MILANO – Una crisi senza precedenti attraversa l’industria editoriale e ha lasciato sul campo riduzioni d’organico, aumento della precarietà e tagli ai compensi, particolarmente avvertiti dai giornalisti lavoratori autonomi. La Lombardia, capitale dell’editoria, ha pagato un prezzo altissimo testimoniato da centinaia di vertenze.
Eppure, in un clima così ostile, il sindacato è riuscito a rinnovare il Contratto nazionale di lavoro, conquistando alcuni punti significativi quali la difesa dell’occupazione, l’inclusione nel contratto dei giornalisti precari, l’introduzione di alcune norme di protezione sociale per il lavoro autonomo, un assestamento dei conti dell’Inpgi.
Il tutto nel corso di confronti difficili, che hanno visto da un lato gli editori che hanno tentato di intaccare i diritti acquisiti, e dall’altro un governo, che ha sì ha stanziato 120 milioni di euro per i prossimi tre anni nel Fondo straordinario per l’editoria, ma ha anche imposto rigide condizioni normative, divenute legge dello Stato. Ma anche se “imposte” il sindacato ha cercato di adattare quelle condizioni alle esigenze della categoria.
Tanto lavoro è stato fatto, ma c’è ancora molta la strada da percorrere verso il rilancio della professione e dell’occupazione. E l’occasione per affrontare questi temi è vicina.
A marzo 2016 si riaprirà il confronto con la Fieg per un nuovo rinnovo del Contratto nazionale. Una trattativa che si preannuncia difficile, con gli editori che, in cerca di rivincite, hanno l’obiettivo di destrutturare l’assetto normativo ed economico del contratto, che fino a oggi il sindacato è riuscito a difendere.
Ecco perché il prossimo Congresso della Fnsi deve essere l’occasione per disegnare il futuro immediato della categoria, definendo un programma con obiettivi chiari, possibili, consapevoli che per raggiungerli a volte occorrono azioni forti. Un Congresso dal quale la Federazione della Stampa deve uscire rafforzata, ma anche rinnovata.
La Federazione deve trovare nuovo impulso confermando il suo presupposto basilare di sindacato autonomo, che difende la libertà di espressione, schierato da una parte sola, quella dei giornalisti.
Per questo occorre potenziare la Fnsi. Se mancano risorse, è necessario “fare squadra” utilizzando i saperi e le eccellenze di Inpgi, Casagit e Fondo di previdenza complementare per creare un centro studi, un osservatorio sulla professione che compia monitoraggi, elabori statistiche su un mondo del lavoro che cambia rapidamente. Bisogna superare rituali antichi, lentezze inutili, perché quella di oggi è una società in cui vince chi è più veloce, preparato e organizzato.
Ci vogliono strutture che formino i colleghi disposti a fare sindacato. E’ necessario recuperare una cultura sindacale, una consapevolezza dei diritti e del contratto che in parte si è persa e che domani si rischia di perdere ancora di più sulla scia delle paure e dei problemi che affliggono i colleghi schiacciati dalla crisi.
Dunque, occorre un sindacato che con umiltà sappia ascoltare di più e meglio la sua base, rilanciando e rafforzando il rapporto con CdR e redazioni. Vogliamo un sindacato che punti ancora di più sui servizi per colleghi.
E per la professione la sfida sarà sullo sviluppo e sul governo della multimedialità con la definizione di nuovi profili, una maggiore tutela del lavoro precario, ma senza demagogia perché un comparto industriale minuscolo come quello dell’editoria difficilmente potrà garantire introiti dignitosi a oltre 50mila giornalisti lavoratori autonomi.
Bisogna occuparsi della riforma della Rai; seguire la riorganizzazione di Mediaset e lo sviluppo di Sky, senza dimenticare l’emittenza regionale e locale schiacciata dalla crisi e dalle posizioni dominanti. E quando si parla di emittenza è doveroso che gli editori affrontino il problema di dover rappresentare tutto il mondo dell’informazione e non solo una parte.
Sono solo spunti, certo incompleti, che Stampa Democratica propone per favorire un dibattito che deve portare a definire un programma sì ambizioso, ma realizzabile, e che sappia disegnare un futuro credibile per il giornalismo italiano. E Stampa Democratica continuerà a proporli in una prospettiva che privilegi, in un momento così difficile, il rispetto tra opinioni e culture diverse più che il protagonismo.
Stampa Democratica