ROMA – L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha predisposto ed ha sottoposto alle associazioni di categoria, come previsto dalla legge, il primo Piano di assegnazione delle frequenze per la radio digitale Dab+ basato su accordi internazionali con pressoché tutti i Paesi confinanti e in ottemperanza alle risultanze della Conferenza Internazionale di Ginevra del 2006. Lo rende noto Confindustria Radio Televisioni, presieduta da Franco Siddi, evidenziando che «ciò garantisce finalmente la stabilità e il coordinamento delle risorse pianificate».
L’approvazione è prevista per il 27 luglio e, a tal proposito, Confindustria Radio Tv chiede che «tale tempistica non sia soggetta a rinvii, come già accaduto lo scorso anno a causa del mancato accordo con i Paesi esteri del versante adriatico. Per gli operatori radiofonici, infatti, è ormai divenuto oltremodo urgente poter operare in un quadro radioelettrico regolato su tutto il territorio nazionale, anche per programmare le attività operative. È urgente, inoltre, non far cadere nel nulla gli ingenti investimenti fatti sino ad oggi, nonché quelli che verranno effettuati per il consolidamento della radio digitale in vista della modifica delle attuali reti trasmissive per adeguarle alle nuove frequenze Dab, da assegnarsi con l’emanando Piano».
Il Piano Dab posto in consultazione dall’Autorità è basato su frequenze coordinate e non dipende dalla previa definizione del cosiddetto “tavolo adriatico”, in cui l’Italia è ormai da tempo tenuta sotto scacco da parte di alcuni Paesi che hanno posto l’immediata pianificazione dell’FM (con riduzione di potenza emissiva) come condizione per consentire la chiusura dell’accordo sulle frequenze DAB.
La pianificazione dell’FM è prevista per legge successivamente alla pianificazione DAB: «non è ammissibile – afferma Confindustria Radio Televisioni – che l’agenda del Governo sia dettata da comportamenti strumentali di Paesi confinanti. La pianificazione dell’FM produrrebbe poi la disgregazione del sistema radiofonico analogico, portando alla crisi definitiva della radio italiana e distruggendo gli investimenti ed i patrimoni di migliaia di imprese».
Il Mise, sul piano politico e istituzionale, sembra ora attento a evitare soluzioni drastiche perché creerebbero problemi a circa 2000 impianti. Confindustria Radio Tv rivendica di aver «espresso con chiarezza il proprio punto di vista, a salvaguardia del sistema e a garanzia di futuro per il Dab, in un documento inviato al Mise e auspica che al più presto parta il confronto politico-istituzionale, un Tavolo 4.0 per il futuro della radiofonia».
Confindustria Radio Televisioni e le emittenti radiofoniche concludono ricordando di essere «sempre pronte a collaborare con le Istituzioni e a fare il proprio dovere per il bene del Paese, garantendo pluralismo e voce a tutte le forze secondo la propria missione di servizio di interesse generale».
Per queste ragioni, apprezzando che l’Agcom si appresti a varare il piano Dab+, Confindustria Radio Tv chiede che non ci siano rinvii, ed è pronta a cooperare per risultati soddisfacenti, sviluppando una proficua relazione tra i mezzi radiofonici d’informazione e le Istituzioni. (giornalistitalia.it)