ROMA – «Nell’era dei social, che hanno rivoluzionato la politica più di quel che si crede, è pero importante fermarsi a riflettere. Questo vale anche per l’informazione. “Origami” è molto intrigante». Così il premier Matteo Renzi tiene a battesimo il nuovo settimanale de La Stampa, “Origami”, insieme al direttore, Mario Calabresi, e ai giornalisti Cesare Martinetti e Gianni Riotta, nella Sala Dante dell’Istituto Centrale per la Grafica.
«Io sono un patito di twitter e Facebook – ammette Renzi – e ormai l’accesso all’informazione con gli smartphone è continuo, ma è importante come si decrittano tutte queste informazioni, come leggerle».
Quindi, ribadisce: «È necessario approfondire». E racconta: «Un mio amico, di un’importante aziende di penne, mi ha detto che nonostante il forte sviluppo tecnologico, la sua azienda ha aumentato del 70% la vendita delle penne. Come ha fatto? Alzando la qualità. Questo vale anche per l’informazione». E quindi dà il benvenuto al nuovo settimanale: «Vi auguro un grande in bocca al lupo», dice al direttore.
Calabresi spiega orgoglioso che “Origami” è un «oggetto vintage, un “disco di vinile” del giornalismo. Un prodotto esclusivamente di carta, senza alcun supporto digitale. Abbiamo fatto una scommessa in controtendenza – sottolinea – è un settimanale senza pubblicità, costa 1.50 euro nell’era di twitter e Facebook dove nessuno spende più un euro per leggere. Ma noi pensiamo che ci sia una richiesta di fermarsi, riflettere, leggere. Per questo abbiamo fatto “Origami”».
Gli fa eco Martinetti: «“Origami” nasce sull’esigenza di come affrontare il nuovo mondo, che è un mondo digitale; come sopravvivere a questo tsunami. Nasce dal felice incontro con gli amici parigini di “Le un”». Che, come prosegue Martinetti nel primo editoriale del Numero 1 di “Origami”, «l’hanno progettato: un solo foglio, un solo tema, tanti punti di vista. Come un origami: figure complesse che nascono da un semplice foglio di carta. È da leggere, rileggere e conservare. Fa rallentare e riflettere. Fa bene alla vita».
Martinetti racconta ancora: «Ero a Parigi fino a ieri ed è pure banale dire che lì c’è un’aria… complicata. Tutti conoscevano, in modo diretto o indiretto, qualcuno morto negli attacchi a Parigi. Le vittime erano tutte giovani. Ora si parla di guerra… Ecco, su tutto questo si può riflettere» conclude. (AGI)
Matteo Renzi ha tenuto a battesimo con Calabresi il nuovo settimanale de La Stampa