Leale e lungimirante, è stato protagonista dell’ultima stagione eroica del giornalismo

Federico Pirro, ricordo di un giornalista libero

Federico Pirro

BARI – Con Federico Pirro, scomparso nei giorni scorsi a Bari, un altro amico se ne va prima del tempo. Un altro testimone e protagonista di un’epoca eroica – l’ultima, temiamo – del giornalismo italiano.
Aveva lavorato nella redazione di Cronaca della Gazzetta del Mezzogiorno, sotto la direzione del mitico Oronzo Valentini, quindi – dopo la privatizzazione della gestione, la cacciata di Valentini e l’avvento alla direzione di Giuseppe Giacovazzo, nei confronti del quale, inascoltato, invitava alla vigilanza (mea culpa, ero anch’io fra quelli che sottovalutarono il suo allarme) – era passato alla sede regionale Rai della Puglia, della quale era diventato redattore capo, per essere poi rimosso nel 2002, demansionato e mobbizzato perché sgradito al centrodestra. Aveva ottenuto significative vittorie sul piano giudiziario, ma la Rai non aveva mai ottemperato all’obbligo di destinarlo ad incarico adeguato all’esperienza ed equivalente alle mansioni già svolte.
Per quindici anni, dalla fondazione della testata, era stato il corrispondente dalla Puglia del quotidiano la Repubblica.  Ma era stato anche un leader sindacale carismatico, lungimirante, capace, di caratura nazionale. Fra i protagonisti di Autonomia e Solidarietà, la corrente “di sinistra” della Fnsi, era presidente dell’Assostampa di Puglia e Basilicata quando il leader della corrente autonomista Stampa Democratica, Giorgio Santerini, segretario nazionale della Fnsi, in vista di una stagione contrattuale (e non solo) particolarmente difficile allargò la maggioranza e varò una gestione il più possibile unitaria del sindacato unico dei giornalisti, chiamando in giunta i presidenti regionali esponenti di Autonomia e Solidarietà. Pirro entrò così in giunta e collaborò lealmente alla gestione unitaria; che si realizzò anche in Puglia, fra iniziali diffidenze.
Io all’epoca ero (con Michele Lomaglio e pochi altri) uno dei principali esponenti di Stampa Democratica in Puglia. La collaborazione fu leale, e sfociò presto in amicizia. La Puglia diede un notevole contributo di idee (e di forze) alla gestione unitaria; Pirro realizzò corsi di formazione per rimettere in circolo, riqualificare e riuscire a retribuire almeno in parte i già numerosi precari, e fu attivissimo – largamente decentrando – nel seguire ogni tipo di vertenza o di crisi, ottenendo, specie nel settore televisivo privato, significative vittorie. Tanto che fu nominato vicesegretario nazionale della Fnsi. Poi il brusco defenestramento dalla Rai ed il voltafaccia (in azienda e nel sindacato) di molti dei suoi “delfini”.
Dopo un lungo braccio di ferro con la Rai, preferì lasciare l’azienda piuttosto che vedersi confinare in una stanzetta (non aveva neanche il telefono…) a rubare uno stipendio. Entrò in politica, fu consigliere comunale e contribuì alla vittoria di Emiliano, che strappò il Comune di Bari ad un centrodestra che sembrava invincibile. E riprese un’attività di scrittore: di saggi e di romanzi. In “Vilipendio di cadavere. Bari negli anni del dopo Moro” aveva già fatto “a caldo” una lucida analisi del tradimento di tanti “morotei”.
Con “Informare o dire la verità?” fu anche segnalato al premio Saint Vincent, il più prestigioso premio giornalistico europeo, nato col ritorno alla libertà negli anni 40 e purtroppo defunto nel primo decennio del nuovo secolo, premio che già aveva vinto nel 1998 (ero in quella giuria, in rappresentanza del mio direttore Lino Patruno). Importante anche il saggio “Il generale Bellomo. Liberò Bari dai Tedeschi, fu fucilato dagli Inglesi”, “Bari brucia. Trentʼanni di crimini culminati nel rogo del Petruzzelli”, “Uniti per forza. 1861/2011”,  o il più recente “Fra le ombre di Auschwitz”. Negli ultimi tempi aveva pubblicato anche romanzi, come il noir “La mossa del teschio”.
Un giornalista ed intellettuale libero, capace, impegnato che ha onorato la professione e la Puglia. Il suo lucido contributo di intelligenza delle cose ci mancherà. (giornalistitalia.it)

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