ROMA – Ricorre oggi il 76° anniversario dell’uccisione, a Roma, del giornalista milanese di origine ebrea Eugenio Colorni, patriota, partigiano combattente, eroe della Resistenza e uno dei massimi promotori del federalismo europeo assieme all’ex comunista Altiero Spinelli e ad Ernesto Rossi di Giustizia e Libertà.
Nato a Milano il 22 aprile 1909, professore di lettere, filosofo (era studioso di Leibniz e Kant), scrittore e politico, si impegnò politicamente contro il regime fascista, prima avvicinandosi al gruppo di Giustizia e Libertà, poi al Partito Socialista.
Sposato e padre di tre figlie, Colorni dal 1931 collaborò con numerose testate: Il Convegno, La Cultura, Civiltà Moderna, Solaria e Rivista di Filosofia. Per i suoi scritti fu arrestato e condannato al confino a Ventotene con Rossi e Spinelli per oltre due anni dal gennaio 1939 perché antifascista.
Nell’isola laziale discusse del futuro del Vecchio Continente e nell’inverno tra il 1940 e il 1941 concepì con Rossi e Spinelli il progetto di una federazione di Stati europei di cui gettò le basi politiche in quello che verrà conosciuto come il “Manifesto di Ventotene”. Alla fine del 1941 fu inviato al soggiorno obbligato a Melfi, ma fuggì il 6 maggio del 1943 e si rifugiò a Roma. Passato alla clandestinità si dedicò da latitante nella capitale all’organizzazione del Psiup.
Durante la Seconda Guerra Mondiale partecipò alla Resistenza e ne diventò un esponente di primo piano. Ma non riuscì a vedere la capitale finalmente liberata dall’occupazione nazista. Morì il 30 maggio 1944, a 35 anni sotto la falsa identità di Franco Tanzi, all’ospedale San Giovanni di Roma dopo essere stato gravemente ferito due giorni prima, in via Livorno 20, da una pattuglia di militi fascisti della banda Koch.
Colorni fu il quarto giornalista ad essere ucciso dai nazifascisti nella Seconda Guerra Mondiale, dopo la fucilazione a Bologna di Ezio Cesarini (veneto di nascita, di Montebello Vicentino, ma bolognese d’adozione, medaglia d’argento al valor militare alla memoria) il 27 gennaio 1944 e a Forte Bravetta, a Roma, dei colleghi di “Bandiera Rossa”, il milanese Carlo Merli e il milanese d’adozione, ma nativo di Massa Carrara, Enzio Malatesta (medaglia d’oro al valor militare alla memoria) avvenuta il 2 febbraio 1944.
Fu decorato con la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria concessagli, il 25 aprile 1946, con la seguente motivazione: «Indomito assertore della libertà, confinato durante la dominazione fascista, evadeva audacemente dedicandosi quindi a rischiose attività cospirative. Durante la lotta antinazista, organizzato il centro militare del Partito Socialista Italiano, dirigeva animosamente partecipandovi, primo fra i primi, una intensa, continua e micidiale azione di guerriglia e di sabotaggio. Scoperto e circondato da nazisti li affrontò da solo, combattendo con estremo ardimento, finché travolto dal numero, cadde nell’impari gloriosa lotta. Roma, 28 maggio 1944».
In via Livorno 20 a Roma, nel luogo dove venne ferito a morte, fu posta il 24 settembre 2014, dall’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Giovanna Marinelli, dal presidente della “Fondazione Buozzi” Giorgio Benvenuto, dal presidente della “Fondazione Nenni” Giuseppe Tamburrano e dal presidente dell’Anpi di Roma Ernesto Nassi, una nuova lapide per ricordare la memoria di Eugenio Colorni.
Fino ad allora per molti anni vi erano, invece, in mostra addirittura tre lapidi: una spaccata in due dai vandali, un’altra semilleggibile perché scurita dal tempo e l’ultima, posta nel 2004 dalla III Circoscrizione del Comune di Roma, persino erronea.
A Colorni sono state intitolate strade a Roma (nel quartiere Prati), Ciampino, Napoli, Varese, Pavia, Forlì e Trieste, mentre a Milano la Scuola Media “Eugenio Colorni” in via Paolo Uccello. (giornalistitalia.it)
Pierluigi Franz