MOSCA (Russia) – Ventiquattro anni di reclusione in una colonia penale per alto tradimento: con questa pesantissima richiesta della Procura si avvia a conclusione a Mosca il processo a Ivan Safronov, un giornalista specializzato in questioni militari accusato di aver passato informazioni riservate a Paesi stranieri.
Una vicenda di cui non si conoscono i dettagli – il dibattimento si è svolto a porte chiuse – ma il cui epilogo coincide con una serie di altre incriminazioni e condanne contro giornalisti e oppositori che hanno pubblicamente criticato la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina e che quindi sono accusati di avere diffamato le forze armate.
Una nuova forte condanna dell’operazione in Ucraina è venuta intanto dall’oppositore Alexei Navalny, in un post sui social in cui ha reso noto di essere stato rinchiuso per la terza volta in due settimane in una cella di isolamento nella colonia penale di Vladimir, dove è detenuto. L’oppositore afferma che le punizioni inflittegli sono dovute alla sua “attività politica” all’interno
del carcere e alla pubblicazione da parte dei suoi collaboratori di una lista di seimila personalità russe definite «corrotte e guerrafondaie». «Per la verità e per l’indipendenza – scrive Navalny – bisogna pagare un prezzo e io sto pagando il mio. E non me la sto passando peggio di molti altri, almeno qui non cadono le bombe».
Nel frattempo un politico già funzionario dell’amministrazione presidenziale negli anni ’90, Leonid Gozman, è stato condannato a 15 giorni di arresto per l’accusa di avere paragonato l’Unione Sovietica alla Germania nazista in un post su Facebook. Gozman, che ha 72 anni, è stato tra l’altro consigliere di Yegor Gaidar, architetto delle riforme in Russia dopo la fine dell’Urss.
Né Gozman né Safronov sono conosciuti come oppositori o dissidenti. Il secondo è diventato noto all’opinione pubblica solo con il suo arresto, avvenuto nel luglio del 2020. Il giornalista, che ha 32 anni, aveva scritto a lungo di vicende militari per due importanti quotidiani: Vedomosti e Kommersant. Poi era stato nominato nel maggio di due anni fa consigliere dell’allora direttore dell’agenzia spaziale russa Roscomos, Dmitry Rogozin. Solo due mesi dopo, l’arresto, che secondo la Roscomos non aveva nulla a che fare con l’attività di Safronov nell’agenzia.
Lo scorso marzo la Procura aveva affermato che Safronov aveva trasmesso ad un esperto politico tedesco e ai servizi d’intelligence cechi informazioni sull’intervento militare russo in Siria e le vendite di armi a Paesi africani. Notizie che però, secondo la testata online d’inchiesta Proekt, potevano essere normalmente reperite da fonti in chiaro su internet o in articoli sui media, compreso uno scritto dallo stesso Safronov.
All’udienza finale del processo, Safronov si è presentato in aula indossando una maglietta nera con la scritta Star Wars e con una pettinatura a cresta. Il suo avvocato, Eveny Smirnov, ha detto che alla vigilia la Procura aveva offerto di ridurre la richiesta di condanna a 12 anni se l’imputato si fosse dichiarato colpevole. Ciò che ha rifiutato di fare. La sentenza è prevista per il 5 settembre. (ansa)
Alberto Zanconato