ROMA – Per la prima volta dall’avvio della capillare repressione scattata subito dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio scorso, esponenti del governo turco hanno ammesso la possibilità almeno teorica di eccessi e abusi. Il più esplicito è stato il vice primo ministro Numan Kurtulmus, nel corso di una conferenza stampa di routine. “Se ci sono stati errori, li correggeremo”, ha concesso Kurtulmus, il quale ha poi rassicurato chi non nulla a che fare con il presunto ispiratore del golpe mancato, Fethullah Gulen, il predicatore islamista che vive in esilio negli Stati Uniti, arci-nemico del presidente Recep Tayyip Erdogan.
“I cittadini non affiliati ai gulenisti si rilassino, non sarà fatto loro alcun male”, ha garantito. Guai invece ai seguaci di Gulen, ha ribadito: “Debbono avere paura, la pagheranno”, ha tagliato corto. Lo stesso premier Binali Yildirim in precedenza aveva sottolineato: “Noi non sosteniamo «Non ci sono state ingiustizie», e faremo differenza tra colpevoli e incolpevoli”, aveva affermato Yildirim. “Tra coloro che sono stati licenziati di sicuro ci sono vittime di procedure ingiuste”, aveva aggiunto, sottolineando che al riguardo è in corso un “meticoloso lavoro” di verifica.
“La situazione che emerge è drammatica, il Paese sta scivolando verso la dittatura. I numeri degli arresti sono impressionanti, i calcoli dei repulisti che vengono fatti parlano di oltre 400mila persone di qui alla fine di agosto, tra apparati dello Stato, insegnanti, militari e giornalisti. La cosa che balza all’occhio sono le caserme sigillate dagli autocompattatori e dai pullman, i militari sono chiusi lì”. Così Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra italiana alla Camera, appena rientrato da Istanbul, descrive la situazione che si sta vivendo in Turchia.
Scotto, che è stato in missione assieme a Erasmo Palazzotto, vicepresidente della commissione Esteri e al parlamentare Franco Bordo, chiede all’Italia e all’Europa di assumere una posizione netta, a partire dal fronte dei migranti: “L’accordo era sbagliato” già dall’inizio, tanto più adesso. “Non si può fare un accordo con un Paese che non rispetta i diritti umani per i propri cittadini e l’Italia e l’Ue dicano con chiarezza che se non c’è uno stop rispetto alla repressione quell’accordo va sospeso e va aperto un altro ragionamento con la Turchia, a partire dall’interruzione del flusso di vendita di armi e poi – insiste Scotto – devono dire cosa si vuole fare in merito al processo di ingresso della Turchia con l’Ue, perché ora la Turchia di Erdogan è incompatibile con i valori dell’Unione europea”. Un appello, poi, alla libertà di stampa e contro la carcerazione dei giornalisti (in conferenza stampa era presente un rappresentante della Fnsi).
Inoltre, Sinistra italiana-Sel chiede “un processo equo per Abdullah Ocalan”, il leader del Pkk, e “un’attenzione particolare da parte dei media sulla sua detenzione. Perché rimane fondamentale”, per la Turchia, “sbloccare il processo di pace con i curdi”. Infine, riferiscono gli esponenti di Si, “abbiamo incontrato una delegazione dell’Hdp, il partito che oggi rappresenta forse l’unica opposizione all’Akp di Erdogan. E il suo leader Demirtas. Faremo un gemellaggio, i deputati di Sinistra italiana faranno una sponsorship rispetto a ciascun deputato Hdp, ciascuno seguirà un singolo dossier rispetto alla vicenda politica e giudiziaria di questi deputati”. (Agi)
Sul tema delle libertà e dei diritti civili in Turchia e la difficile situazione dei giornalisti turchi, oggi, intanto, una delegazione della Federazione nazionale della stampa italiana, guidata dal segretario Raffaele Lorusso, è stata ricevuta alla Farnesina dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.
Il segretario della Fnsi ha proposto al ministro di organizzare in Italia un’iniziativa internazionale a sostegno della libertà di informazione in Turchia, anche coinvolgendo il governo e gli organismi internazionali della categoria, e consegnato l’appello del presidente della Federazione internazionale dei giornalisti, Philippe Leruth, ai governi e alle istituzioni europee affinché intervengano in difesa dei giornalisti turchi.
Il ministro Gentiloni, dal canto suo, ha ricordato che il governo italiano non rinuncerà a difendere in ogni sede i diritti umani e civili e i principi fondamentali sui quali si basa l’Unione europea.