direzioni di altri enti previdenziali».
«Si tratta di una scelta – concludono i giornalisti – che di fatto mette a repentaglio il dialogo tra le parti in un presidio così importante per il welfare dei giornalisti italiani per questo i consiglieri eletti dai giornalisti non abbasseranno la guardia mantenendo il proprio impegno a tutela del futuro dei colleghi». (giornalistitalia.it)