TARANTO – In tutti i decreti del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm, una sigla prima nota solo a pochissimi addetti ai lavori ed ora di conoscenza generalizzata) è ribadito che le edicole sono da considerare un servizio essenziale, un presidio della libertà di stampa, e che quindi devono restare aperte.
Alcuni sindaci, sentendosi investiti, in tempi eccezionali, di poteri eccezionali, dispongono invece la loro chiusura. In vista della domenica di Pasqua, parecchi sindaci pugliesi, per esempio (ma non sono i soli, e non solo limitatamente a Pasqua), hanno disposto che anche le edicole debbano abbassare le saracinesche. Un colpo grave al diritto dei cittadini di essere informati. Che rivela anche una forte ignoranza (nel senso di non conoscenza) sul ruolo dell’informazione, del giornalismo, dei giornali. E delle edicole, il principale veicolo di diffusione di tutta la stampa, quotidiana e periodica.
Questi sindaci, come molti politici, sono intimamente persuasi che la rete abbia reso obsoleti i giornali e la stampa. Alcuni perché sono convinti che “uno vale uno”, e che quindi il giornalismo come professione (ma anche la medicina, l’avvocatura, l’ingegneria, l’architettura e via seguitando) non abbia ragione di esistere. Chiunque si aggiri con uno smartphone o abbia in casa un personal ed una connessione è, secondo loro, in grado di informare. Nel migliore dei casi, come sappiamo piuttosto bene, è in grado di comunicare, che è tutta un’altra cosa.
Altri, meno estremisti, riconoscono – bontà loro – il ruolo dei giornalisti come professionisti dell’informazione (la denominazione include ovviamente, a scanso di fraintendimenti anche in buona fede, pure i giornalisti pubblicisti, perché anche loro esercitano la professione giornalistica: unica differenza con i giornalisti professionisti è che non lo fanno come attività esclusiva), ma ritengono che i giornali di carta non abbiano più ragione di esistere, e che sia sufficiente il medium dei media, Internet, per veicolare anche l’informazione professionale. È l’esasperazione della tesi di chi riteneva che la televisione avrebbe reso inutili i quotidiani cartacei. E invece non è così. Come i telegiornali non hanno sostituito, se non in parte, i giornali di carta (soprattutto quelli locali, più attenti e più vicini alle esigenze dei territori di riferimento), così i giornali on line non possono sostituire, se non in parte, quelli cartacei; anche quando sono le edizioni on line dei giornali stessi.
Il mondo non si esaurisce nei pur numerosi navigatori nella rete.
L’Italia, per esempio, è afflitta – per fasce di età, di reddito, di geografia – da un forte “digital divide”, che in Italiano suonerebbe come “divario telematico”, e lo stiamo drammaticamente verificando con le pesanti sperequazioni nel campo della didattica a distanza, con le scuole chiuse.
Il 33% delle famiglie italiane (Istat) non possiede apparecchi atti alla connessione Internet; una percentuale che nel Sud sale al 43%.
In particolare, le fasce più anziane della popolazione non hanno accesso al web. E anche le meno alfabetizzate.
Il “digital divide” riguarda anche la possibilità di connessione, non solo il possesso di dispositivi di accesso al web. La banda ultralarga è in esercizio in poche aree del Paese (anche se per consultare un quotidiano on line non è necessaria).
Non solo: il 30,4% degli utenti si connette alla rete esclusivamente attraverso lo smartphone, che anche per motivi di capacità visiva non è lo strumento più indicato per la lettura di un quotidiano o di notizie che eccedano la lunghezza di un flash.
Per molti, specie anziani, specie al Sud, il giornale di carta resta l’unico accesso all’informazione vera, inclusi verifica delle notizie ed approfondimenti.
Insomma, chiudere le edicole, al di là del problema non proprio marginale del destino economico degli edicolanti, si configura come un vero e proprio attentato al diritto di informarsi di una porzione rilevante di cittadini italiani, che include tra l’altro alcune fasce deboli: i più anziani, i più poveri, quelli col titolo di studi più basso.
Il governo lo ha capito. Molti sindaci no.
E allora, come chiede in un intervento in prima pagina quest’oggi il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe De Tomaso, per ripristinare legalità, diritto e libertà di stampa intervengano i prefetti. (Giuseppe Mazzarino – giornalistitalia.it)