ROMA – Convocare gli stati generali dell’editoria per una nuova disciplina di sostegno al settore che consenta anche alle piccole imprese di competere; depurare il fondo dell’editoria da oneri non inerenti, come i contributi per Poste e Rai International; garantire risorse adeguate e certe all’editoria no profit, cooperativa e locale. Sono le tre proposte avanzate dall’Unione Stampa Periodica Italiana, ascoltata in commissione Cultura alla Camera nell’ambito della discussione sul progetto di legge sull’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria, presentato dal Movimento 5 Stelle. Domenico Volpi, membro del Consiglio Nazionale dell’Uspi, ha illustrato i dati che evidenziano la crisi del settore periodici.
“Per quanto riguarda la spedizione dei prodotti editoriali – ha ricordato -, i ricavi sono passati dai 148 milioni di euro nel 2012 ai 128 del 2013, gli invii da 531 milioni nel 2012 ai 478 milioni del 2013”.
“Con il finanziamento all’editoria – ha proseguito -, lo Stato si impegnò a tutelare il pluralismo. Poi, nel corso degli anni, si determinò anche la necessità di mettere un contrappeso ad un mercato sbilanciato a vantaggio dei network televisivi. Una situazione che persiste ancora oggi. La politica deve fare una scelta: mantenere il sostegno o abolirlo. Siamo sicuri che le sole logiche di mercato siano in grado di garantire il pluralismo e il diritto dei cittadini ad essere informati? Il contributo dagli anni ‘90 ad oggi è stato spolpato, fino a raggiungere l’esigua somma di 40 milioni di euro. Non pensiamo che tale somma possa compromettere il bilancio dello Stato. Ricordiamo anche che la produzione di una rivista cartacea dà lavoro a molti occupati”. (Ansa)
Lo ha rimarcato l’Uspi ascoltata in commissione Cultura alla Camera