MILANO – Resta difficile la situazione per l’editoria italiana con i ricavi che continuano a diminuire attestandosi nel 2016 a 3,7 miliardi (-25,7% sul 2012). In calo anche l’occupazione con 3.422 unità perse nel periodo 2012-2016 portando la forza lavoro del comparto a 13.038 dipendenti (-20,8% sul 2012). Unica eccezione Cairo Editore che ha aumentato gli organici del 6,4%. Il confronto con il 2015 sembra indicare, però, un rallentamento della flessione del giro d’affari. È quanto emerge dallo studio R&S di Mediobanca sull’editoria che ha analizzato l’andamento dei principali 9 gruppi editoriali italiani cui fanno capo i maggiori quotidiani nazionali.
Per quanto riguarda i conti, i maggiori Gruppi hanno cumulato tra il 2012 e il 2016 perdite nette per 2 miliardi. Solo Cairo editore e L’Espresso hanno chiuso in utile. Anche la redditività industriale è stata negativa nel quinquennio: la classifica per ebit margin del 2016 vede al primo posto Cairo (14,3%), seguita da Mondadori (5,2%) e L’Espresso (4,7%) in coda il Sole 24 Ore e Rcs MediaGroup. Sul fronte investimenti si registra un forte ridimensionamento: 24 miliardi nel 2016 (-69% rispetto al 2012).
Per quanto riguarda i primi nove mesi del 2017, tutte le società hanno registrato una flessione dei ricavi più o meno marcata, dal -13% del Sole 24 Ore fino al risultato migliore registrato dal gruppo Gedi, che, depurato dall’acquisizione della Itedi (consolidata nell’ultimo trimestre luglio-settembre), segna una diminuzione rilevante (-0,2%).
In sensibile miglioramento la redditività sia industriale che netta del gruppo Rcs (consolidato da Cairo Communication a partire dal 1-9 2016) in gran parte come conseguenza di un’incisiva operazione di risparmio sui costi.
Ampliando la prospettiva su scala mondiale, diminuisce il giro d’affari dell’informazione: nel 2016 si attesta a 153 miliardi di dollari, in calo dell’8,4% sul 2012. La riduzione, però, riguarda esclusivamente i ricavi da pubblicità cartacea (-26,9% nel 2012-16), mentre aumentano quelli da diffusione cartacea (+3,4%) e soprattutto da diffusione digitale (+254,4%) e da pubblicità digitale (+32%).
Nonostante la crescita del digitale, da segnalare che nel 2016 il 91,6% del giro d’affari mondiale proviene ancora dalla carta stampata, segno di come a livello globale la gran parte degli investimenti pubblicitari e delle vendite si concentri sui canali tradizionali. (agi)