ROMA – I giornalisti autonomi della componente sindacale #giornaLista esprimono un parere critico sul documento approvato lunedì 27 aprile 2015 dalla Commissione lavoro non dipendente di Stampa Romana. Ribadendo la posizione già espressa in Commissione con il voto contrario al testo proposto.
Il nuovo contratto firmato con gli editori della Fieg e l’accordo sul lavoro autonomo, aspramente quanto inutilmente deprecato, ha definito i parametri dell’equo compenso per i giornalisti che lavorano senza contratto. Significa riconoscere diritti a chi prima non ne aveva alcuno.
Certamente la delibera con il tariffario collegata alla legge sull’equo compenso è solo un traguardo minimo, niente affatto “equo”. Ma sono da rivedere semmai il tariffario e la delibera e non il contratto in sé. Senza un accordo collettivo “nero su bianco” migliaia di colleghi autonomi avrebbero avuto, infatti, un potere contrattuale pari a zero. Per questo riteniamo che si debba prestare una maggiore attenzione sul fronte salariale.
La professione giornalistica, senza gli autonomi, finirà per implodere se continueranno le politiche degli editori al ribasso e al risparmio. Condivisibile il passaggio del documento della Commissione sul “minimo unico e inderogabile al di sotto del quale è indecoroso esercitare questa professione”. A dimostrazione del fatto che il contratto è garante di tutti, soprattutto dei colleghi che non avrebbero avuto una forza contrattuale individuale.
È, inoltre, profondamente scorretto veicolare il concetto che la sentenza del Tar abbia “bocciato” il contratto: una mostruosità giuridica che non si giustifica neanche con la demagogia più spinta. Il Tar non può, infatti, giudicare in alcun modo un accordo sindacale (peraltro successivo alla delibera del 19 di giugno della commissione ministeriale istituita ai sensi della legge sulla equo compenso). L’accordo è stato, infatti, siglato il 24 giugno e non recepisce quella delibera in toto, dato che le cifre sono state migliorate e non è stato inserito il demoltiplicatore, previsto invece nella delibera.
L’accordo costituisce un riferimento giuridico che consente al sindacato di potersi rifare con gli editori in caso di comportamento antisindacale verso una categoria che per la prima volta è stata oggetto di una tutela (anche se certamente perfettibile) e rappresenta, dunque, un’arma in più per il sindacato e i non dipendenti.
La sentenza del Tar non inficia detto accordo, ma obbliga a riconvocare la commissione, che deve peraltro ancora fornire la lista degli editori che non rispettando l’accordo sull’equo compenso non accederanno ai contributi pubblici per l’editoria.
Vogliamo, inoltre, mettere fine a un’altra ambiguità demagogica: freelance, precari e disoccupati non sono assimilabili, ma sono categorie ben distinte e con interessi anche in antitesi. I provvedimenti da prendere per ciascuna di esse devono, quindi, essere diversi e specifici considerando che non sono più procastinabili e devono essere legati alla base contributiva Inpgi contribuendo così a risanarne i conti in forte squilibrio anche a causa delle retribuzioni ridicole del 62% della forza lavoro dei giornali.
Rivendichiamo e ribadiamo con forza la mozione approvata, con il consenso di tutte le componenti sindacali, dal 27° Congresso della Fnsi, riunito a Chianciano Terme, e che ha individuato le seguenti linee guida sul lavoro autonomo:
– Includere (eventualmente anche attraverso un nuovo articolato) i lavoratori non dipendenti nel perimetro delle tutele, anche legali, diritti e garanzie contrattuali.
– Studiare in sinergia con l’Inpgi forme dedicate di ammortizzatori sociali, per esempio indennità di disoccupazione al mancato rinnovo della collaborazione, e di assistenza. Diritto a malattia, maternità, pensione: purtroppo oggi questi diritti per i lavoratori non dipendenti sono una chimera.
– Far emergere le false partite Iva, secondo le indicazioni del ministero del lavoro e i dettami della legge 92/2012.
– Garantire ai lavoratori autonomi strumenti, retribuzioni e tutele adeguate.
– Realizzare un monitoraggio costante delle condizioni di lavoro degli autonomi e degli atipici, anche attraverso una più stretta collaborazione con l’Inpgi 2.
– Facilitare, con servizi specifici, consulenze e formazione, dedicate alle esigenze degli autonomi, l’accesso alle opportunità offerte dall’uso dei fondi regionali ed europei ed all’accesso al credito, previsto anche dal decreto Lotti, in favore di nuovi progetti editoriali.
– Estendere ai non dipendenti le tutele della Casagit mettendo i relativi contributi a carico dell’azienda.
– Azioni per la stabilizzazione delle molte posizioni, oggi solo formalmente autonome, che corrispondono a lavoro dipendente non contrattualizzato. Vanno anche correttamente applicati gli artt. 2 e 12 del contratto Fieg-Fnsi come primarie forme di lavoro dipendente flessibile, ponendosi come obiettivo politico il superamento dei co.co.co. verso il lavoro dipendente.
– Rispetto dei tempi di pagamento a trenta giorni dalla consegna, come da ordinamento vigente ed evitare tagli unilaterali dei compensi. I lavori commissionati, consegnati e corrispondenti a quanto richiesto, vanno pagati anche se non pubblicati. Il compenso di un lavoro va concordato in anticipo.
– Il prossimo contratto di lavoro deve prevedere il diritto anche per gli autonomi al rimborso delle trasferte, delle spese telefoniche e a una copertura legale da parte delle testate per cui si lavora.
I giornalisti autonomi
della componente sindacale #giornaLista
dell’Associazione Stampa Romana