ROMA – In Italia vi sono ben 15 mila 535 professionisti responsabili delle relazioni esterne, uffici stampa, marketing e pubblicità delle aziende e delle istituzioni. È quanto emerge dalla Guida a cura di Prima Comunicazione, edizione di giugno 2015, in cui sono riportati i nomi di questi professionisti con indirizzi, numeri telefonici, e-mail e siti web.
Se si tiene conto che sono 495 in più di quelli schedati nel 2014 è abbastanza plausibile che buona parte dei 15.935 professionisti degli Uffici Stampa dovrebbe versare i contributi previdenziali all’Inpgi 1. Naturalmente, occorre che siano iscritti all’Ordine dei Giornalisti come professionisti o pubblicisti e che abbiano un contratto a tempo indeterminato come lavoratori subordinati, svolgendo attività giornalistica.
Partendo dalla Guida di Prima Comunicazione, i 15 ispettori dell’Inpgi con base a Roma, senza spostarsi dalla capitale, dovrebbero effettuare un’indagine a tappeto su tutti i 15.535 professionisti degli uffici stampa in stretta collaborazione con i 20 Fiduciari Inpgi regionali e gli Ordini Regionali dei giornalisti per verificare, con controlli incrociati, con gli Albi dei giornalisti, l’Inps e l’Agenzia delle Entrate quanti colleghi risultino attualmente evasori dell’Inpgi 1, pur essendo giornalisti, pur svolgendo attività giornalistica, pur essendo lavoratori subordinati a tempo pieno e pur versando i contributi ad un ente sbagliato, cioè all’Inps.
La task force degli ispettori Inpgi, che nell’ultimo anno ha già ottenuto lusinghieri risultati, avendo brillantemente scoperto parecchi casi di giornalisti che lavoravano da anni come uffici stampa di aziende non editoriali (ivi comprese multinazionali), ma versando i contributi all’Inps, potrebbe così recuperare parecchi milioni di euro di contributi in breve tempo e senza alcuna spesa.
Difatti, in questo caso, una volta accertate eventuali irregolarità, l’Inpgi 1 riavrebbe quanto dovuto direttamente dall’Inps in pochissimi mesi e con gli arretrati di 5 anni senza neppure spendere nulla per le spese legali. E anche i datori di lavoro non dovrebbero versare sanzioni, né penalità.
Insomma, un toccasana ideale per le casse dell’Inpgi 1 che potrebbe, forse, rappresentare anche una valida alternativa al taglio delle pensioni deciso dal Cda Inpgi il 27 luglio scorso ed ora al vaglio dei ministeri vigilanti. Che si aspetta allora ad effettuare al più presto questi controlli? Non ne vale forse la pena?
Pierluigi Roesler Franz