VENEZIA – Mi fa molto piacere incontrare oggi il mondo della cultura, del cinema, dell’arte e del giornalismo, settori che le istituzioni hanno il dovere non solo di promuovere, ma anche di tutelare, e che rappresentano un asset strategico per l’Unione Europea. Cosa saremmo senza il nostro patrimonio, i nostri artisti, i nostri ricercatori, comunicatori?
Sono molto orgoglioso di aver sostenuto e votato pochi mesi fa la nuova direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale, a mio parere una delle leggi più importanti approvate nel corso della precedente legislatura che porta un marchio italiano per il lavoro instancabile prodotto in particolare dall’on. Silvia Costa.
Un provvedimento importante perché ci ha consentito di garantire tutela e nello stesso tempo mettere le mani su regole che la globalizzazione fa fatica ad introdurre.
Siamo all’inizio di una legislatura nata da cittadini che chiedono discontinuità nelle politiche europee e che misurerà la propria capacità di essere un’assicurazione per la vita dei nostri paesi se saprà essere all’altezza proprio delle sfide globali.
Noi vogliamo procedere con le regole temperando le dinamiche di potenza, che nel commercio e nella produzione possono provocare diseguaglianze, insicurezza e impoverimento. Ed è con il diritto che crediamo possano essere smorzate anche tante volontà di potenza. La direttiva sul copyright risponde a questi requisiti.
In un panorama ormai non adeguatamente regolato, obsoleto e con grandi vuoti legislativi, era quanto mai necessaria una revisione normativa perché il mondo della creatività aveva bisogno di nuove norme in grado di gestire in modo giusto ed equo lo sfruttamento dei contenuti in rete.
L’Europa, capofila nella tutela dei diritti, pur continuando a investire nel processo digitale e difendendo costantemente la libertà della rete e dei suoi utenti, aveva il dovere di proteggere i produttori di contenuti, da sempre garanti della nostra filiera culturale.
La direttiva modernizza le norme sul diritto d’autore a livello europeo in 3 modi:
1) Attraverso l’introduzione di nuove eccezioni al diritto d’autore, che gli Stati Membri sono obbligati a recepire nei loro ordinamenti. In passato, la maggior parte delle eccezioni al diritto d’autore contemplate dal diritto europeo erano facoltative per gli Stati Membri.
2) Attraverso disposizioni che facilitano la conclusione di licenze e l’accesso ai contenuti. Si tratta di un meccanismo ad hoc di per le istituzioni culturali come le biblioteche.
3) Attraverso misure miranti a riequilibrare i mercati basati sul diritto d’autore a migliorare la remunerazione e il potere contrattuale degli autori nei confronti delle loro controparti.
Per fare qualche esempio vorrei sottolineare le principali disposizioni della direttiva:
- Un nuovo diritto per gli editori di giornali, che si applica quando i loro contenuti sono usati da piattaforme online. Si tratta di una delle disposizioni più importanti della direttiva; essa ha suscitato vivo dibattito con riguardo ai rapporti tra le industrie creative e le piattaforme internet, quali Google e i social media.
- Un dispositivo riguardante l’uso di contenuti protetti da parte delle grandi piattaforme di condivisione di contenuti caricati dagli utenti. È previsto che tali piattaforme, poiché effettuano attività che richiedono l’autorizzazione dei titolari dei diritti d’autore, debbano cercare di ottenere una licenza da questi ultimi.
Si tratta della parte più discussa della direttiva, che ha fatto emergere, anche all’interno del Parlamento europeo, un importante dibattito sul ruolo delle piattaforme internet (quali ad esempio YouTube o i social media) rispetto all’utilizzo di materiale protetto dal diritto d’autore.
- Il principio generale di remunerazione adeguata e proporzionata per gli autori e gli artisti-interpreti stabilito per la prima volta nella legge europea e d’applicazione quando essi trasferiscono o danno in licenza i loro diritti ai fini dello sfruttamento delle opere o esecuzioni da parte di una terza parte (e.g. produttore, editore).
- Norme sulla trasparenza, che danno ad autori ed artisti-interpreti il diritto a ottenere con regolarità da parte delle loro controparti contrattuali informazioni aggiornate, rilevanti e complete rispetto allo sfruttamento del loro lavoro.
Gli oppositori a questa direttiva hanno letto questo tentativo di riforma come una velata minaccia alla libertà della rete e un rischio di censura perché, a parere loro, le piattaforme online sarebbero state obbligate a dotarsi di costosi strumenti per controllare preventivamente il materiale caricato dai loro utenti.
Al di là delle divisioni che ci sono state, su tutta la vicenda ha pesato comunque una costante, estesa, e penetrante campagna di disinformazione e di pressione orchestrata dai giganti della rete che si è saldata con le preoccupazioni degli utenti. Una campagna che non solo ha difeso a spada tratta le plateali fake news (una su tutte l’oscuramento di Wikipedia, nonostante fosse esplicitamente esclusa dal campo di applicazione della direttiva), ma è arrivata anche a minacciare direttamente gli europarlamentari e a schedarli in base alle loro intenzioni di voto.
L’Europa, con questo voto, ha voluto dire al mondo intero che i giganti dell’ecosistema digitale non possono più calpestare i diritti, violare la dignità delle persone, sfruttare e sottopagare il lavoro di altri, ignorare la fatica di investire in competenze e professionalità, armare campagne diffamatorie contro i rappresentanti dei cittadini quando si toccano i loro interessi.
È stata insomma una battaglia di libertà, perché era in gioco il valore stesso del lavoro intellettuale e creativo, il pluralismo delle testate, il giornalismo di qualità così come la sostenibilità dell’industria culturale e giornalistica, la ricerca e l’investimento in nuovi autori.
Possiamo dire che la fase più importante è stata portata a termine. Adesso sarà fondamentale assicurare il follow up della direttiva, innanzitutto facendo in modo che venga recepita negli ordinamenti nazionali affinché trovi piena attuazione in tutti gli stati membri.
Abbiamo visto che l’attuazione della direttiva dovrebbe tutelare determinate categorie rispetto al riconoscimento del proprio lavoro, ma sarà fondamentale verificare che i benefici per queste persone siano reali.
In questo senso sarà importante la collaborazione con la Commissione europea che dovrà accompagnare gli Stati Membri nell’ambito delle proprie competenze.
A tal proposito, la Commissione sta organizzando un dialogo con le parti interessate che inizierà in ottobre e pubblicherà un documento con delle linee guida, il prossimo anno, sulle norme relative alle grandi piattaforme di condivisione di contenuti caricati dagli utenti.
Se non si regola il mondo globale ci sarà solo la forza di chi produce di più, di chi è più potente. La vocazione dell’Europa è quella di essere uno degli attori per regolare il mondo globale secondo i valori di uguaglianza, di solidarietà e di libertà. Non è un’impresa da poco, una grande vocazione che dobbiamo sentire forte perché questo sarà il secolo della globalizzazione e quindi dobbiamo dargli regole. (giornalistitalia.it)