ROMA – Il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983, archiviato dalla magistratura in via definitiva il 6 maggio 2016, viene ora riportato sul grande schermo da Roberto Faenza nel suo film “La verità sta in cielo”, in sala dal 6 ottobre in circa 250 copie distribuite da 01 Distribution.
“Il titolo riporta una frase che Papa Francesco ha detto, stando a quanto riferito dai parenti della ragazza, durante il loro primo incontro a dieci giorni dalla sua elezione”, racconta Faenza durante l’incontro romano con la stampa. È la prima volta che un Pontefice ammette che Emanuela Orlandi è morta“. Questa battuta – che Pietro Orlandi conferma a margine dell’incontro (“lo ha detto a mia madre e poi a me. Gli abbiamo chiesto spiegazioni e lo ha ripetuto. Il problema è che dopo quella frase, in Vaticano sembra che siano stati eretti muri sempre più alti”, ha spiegato) – e l’incontro finale (mai provato) tra il rappresentante della Santa Sede e il titolare dell’inchiesta, Giancarlo Capaldo, in cui si parla di un dossier del Vaticano su Emanuela Orlandi che farebbe chiarezza sulla vicenda, sono gli unici elementi di dibattito del film di Faenza.
Per il resto, si tratta di una sorta di documentario liberamente tratto dal libro “La verità sul caso Orlandi” di Vito Bruschini in cui, attraverso l’inchiesta di una giornalista (Maya Sansa) che lavora per una testata inglese e ignora praticamente tutto della vicenda, Faenza racconta la verità ormai quasi acclarata – malgrado la procura abbia chiuso il caso senza colpevoli – in cui Banda della Magliana, Enrico “Renatino” De Pedis (Riccardo Scamarcio), Monsignor Marcinkus (Paul Randall), sono direttamente coinvolti.
Faenza inserisce nella narrazione anche la figura della giornalista Raffaella Notariale (Valentina Lodovini) che ha intervistato l’ex amante di De Pedis, Sabrina Minardi (Greta Scarano), per il libro “Segreto criminale”. È la Notariale a raccontare alla collega del giornale inglese cosa c’è scritto nel suo libro, sottolineando le accuse che la Minardi ha lanciato a De Pedis, indicato come coinvolto direttamente nel rapimento e nello “smaltimento” del cadavere di Emanuela Orlandi.
“Potevo fare un documentario? In realtà su questa vicenda si potrebbe fare una serie vista la quantità di personaggi coinvolti”, spiega ancora il regista che si dice convinto che questo film sarà attaccato duramente.
“La verità su una vicenda che coinvolge il pontificato di un santo è scomoda – spiega – so già che arriveranno attacchi di ogni genere: diranno che la Minardi era una drogata inattendibile e che De Pedis è morto incensurato (entrambe cose vere, ndr). I fratelli di De Pedis forse chiederanno il sequestro del mio film come hanno fatto col libro, mentre sul web continuerò a ricevere come accade da un po’ minacce – dice ancora – ma non mi preoccupo perché io do un punto di vista documentato dalle 88 pagine della richiesta di archiviazione e sono convinto che dopo questo film, tempo un mese, il Vaticano renderà noto il dossier su Emanuela Orlandi”.
“La verità sta in cielo” è prodotto dalla Jean Vigo Italia con Rai Cinema. E proprio l’amministratore delegato di quest’ultima, Paolo Del Brocco, rivendica la scelta “di servizio” fatta dalla tv di Stato. “Nostro compito è fare in modo che ci sia un confronto – spiega – noi gettiamo un sasso nello stagno e facciamo in modo che la gente parli. Questo di Faenza è un esempio di cinema civile che fa parte del nostro dna”.
Sul fatto che la pellicola esca in sala tra i due maggiori festival italiani, Venezia e Roma, desta curiosità. A Faenza, che spiega di non averlo voluto presentare a Barbera “che aveva chiesto di vederlo” perché la data di uscita era fissata il 6 ottobre e la Mostra del Cinema è all’inizio di settembre, fa eco Del Brocco che sottolinea: “è un genere di film che non credo sia adatto al festival di Venezia”. (Agi)