IL CAIRO (Egitto) – Nuovo giro di vite contro il terrorismo in Egitto a meno di due mesi dall’attentato con cui venne ucciso il 29 giugno il procuratore generale Hisham Bakarat, figura chiave nei processi contro i seguaci della Fratellana Musulmana. Azione rivendicata da una cellula vicina agli islamisti.
Il presidente, il maresciallo Abdel Fattah al-Sisi ha approvato una nuova legge che istituisce, tra l’altro, tribunali speciali, per fa fronte ai continui attentati tesi a minare il suo potere e la sicurezza dello Stato. Nel testo vengono previste nuove pene per i crimini legati al terrorismo che vanno da un minimo di 5 anni alla pena di morte. L’incitamento alla violenza prevede una condanna tra 5 e 7 anni. Pena che sarà inflitta a che a chi si macchia di tale crimine ricorrendo al web.
Particolarmente critica la stampa: i giornalisti saranno multati, se contraddiranno la versione ufficiale data dal governo di qualsiasi attacco terroristico. Multe che vanno da un minimo di 200.000 sterline egiziane (22.500 euro) fino ad un massimo di 500.000. La misura, però, è molto meno intransigente rispetto alla bozza iniziale che prevedeva il carcere per questa fattispecie di “reato”.
La legge, disegnata per impedire che la Fratellanza Musulmana – nemica giurata di Sisi e dichiarata “organizzazione terroristica” – possa risorgere dalle sue ceneri, ancora calde, prevede che formare o guidare un gruppo definito “entità terrorista” dal governo sarà punito con la pena di morte o l’ergastolo (25 anni di detenzione minima). Stessa pena per chi finanzia “gruppi terroristici”.
La nuova legge protegge i militari e la polizia che nella sua attuazione non saranno perseguibili se ricorreranno all’uso proporzionato della forza “nello svolgimento dei loro compiti”. (Agi)
Niente carcere, ma multe salate ai giornalisti che contraddicono il Governo