POLIGNANO A MARE (Bari) – La presentazione del libro “Un tesoro chiamato Fede” della giornalista Laura Magli, inviata del Gruppo Mediaset, ha brillantemente concluso la due giorni di incontri, dibattiti e corsi di formazione organizzata dalla Figec Cisal in Puglia con l’ente terzo InformaGiovani Ets. Presenti il segretario generale Carlo Parisi, il presidente Lorenzo Del Boca, il coordinatore regionale Giuseppe Mazzarino e i consiglieri nazionali Michele Loffredo e Vito Scisci che, a Bari e Polignano a Mare, ha impeccabilmente curato la perfetta macchina organizzativa. Con loro Michele Partipilo (esperto di deontologia e diritto dell’informazione, già presidente dell’Odg Puglia e componente dell’esecutivo Cnog) e Alessandro Nardelli (direttore di InPuglia24) . Presenti, tra gli altri, Paola Laforgia (responsabile della redazione di Bari dell’agenzia Ansa) e Gianni Sebastio (direttore del Tg di Antenna Sud), a fare gli onori di casa sono stati il segretario confederale e regionale della Cisal, Pierino Venneri, e il segretario provinciale Antonio Cassano.
Due giorni intensi, vissuti con la passione, la professionalità e l’entusiasmo che il nuovo sindacato dei giornalisti e degli operatori dell’informazione, della comunicazione, dell’arte e della cultura ha messo in campo «per credere ancora – ha sottolineato Carlo Parisi – nel giornalismo e in tutte le professioni intellettuali che hanno bisogno di risposte e di certezze e non di proclami e propaganda infarciti da notizie false e fuorvianti maldestramente confezionate dai nostalgici del pensiero unico».
«In un’epoca dominata dal digitale, dove i giornali chiudono le redazioni distaccate e gli uffici di corrispondenza e le relazioni vengono spesso condizionate dagli algoritmi, Figec Cisal – ha aggiunto Parisi – è tornata in Puglia per due giorni di confronto vis-à-vis con giornalisti, operatori dell’informazione e della comunicazione, studenti, editori e professionisti che, direttamente o indirettamente, svolgono un ruolo importante nel settore e nella società».
A partire dall’avv. Salvatore D’Aluiso, presidente dell’Ordine degli avvocati di Bari, che in occasione del corso di formazione organizzato nel salone della Cisal del capoluogo pugliese si è soffermato «sull’elemento più pericoloso che esista: il processo di piazza». D’Aluiso, a tal proposito, ha ricordato che «il caso più famoso è stato celebrato duemila anni fa, nella Città Vecchia di Gerusalemme, da Ponzio Pilato… e tutti sappiamo come è finito».
«Oggi con i social – ha spiegato D’Aluiso – il processo è delocalizzato e destinato a non finire mai. Un esempio? Pinelli: il processo penale è finito da decine di anni, ma il processo mediatico probabilmente non avrà mai fine». «Per quanto riguarda il mondo dell’informazione, i giornalisti – come ha ammonito Michele Partipilo – devono evitare le semplificazioni come, ad esempio, quella di indicare come colpevole chi è imputato o addirittura soltanto indagato.
Deve, inoltre, essere premura degli organi d’informazione seguire la vicenda compiutamente in modo da potere tempestivamente precisare se un condannato in primo grado è stato poi assolto in appello».
Lorenzo Del Boca ha, invece, posto l’accento sulle lungaggini procedurali e sui tempi enormemente dilatati della giustizia: «Non è normale che un imputato debba andare a processo dopo anni e debba attendere decenni per poter vedere conclusa la sua vicenda. Non a caso, in materia di efficienza della magistratura, l’Italia occupa gli ultimi posti nella graduatoria dei paesi occidentali».
Sempre a Bari, Paola Laforgia è intervenuta nel corso della discussione sul decreto Costa che pone limiti alla diffusione dell’informazione evidenziando che i giornalisti non possono aspettare tempi lunghi per darne notizia.
E se Michele Loffredo ha auspicato che «chi minaccia la libertà d’informazione con pretestuose e pesantissime richieste di danni in sede civile venga condannato per lite temeraria a pagare una cifra correlata a quanto ingiustamente richiesto», Gianni Sebastio (direttore del Tg di Antenna Sud) ha evidenziato «i rischi della diretta televisiva».
Giuseppe Mazzarino ha parlato di una «deontologia giornalistica “in progress” che insegue con affanno le novità legislative e soprattutto tecnologica. Gravissimi sono, per esempio, i problemi posti, anche sul piano deontologico, dal veloce progredire dell’intelligenza artificiale». Tema, questo, affrontato da Carlo Parisi evidenziando la necessità di «regole certe che tutelino le opere d’ingegno e il diritto d’autore e impediscano la creazione e proliferazione di fake news. Esigenza indifferibile – ha sottolineato il segretario generale della Figec Cisal – in una rete dominata delle cinque grandi multinazionali dell’IT indicate dall’acronimo Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), che potrebbero ridursi o allearsi con il concreto rischio di annientare il pluralismo, favorire il pensiero unico e, di conseguenza, diffondere un’informazione piegata agli interessi dei gestori e dei poteri forti ad essi collegati».
Femminicidio: fra deriva culturale e regresso giudiziale
In un gremito Auditorium dell’Istituto Comprensivo “Sarnielli – De Donato – Rodari” di Polignano a Mare, diretto dal dirigente scolastico Lino De Donato, è stato affrontato, invece, il tema del “Femminicidio: fra deriva culturale e regresso giudiziale (mancata applicazione di una pena corrispettiva equa). Lo straordinario diventato ordinario”. Sempre più spesso, infatti, la cronaca giornalistica deve occuparsi di femminicidi o di omicidi il cui movente risiede nell’identità o nell’orientamento sessuale.
Un ambito nel quale ricoprono un ruolo determinante i cosiddetti «discorsi d’odio», cioè espressioni, immagini e messaggi di vario genere che hanno come unico obiettivo l’aggressione verso determinate categorie di persone.
In questo contesto i soggetti più fragili, spesso minorenni, non reggono alla violenza ancorché verbale e all’isolamento sociale e finiscono col togliersi la vita.
Per raccontare queste vicende nei termini più corretti al giornalista è richiesto un plus di attenzione e di sensibilità oltre che di conoscenza delle norme deontologiche.
Ma l’informazione può fare molto anche per far maturare una diversa attenzione dell’opinione pubblica nei confronti di tali fenomeni che – ha evidenziato Lorenzo Del Boca – ormai, non possono più essere considerati un’emergenza, ma la quotidianità. Non c’è, infatti, giorno che non si registra il caso di una donna massacrata o aggredita, il che significa che le misure di prevenzione non sono sufficienti».
Il presidente della Figec Cisal ha sottolineato che «braccialetto elettronico, diffida formale, divieto di avvicinamento, sono provvedimenti che, alla luce dei fatti, si stanno rivelando inutili. Forse è necessario immaginare un’opera di contrasto di diverso segno, anche se l’iniziativa più efficace – ma a lungo termine – è il coinvolgimento dei giovani fin dai bambini».
Laura Magli: “Un tesoro chiamato Fede”
A concludere la due giorni pugliese della Figec Cisal è stata la presentazione di “Un tesoro chiamato Fede” (Scorpione Editrice, 54 pagine, 14 euro), il “piccolo saggio per cacciatori di felicità” scritto dalla cronista bresciana Laura Magli con le illustrazioni di Doris Ria.
Questo suo primo libro, ha esordito Carlo Parisi, «è una carezza sul cuore, un viaggio straordinario», come spiega la stessa autrice, «alla costante ricerca del segreto della felicità» e dedicato «a tutti i figli di Dio, ai bambini di oggi e a quelli di ieri, alle famiglie smarrite, a quelle che non intendono arrendersi».
Con la sua disarmante dolcezza e la disinvolta padronanza della scena, frutto di un’importante carriera artistica che da giovanissima l’ha vista protagonista in teatro e in tv, Laura Magli è riuscita a interessare, entusiasmare e coinvolgere le ragazze e i ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Sarnielli – De Donato – Rodari” su un tema, quello della religione, che, come quello della morte («non dovrebbe farci paura, sarà un viaggio verso il Padre»), i più – sbagliando – preferiscono relegare alla sfera privata, piuttosto che affrontare con la naturalezza che ci fa rimanere incantati davanti alle meraviglie del Creato.
È della stessa idea il preside Lino De Donato che, più che un dirigente scolastico, vive la sua professione come un padre amorevole e premuroso, impegnato ad affiancare i docenti nella “missione” di insegnare ai ragazzi di “stare al mondo” con il massimo rispetto per tutto e per tutti. Un preside che conosce tutti i ragazzi della scuola, li chiama per nome e di essi conosce famiglie e storie perché rappresenta per tutti un maestro di cui potersi fidare.
Laura Magli parla del libro “Un tesoro chiamato Fede” con la spontanea genuinità di chi non fa mistero di essere profondamente felice di gridare al mondo la sua fede in Dio e la gioia di credere nella vita oltre la vita, raccontandola con gli occhi e le parole di una bambina: «Ecco a voi la Fede! Sì, proprio Lei, in persona. E non è un’entità soprannaturale, no: è una bambina.
Una bambina che ha deciso di raccontarsi un po’…ai bambini come lei. Si chiama Federica ma tutti la chiamano Fede, un po’ per fare prima e un po’ perché… E qui ha inizio lo speciale viaggio della vita con Fede».
Laura Magli, 43 anni compiuti il 2 ottobre scorso, è una cronista di punta di uno dei principali gruppi editoriali italiani, Mediaset, e da inviata (Pomeriggio 5, Mattino 5, Matrix, Quinta Colonna, Tiki Taka, Domenica Live) è sempre stata in prima linea nei più importanti casi di cronaca. Ha cominciato nel 2005 a Retebrescia (Rtb Network): «Eravamo un gruppetto di ragazzi alle prime armi e tra noi c’era anche Nadia Toffa. Facevamo una trasmissione sportiva che si chiamava Calcio Sprint».
Sposata con Luca, è orgogliosamente mamma di Ginevra e Ludovico, di 9 e 5 anni, «che mi hanno insegnato l’arte dell’amore». Ma soprattutto – afferma Carlo Parisi – «è una gran bella persona che, per oltre un’ora, ha entusiasmato i ragazzi che, con i loro interventi e le loro domande, hanno sottolineato, se ancora ce ne fosse bisogno, l’importanza di un costante dialogo “alla pari” con gli adulti.
Una donna straordinaria che farà tanta strada nella professione e nella vita perché custodisce con gioia il dono della Fede, è dotata di una sensibilità fuori dal comune ed è animata da una rara virtù: il coraggio delle idee. Che sa esprimere e sostenere senza giri di parole, pregiudiziali e pregiudizi con il suo dolce, smagliante e contagioso sorriso». (giornalistitalia.it)