MILANO – Le Martellate: nuova legge Editoria 5.0 attraverso metodo del confronto, autonomia e consolidamento dell’Inpgi, accelerazione sui comunicatori, nuova formula innovativa di prepensionamenti, garanzia di fondi all’editoria “per via costituzionale”, cambio dell’assegnazione dei contratti pubblici alle agenzie di stampa con fondo iniziale di 40 milioni, redistribuzione della web tax tra gli editori e tutela del copyright, compenso davvero equo per free lance e precari, giornali nelle scuole con app d’acquisto consegnate ai ragazzi.
«L’ho chiamato progetto di sistema Editoria 5.0 per saltare gli anni in cui non si è fatto nulla per un settore vitale della democrazia e dell’economia, in gravissima crisi. E già che io sia qui vuol dire che innanzitutto è cambiato il metodo rispetto all’altro governo. Confronto, invece, di chiusura»: Così il sottosegretario con delega all’Editoria, Andrea Martella, ha iniziato un articolato intervento all’Associazione Lombarda dei Giornalisti, a Milano in via Monte Santo, rispondendo al presidente dell’Alg, Paolo Perucchini, che invocava «concretezza e tavoli di lavoro alla politica, perché non ricordo piani per l’Editoria 2.0, 3.0, 4.0».
Martella ha parlato in una sala gremita di giornalisti, alla presenza dei vertici degli organismi di categoria: Raffaele Lorusso segretario della Fnsi, Marina Macelloni presidente dell’Inpgi, Simona Fossati vice presidente del Fondo di Previdenza Complementare dei giornalisti, Gianfranco Giuliani vice presidente vicario della Casagit «che si appresta a rivoluzionare il mondo dei giornalisti aprendosi ad altre categorie e ad altri professionisti per essere competitiva su un mercato ormai globale in cui è ora considerata un’eccellenza nell’intero sistema sanitario nazionale e internazionale».
Presenti, tra gli altri, Antonello Capone (consigliere generale dell’Inpgi e delegato della Casagit) e Stefano Fabbri (consigliere nazionale Fnsi e tesoriere dell’Associazione Stampa Toscana).
Martella ha sottolineato «l’intraprendenza del presidente dell’Alg che, incontrandomi a Venezia, mi ha chiesto un confronto anche pubblico sui grandi temi dell’editoria ed ho accettato volentieri per dare un segnale di svolta e per farlo proprio dalla Lombardia ove hanno sede importanti realtà informative di tutti i generi, in una città nella quale l’aria è salubre per l’innovazione». E così il sottosegretario ne ha approfittato per trascorrere una giornata tutta milanese con confronti e dibattiti in diverse realtà informative, passando per Corecom a contatto con i giornali locali e Teatro Parenti.
Martella all’Alg ha annunciato: «Riunirò i più qualificati costituzionalisti per fissare i principi di una legge che tratti l’intero campo dell’informazione. Il sostegno pubblico all’editoria e informazione è un obbligo: la Corte Costituzionale ci richiama a questa necessità. La Costituzione sancisce non soltanto la libertà di informazione, ma anche il pluralismo dell’informazione per farsi un’opinione. L’Italia è fra i paesi europei che mette a disposizione meno fondi.
Si deve svoltare. Tutto sarà ben studiato con un tavolo aperto a editori, sindacato giornalisti, Inpgi, Ordine e governo. Un’apertura che nella precedente legislatura non era contemplata: sarà mio compito far cambiare la visione ad altre componenti della maggioranza convincendole con dati di fatto, di diritto, di interesse pubblico e sociale. Di sicuro tutto sarà volto a garantire autonomia, pluralità, tutela e rispetto anche economico dell’informazione prodotta da giornalisti e aziende editoriali. Intanto, per prima cosa abbiamo già bloccato il taglio dei contributi che sarebbe dovuto partire dal primo gennaio 2020. È già in legge di bilancio. Toccava gran parte dell’editoria locale di prossimità, pubblicazioni diocesane, periodici di tiratura e respiro anche nazionale. Non era scontato che ciò avvenisse».
L’esponente di governo tira un sospiro e prosegue: «Non era neanche scontato che con un emendamento congelassimo il commissariamento dell’Inpgi per più bilanci in rosso. Lo abbiamo fatto e siamo convinti che l’Inpgi vada rafforzata perché libertà e pluralità di informazione si tutelano anche con la solidità e autonomia dell’ente previdenziale. Una pensione sicura e per lungo tempo e per più generazioni è libertà. Intendiamo anticipare il provvedimento del precedente governo che prevede l’ingresso nell’Inpgi dei comunicatori dal 2023. Si tratta di quantificare un indennizzo per l’Inps che si aggira su qualche centinaio di milioni. Non è semplice in questo periodo reperire le risorse, ma di sicuro ci proveremo con risolutezza per dare respiro e futuro all’Inpgi, ai giornalisti, a tutti coloro che operano nella comunicazione».
Eccoci ad un altro argomento caldo: «Per eventuali prepensionamenti ho parlato alla Camera e al Senato per avere misure diverse da quelle più old del passato che hanno caricato il disavanzo dell’Inpgi e non garantito un ricambio. Quelle a cui penso sono misure innovative, primarie per editoria 5.0. Abbiamo pensato di stanziare 7 milioni annui soprattutto per i poligrafici. Stiamo studiando adesso, attendendo il conforto dei calcoli ordinati a Ministero del lavoro e Ragioneria dello Stato, misure che riguardino i giornalisti. Intanto il rapporto di 2:1 tra uscite ed entrate (due escono, obbligo di assumerne uno) sarebbe migliore del 3:1 dell’attuale normativa. Nell’1 potrebbero esserci anche professionalità legate al digitale che non siano propriamente giornalisti in senso stretto. Per l’evoluzione del settore penso che abbia un certo interesse, ma certamente tuteleremo il ricambio con giornalisti».
Le altre svolte riguardano «le agenzie di stampa, il riconoscimento degli indennizzi da parte degli over the top che sfruttano l’informazione per arricchire di contenuti le piattaforme web, un adeguato equo compenso per i free lance e chi non è inquadrato nei contratti e lavora da precario, a pezzo o con contratti di collaborazione che diventano a vita.
Già il 4 dicembre avremo un confronto in commissione su quest’ultimo tema per determinare regole a cui ci si possa attestare. Pronti anche ad inquadrare in modo speciale i giornalisti che operano nella pubblica amministrazione: all’improvviso sono stati catapultati in un mondo diverso, con retribuzioni abbattute. Stiamo già studiando le vie legali per modificare il modello di acquisizione da parte dello Stato dell’informazione via agenzie di stampa passando da gare d’appalto molto complicate ad altro sistema per garantire il mantenimento, il pluralismo e la competitività delle aziende editoriali specializzate in agenzie. Intanto abbiamo pensato di aprire un fondo di 40 milioni a loro sostegno. Inoltre, intendiamo recepire la direttiva europea sulla tutela del copyright emanando un decreto legislativo per inserirla nella legge di delegazione europea. Chi acquisisce notizie deve versare il giusto e penso per esempio ad una parte della web tax che vada direttamente a indennizzare gli editori».
Martella pensa ai lettori di domani: «app d’acquisto per ragazzi, in modo da avvicinarli a prodotti editoriali con sistemi a loro vicini e di facile fruibilità. Uno Stato moderno è uno Stato che garantisce una libera informazione di qualità». Insomma, per i giovani un reddito di cittadinanza informativa.
I giornalisti a Milano ci credono, ma aspettano i fatti. Martella ha inquadrato gli sguardi e ha capito: «Farò davvero. Come quest’incontro a Milano nella sede del sindacato, impensabile soltanto qualche mese fa». (giornalistitalia.it)