ROMA – Vista, purtroppo, la tendenza all’oblìo sulla vicenda della nascita della Fondazione sul giornalismo Paolo Murialdi, senza neppure un benché minimo ringraziamento per chi l’ha effettivamente creata dal nulla e poiché si tende, anzi, a cancellare il passato con un colpo di spugna – privilegiando, piuttosto, persone e colleghi che non hanno fatto nulla o quasi se non avanzare candidature a poltrone, peraltro gratuite, – o a cercare comunque di avanzare “primogeniture” sulla Murialdi, ritengo doveroso fare una “operazione verità” sulla documentazione che ho contribuito, con pochi altri, a salvare miracolosamente dalla sua distruzione e/o dispersione.
L’enorme materiale (significative ed eloquenti sono le foto che, per fortuna, ho conservato) é stato poi selezionato, diviso e catalogato in un ex supermercato di proprietà Inpgi in via di Monte Giberto rimasto sfitto alla periferia di Roma ed é quindi finito, dopo un paio d’anni di lavori, alla Fondazione sul giornalismo Paolo Murialdi in via Valenziani, a pochi metri da piazza Fiume, in un grande ufficio che fu da me acquistato attorno al 2002 per conto dell’Inpgi assieme all’avvocato Pietro Manetta, dirigente dell’Istituto, ad un’asta pubblica di immobili Inps bandita dal ministero del Tesoro, ufficio che é stato poi affittato alla Murialdi ad un canone calmierato.
Ribadisco di non aver mai preteso di volere nulla, né ora voglio nulla. Ma almeno un grazie da parte di chi si gloria oggi della Murialdi l’avrei forse meritato, visto che qualche anno fa non interessava quasi a nessuno il salvataggio del preziosissimo materiale e la creazione stessa della Murialdi come punto di riferimento della “memoria” della nostra categoria.
So bene che i ringraziamenti non sono di questo mondo, ma per i posteri e, soprattutto, per dare a Cesare quel che é di Cesare, ricordo che la nascita della Murialdi va ascritta al 99,9% all’Inpgi che l’ha ideata e che ha messo a disposizione tutti i suoi potenti mezzi e strutture possibili, nonché gran parte del suo prezioso contenuto e gli stessi locali.
Tra le poche persone che meritano di essere ricordate davvero come gli artefici di questo salvataggio e che ringrazio di cuore vi sono, in ordine temporale, lo scomparso ex vice presidente vicario dell’Inpgi Massimo Signoretti, l’allora presidente dell’Inpgi Andrea Camporese, l’ex direttore generale dell’Inpgi Tommaso Costantini, l’ex dirigente del Servizio Immobiliare dell’Inpgi ing. Francesco Imbimbo, il dirigente degli Appalti Inpgi avv. Pietro Manetta, il ragionier Antonio Sgrò e Rina De Vita dell’Immobiliare Inpgi, i geometri dell’Inpgi, il direttore generale dell’Inpgi Mimma Iorio, il dottor Tommaso Daquanno, già capo della Segreteria degli Organi collegiali Inpgi ed ora direttore della Fnsi, il professor Luciano Zani, storico dell’Università “La Sapienza” di Roma, il suo infaticabile assistente Enrico Serventi Longhi (che ha poi curato con me la pubblicazione, nel 2018, del volume “Martiri di carta”), il prof. Fabrizio Battistelli sempre della “Sapienza”, il vice presidente vicario dell’Inpgi Paolo Serventi Longhi, la bibliotecaria dottoressa Alessandra Venerosi Pesciolini, l’ex presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia ed ex sindaco Inpgi Franco Abruzzo, il consigliere generale ed ora consigliere di amministrazione Inpgi Carlo Parisi, gli ex consiglieri nazionali dell’Ordine dei Giornalisti Attilio Raimondi (ora consigliere dell’Ordine della Sicilia), Roberto Zalambani (ora presidente dell’Unaga), Mario Paolo Guidetti (ora tesoriere dell’Ordine dell’Emilia-Romagna), Enzo Cimino (neo presidente dell’Ordine del Molise) e la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni. E, se ho dimenticato qualcuno, me ne scuso sin d’ora.
Infine, un grazie particolare a Patrizia Canestrari, infaticabile segretaria dei presidenti Inpgi Camporese e Macelloni, per l’enorme supporto che disinteressatamente mi ha dato per tanti anni a partire dalla scoperta a Roma nel maggio 2011, in una cantina di uno dei tre palazzi dell’Inpgi in via dei Lincei 123, della lapide intitolata a 83 giornalisti (in realtà almeno 267, come abbiamo finora accertato) morti eroicamente combattendo nella Grande Guerra.
Mi scuserete per lo sfogo, ma era da tempo che intendevo togliermi qualche sassolino… (giornalistitalia.it)
Pierluigi Roesler Franz