ROMA – Prima i sottosegretari e vice ministri e poi, in un secondo momento, le deleghe: è il timing che offre il vicepremier Luigi Di Maio per la soluzione del Sudoku del cosiddetto “sottogoverno”, ancora in alto mare in attesa del rientro a Roma del presidente del Consiglio e di un accordo definito tra gli azionisti politici del governo giallo-verde.
In tutto quarantatrè posti al Governo, fra sottosegretari e vice ministri spartiti con il bilancino fra M5S e Lega, a cui vanno aggiunte le 28 commissioni permanenti, più le bicamerali come la Vigilanza Rai e il Copasir sui cui sottolinea il vicepremier “decide il Parlamento, non sono nomine governative”. Ma politiche e dunque legate ad un accordo tra il Carroccio e i 5 Stelle.
“Aspettiamo il Governo alla prova dei fatti. Intanto, dopo otto giorni dall’insediamento mancano ancora i vice ministri e i sottosegretari senza i quali non sarà possibile avviare il lavoro nelle commissioni” protesta Anna Maria Bernini, capogruppo Fi al Senato.
I tempi, però, si allungano e l’obiettivo scavalla alla prossima settimana. Anche se qualche casella sembra già decisa. L’altro vicepremier e ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha fatto capire di aver deciso di portarsi il deputato leghista Nicola Molteni al Viminale. “Un parlamentare che, se tutto andrà come andrà, mi darà una mano nell’esecutivo” dice. Mentre sembra lanciato nell’agone un altro leghista di peso come il deputato Massimo Garavaglia indicato dai ruomors al Mef come viceministro, ruolo che i 5 Stelle vorrebbero invece per la deputata piemontese Laura Castelli.
Se Di Maio rinvia la questione delle deleghe, è invece in corso il braccio di ferro sui fondi europei per il Mezzogiorno tra Barbara Lezzi e Paolo Savona: l’economista vorrebbe riportarli nel suo dicastero. Un nodo su cui è già intervenuto anche Di Maio (“I fondi per la coesione territoriale sono fondi che quando riguarderanno il Mezzogiorno saranno gestiti dal ministro del Sud. Quel ministero ha la delega per la Coesione territoriale”) che vuole affidare a Lezzi la responsabilità di vigilare affinché i fondi non vengano dispersi.
Sulle deleghe resta sempre alta l’attenzione sulle questioni che riguardano Tv ed editoria. In particolare, i 5 Stelle puntano ad affidare quest’ultima delega ad un loro esponente. In corsa, ci sarebbero il deputato Emilio Carelli e il senatore Primo Di Nicola. Di Maio vorrebbe, tra l’altro, mantenere per sé le Tlc. Ma non è detto che la Lega ceda su entrambi i fronti anche se in Parlamento la Vigilanza Rai andrà a Fi, che avrebbe tre nomi in corsa: Paolo Romani, Maurizio Gasparri e Renato Schifani. L’altra delega delicata è quella sui servizi: Conte ha annunciato di volerla tenere, anche se il M5s continua a farci un pensierino col senatore Vito Crimi.
Intanto, infuria la polemica sulla presidenza del Copasir, da sempre appannaggio dell’opposizione. Il Pd preme per assegnarla a Lorenzo Guerini ma M5s e Lega stanno decidendo se affidarla o meno a Fdi, il partito che non ha votato contro la fiducia all’esecutivo limitandosi all’astensione. (ansa)