MILANO – “Eravamo in Via Solferino” (Minerva Edizioni, pagine 288, euro 16.90), l’ultimo libro di Giuseppe Gallizzi, scritto a quattro mani con Vincenzo Sardelli, con la prefazione di Vittorio Feltri, racconta un interessante spaccato di storia del giornalismo. Quel giornalismo, che trovava in Milano la sua culla, aveva la sua nave ammiraglia nel “Corriere della Sera”, che ha attraversato la storia dell’Italia post-unitaria e, dal 1876 a oggi, ha costituito l’autobiografia di una nazione.
Giuseppe Gallizzi esplora le stanze di quella redazione, dove ha vissuto dal 1960 al 2001. Ha visto sfilare i grandi nomi del giornalismo italiano: Montanelli, Afeltra, Di Bella, Ottone, Biagi, Mieli, De Bortoli. Grandi scrittori, come Buzzati e Montale. Ne nasce un libro che racconta un giornale, una redazione, i personaggi che l’hanno frequentata, ma non solo. Anche riflessioni sul rapporto tra stampa e potere, sulla libertà di informare, su come raggiungere il lettore, destinatario finale della notizia.
Cresciuto a pane e piombo nella redazione del più grande quotidiano italiano, Gallizzi riassume nel libro i suoi anni più intensi e più belli sotto il profilo professionale, un misto di ricordi e di anche di rimpianti, ma soprattutto di progetti e di sogni poi realizzati.
Fino a pochi anni fa i giornali grondavano pagine di approfondimenti. I cronisti battevano i marciapiedi, parlavano con il fruttivendolo e la portinaia. Conoscevano a memoria ogni angolo della propria città. Stabilivano una relazione umana e professionale con il commissario, il parroco, il politico. Distinguevano tra fonti attendibili e fonti fantasiose. Sapevano che la penna fa più male della spada, e mille rettifiche non cancellano una bufala. Il cronista aveva, nella ricerca della notizia, la stessa affidabilità di un maresciallo o di un giudice. Era ripagato, nella fatica che si chiama inchiesta, dalla gratitudine del lettore e da uno stipendio dignitoso.
Quella di Giuseppe Gallizzi, giornalista professionista iscritto all’Ordine della Lombardia dal 1 luglio 1967, è una vita interamente trascorsa e vissuta al “Corriere della Sera”. Prima come corrispondente da Sesto San Giovanni, poi redattore, caposervizio, inviato, caporedattore della Redazione Lombardia e caporedattore centrale. È nato a Nicotera Marina (all’epoca provincia di Catanzaro, oggi di Vibo Valentia) il 7 settembre 1939 e da cinquant’anni vive in Lombardia. Ama la Calabria ed è sempre rimasto legato alla sua terra. Per undici anni è stato presidente del Circolo della Stampa di Milano. È stato presidente europeo del Press Club de France. Ha ricoperto la carica di componente del Comitato Esecutivo dell’Ordine nazionale dei giornalisti e segretario dell’Ordine della Lombardia. È stato per un triennio presidente dell’Afg “Walter Tobagi” di Milano (Associazione per la Formazione al Giornalismo) e per quattro anni consigliere generale dell’Inpgi. Attualmente è presidente del Collegio dei Revisori dei Conti del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Vincenzo Sardelli, invece, è nato a San Vito dei Normanni (Brindisi) il 15 gennaio 1968. Laureato in Lettere all’università Cattolica di Milano, insegna italiano e storia al Liceo delle scienze applicate Iti Cartesio di Cinisello Balsamo. Giornalista pubblicista iscritto allOrdine della Lombardia dal 28 febbraio 2000, ha collaborato con “Il Giorno”, “La Notte” e “Campus”. Ha scritto articoli di antropologia, filosofia, storia, letteratura e teologia. Dal 2013 è critico teatrale delle riviste “Studi Cattolici”, www.paneacquaculture.net”, “Scuola e Amministrazione”. Per quest’ultima rivista si occupa anche di cinema per le scuole. È capo della redazione milanese della rivista “Klp Teatro”. (giornalistitalia.it)