BARI – Nella cassetta degli attrezzi di ogni buon giornalista – per Francesco Monteleone, autore di “Filosofia del giornalismo” (Amazon, 80 pagine, 12,48 euro) – devono esserci: il Contratto Nazionale di lavoro giornalistico, un buon testo di deontologia e soprattutto le opere di alcuni filosofi. Tra questi, soprattutto coloro che si sono occupati delle categorie che sono alla base del “buon fare” giornalistico: la verità, il dubbio, l’opinione, l’apparenza, l’errore, la menzogna, la retorica.
Difatti, sostiene il giornalista e filosofo barese, come si può trattare qualcosa professionalmente e senza conoscerne il fondamento ontologico? Sarebbe come un medico che vuole esercitare la cura del corpo senza aver studiato l’anatomia umana, come un professore che vuole insegnare senza aver appreso a fondo la didattica, o ancora come un musicista che suona a orecchio, perché non sa leggere uno spartito.
A sostegno di questa tesi, il libro “Filosofia del giornalismo” ci fornisce spunti esemplari, tutti ricercati in giornali e in testi filosofici, con meticolosità, accuratezza e dedizione. Essi vogliono essere semi da cui far germogliare una nuova disciplina, che possiamo definire ontogiornalismo; vale a dire, il punto di partenza per un giornalismo dotto, non pressappochista, che è capace di andare all’essenza di sé stesso e che, nutrendosi di filosofia, sappia districarsi con cognizione tra le categorie che utilizza.
Così, si fa riferimento ad Heidegger e alla sua distinzione tra “chiacchiera”, “curiosità’ ed “equivoco”, essenziale per chi lavora nel mondo della comunicazione; non manca Sant’Agostino, con la sua opposizione all’illusoria ricerca della verità nell’astrologia, purtroppo costantemente presente nei media. Vi troviamo anche riflessioni decisive – di cui, alcune prendono le mosse da riferimenti colti, altre da riferimenti ironici – su quelle che dovrebbero essere le virtù di un buon giornalista: non eccedere, non farsi sopraffare dalla morbosità, avere coraggio, volere la libertà evitando la licenza, persino saper usare sapientemente la lingua italiana e la stilistica.
Intelligenza, arguzia e l’inconfondibile ironia di Francesco Monteleone caratterizzano questo libellum raffinato, che dovrebbe trovar posto fisso nella borsa da lavoro di ogni comunicatore. Così, tra uno scoop e l’altro, tra una giunta comunale e un’intervista al personaggio di turno, il giornalista avrebbe la possibilità di cibare il proprio pensiero, senza rimanere un semplice copiatore, un falsificatore o il mediocre “ripropositore” di cose già sentite. Perché una cosa è fuori discussione: oggi il giornalismo è chiamato a saper rispondere a una sfida impellente e non più rimandabile; deve essere da un lato innovativo, dall’altro ha l’urgenza di ricominciare a presentarsi come la migliore chiave di lettura del mondo, se vuole tornare a legittimarsi e ad essere legittimato dai lettori. E non c’è disciplina, da sempre, che sappia fornire gli strumenti per capire, interpretare e raccontare al meglio il mondo se non la filosofia. (giornalistitalia.it)
Carmela Moretti
CHI È FRANCESCO MONTELEONE
Nato a Canneto di Adelfia (Bari) il 5 giugno 1957, laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Bari, è giornalista professionista iscritto all’Ordine della Puglia dal 9 gennaio 2003. Ha lavorato come autore e programmista regista per numerose testate locali e nazionali. Dirige la testata culturale Santippe, pensa e scrive le sue teorie alla maniera dei sofisti. Tra le sue pubblicazioni: “La fisica dell’amore” (Les Flâneurs Edizioni, 136 pagine, 2015), “La scuola dei Teen” (Les Flâneurs Edizioni, albo illustrato, 86 pagine, 2020), Calciosofia (Amazon, 54 pagine, 2021). (giornalistitalia.it)