ROMA – Cento milioni di euro: questa la somma che sarebbe stata chiesta inizialmente dall’Isis alla famiglia di James Foley e all’editore della sua testata, il Global Post, in cambio del rilascio del giornalista. Lo scrive il Wall Street Journal citando Phil Balboni, direttore e Ceo del giornale online per cui lavorava il giovane reporter.
“Poi è arrivato il messaggio della scorsa settimana, e stavolta senza richieste”, ha detto Balboni al quotidiano.
I militanti dell’Isis hanno recentemente sequestrato altri quattro ostaggi stranieri tra Aleppo e Idlib: si tratterebbe di due donne italiane, un danese e un giapponese. Lo scrive il Guardian nell’edizione americana del sito online.
I sequestri porterebbero a oltre 20 il numero degli stranieri ostaggio dei militanti islamici. Sarebbero giornalisti, fotografi o operatori umanitari. Dopo il sequestro sono stati trasferiti a Raqqa, la roccaforte Isis nel nord della Siria.
Il Guardian non cita fonti e non fa i nomi dei sequestrati: non c’è modo dunque di sapere con certezza se le due italiane siano Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le volontarie scomparse alla fin di luglio nell’area di Aleppo.
Il quotidiano britannico osserva che i rapimenti si sono dimostrati un buon business per i militanti islamici dal momento che negli ultimi sei mesi almeno dieci ostaggi tra cui un danese, tre francesi e due spagnoli sono stati liberati dopo lunghi negoziati con i rapitori che avevano chiesto in cambio un riscatto.
Ex ostaggi francesi detenuti con James Foley dall’Isis hanno rivelato che il giornalista americano decapitato dai jihadisti venne preso di mira dai sequestratori perchè aveva un fratello nell’Air Force.
Foley fu torturato e soggetto a finte esecuzioni e una volta fu addirittura “crocifisso a una parete”. I giornalisti francesi, che hanno descritto Foley come “un uomo solido, straordinario”, sono stati rilasciati in aprile. Didier Francois, uno dei reporter liberati, ha detto a Europe 1 che l’americano fu trattato peggio degli altri perché i sequestratori avevano scoperto una foto di John, il fratello militare, sul suo laptop. (Ansa)
Il giornalista Usa fu anche “crocifisso a una parete”: aveva un fratello nell’Air Force