Aveva 92 anni. Prima della Rai ha lavorato alla Gazzetta del Popolo e a La Stampa

È morto Gino Nebiolo, una vita da inviato

Gino Nebiolo

Gino Nebiolo

ROMA – All’età di 92 anni è morto a Roma il giornalista Gino Nebiolo, storico inviato e corrispondente dall’estero della Rai. Nato a Moncalvo, in provincia di Asti, il 9 dicembre 1924, Luigi Nebiolo, si era laureato all’Università di Torino ed aveva mosso i primi passi nel giornalisti alla Gazzetta del Popolo, prima di passare a La Stampa, per la quale ha lavorato come inviato speciale e corrispondente dalla Cina.
Giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 1 gennaio 1951, è approdato in Rai a metà degli anni Sessanta lavorando da inviato e corrispondente da diverse capitali, tra le quali Il Cairo, Madrid, Montevideo e Parigi, raccontando eventi come la guerra civile in Libano, la rivoluzione dei garofani in Portogallo, la rivoluzione maoista. In seguito, ha continuato a collaborare con giornali italiani e francesi.
Ha scritto numerosi libri, tra cui “I fumetti di Mao” (1971), “La seconda vita” (1993), “Ucciderò Cristoforo Colombo” (2007), una biografia romanzata di Evita Perón, “Soldati e spie” (2011), “Il giro del mondo in 50 anni. Guerre e incontri di un inviato speciale” (2013), dove racconta anche i suoi colloqui con alcuni dei grandi della storia.
“Partigiano sui colli della Valcerrina e abile cronista fin dai tempi della Liberazione, – ha scritto di lui Giuseppe Saltini – è noto al pubblico televisivo per i suoi puntuali servizi e commenti, inviati da ogni parte calda del Globo alle reti nazionali durante più d’un trentennio”.
“Con le sue memorie – ha scritto, invece, Diego Gabutti – ci scorta in questo mondo perduto: il Jurassic Park delle zone calde della guerra fredda, delle ideologie oggi ridotte a parodia, delle alluvioni, di Fausto Coppi e Ugo Tognazzi, dei falsi diari di Mussolini (che rimangono un’idea fissa dell’Italietta nostalgica) e dei grandi incontri, con Beppe Fenoglio, con Elio Vittorini e Cesare Pavese, con i tiranni e i combattenti per la libertà, con Oriana Fallaci (che fu una giornalista del suo stampo, ma con un ego napoleonico, e scarso senso dell’umorismo). Non c’è gossip, cioè giornalismo da quattro soldi, oggi assai praticato specie dalle testate più severe, nelle imprese professionali di Gino Nebiolo. C’è un’immensa passione, in compenso, e una grande curiosità”. (giornalistitalia.it)

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