ROMA – “La Turchia oggi assomiglia all’Italia nel periodo fascista. C’è un uomo forte al potere che usa la retorica nazionalista, quella delle quattro dita dei Fratelli Musulmani: una nazione, una bandiera, una patria, uno Stato. Il potere esecutivo, giudiziario e legislativo sono
completamente in mano al presidente Erdogan. Diversi parlamentari del principale partito d’opposizione sono in prigione, per non parlare di quelli appartenenti al partito filo-curdo Hdp. Ormai non si può più parlare. Basta un tweet per finire in carcere”. A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è il giornalista turco Can Dundar, ex direttore di Cumhuriyet in esilio in Germania dal giugno 2016.
“È inutile chiedere prese di posizione forti all’Europa. Io non mi fido più. Non lo faranno. Loro pensano solo a fare affari con la Turchia, non hanno intenzione di inimicarsela”, accusa Dundar. “Con l’accordo sui rifugiati l’Europa ha accettato un ricatto da parte di Erdogan, ha scelto di risolvere la questione dei migranti invece di difendere le persone che in questo momento in Turchia resistono e difendono i diritti umani”.
Per il giornalista “l’unica strada è quella della società civile. Siamo noi che dobbiamo mobilitarci e far sentire a quei turchi che protestano che siamo al loro fianco. Al di là dei toni arroganti, Ankara oggi è isolata internazionalmente, ma sa anche che l’Europa non le volterà mai le spalle. Noi, invece, possiamo farlo. I risultati del referendum costituzionale del 2016 – conclude nell’intervista a Monica Ricci Sargentini – hanno dimostrato che metà della popolazione turca è pronta a resistere”. (ansa)
Il giornalista in esilio “l’Ue si fa ricattare sui migranti invece di difendere chi resiste”