ROMA – “La donna è il motore della società nella battaglia quotidiana. Ogni giorno è alle prese con il problema di dover coniugare i molteplici impegni familiari e di lavoro. Pertanto, diventa più che mai strategico il ruolo della mobilità e della sicurezza in città, asset fondamentali di una smart city”.
Non usa mezzi termini Simona Vicari, sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture, intervenuta al convegno dal titolo “Digital Women”, organizzato dall’Associazione Italian Digital Revolution presso la Biblioteca della Camera dei deputati, insieme ad altre esponenti di spicco del mondo delle istituzioni, della ricerca e dell’imprenditoria.
“E quando si parla di smart city al femminile – spiega ancora Vicari – intendo riferirmi, soprattutto come donna, all’inclusione sociale che non può prescindere da una progettualità ‘women based’, che veda nelle donne sia le promotrici sia le utilizzatrici dei servizi digitali. Abbiamo ancora molto lavoro da fare per ridurre il digital gap tra uomini e donne e tra donne del Nord e del Sud. Per questo è fondamentale puntare sulla formazione digitale per avere cittadine consapevoli che possano sfruttare al meglio le nuove opportunità anche al fine di migliorare la propria qualità di vita”.
Certo, ci sono realtà significative in quest’Italia digitale che stenta a risalire la china a livello europeo. E sono, in buona parte, tinte di rosa. A dimostrazione del fatto che la crescita del web offre alle donne opportunità di lavoro, oltre alla cancellazione di vecchi stereotipi in una rete che può rappresentare un’alleata al servizio del genere femminile nel processo di piena realizzazione delle pari opportunità. A beneficio anche della pubblica amministrazione.
Riparte da qui dunque il dibattito sulle donne nell’universo multimediale ma, forse, in una chiave diversa dal recente passato. Nel senso che l’irruzione sulla scena di nuove professionalità sposta inevitabilmente in avanti il cuore del problema, rappresentato dal gender gap imperante anche nel settore delle competenze digitali. Risultato: ci sono sempre più donne preparate ed esperte in materia digitale, ma sono ancora poche quelle che ricoprono ruoli manageriali in istituzioni e in aziende tecnologiche. Si calcola infatti che in circa il 70% delle imprese meno del 25% delle donne ha incarichi tecnico-scientifici, alle quali viene riconosciuta maggiore capacità in termini di problem solving (la risoluzione di problemi concreti), di decision marking (lo studio dei processi di creazione delle decisioni) e di multitasking.
“Siamo qui – afferma Milly Tucci, responsabile dell’Osservatorio donne digitali dell’Aidr – per celebrare con quest’iniziativa, che si inserisce nell’agenda della settimana nazionale dell’amministrazione trasparente, un 8 marzo contemporaneo, fare il punto sull’uso di internet per migliorare la PA, il lavoro e anche la ricerca con alcune protagoniste di questa fase di cambiamento ‘disruption’. Sono infatti coraggiose le donne digitali e personalmente auguro una loro crescente presenza nei luoghi decisionali e di creazione di nuovi servizi, in quanto non perdendo la loro umanità e sensibilità le applicano al lavoro, alla tecnologia e alla politica per far fronte a problemi irrisolti”. Quali ad esempio la necessità di sconfiggere la resistenza culturale, ancora molto sentita, e di acquisire maggiori competenze con la scelta, da parte delle più giovani, di indirizzi di studio Stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).
Un recente rapporto compilato da S&P Global Market Intelligence e pubblicato dal Financial Times indica che il numero delle donne con l’incarico di amministratore delegato nelle 350 più grandi società europee quotate in Borsa è raddoppiato negli ultimi sette anni, ma rappresentano soltanto il 4 per cento del totale: in sostanza, erano 7 nel 2009, sono circa 15 oggi. Tuttavia prosegue la marcia di avvicinamento all’eguaglianza tra i sessi nelle stanze dei bottoni, come dimostrano gli Stati Uniti, dove, dal 2009 al 2016, le donne Ceo sono passate da 18 a 27.
“Dati incoraggianti – sostiene Rosangela Cesareo, blogger e socia dell’Aidr – e iniziative come questa, in un giorno speciale come l’8 marzo, sottolineano il ruolo che la donna ha assunto nella nostra società, tra mille discriminazioni e difficoltà. Il digitale in Italia è ormai di colore rosa perché sono tantissime le donne che occupano ruoli di primo piano in questo settore e rappresentano delle vere e proprie eccellenze. Guardiamo ad esempio alle cosiddette ‘mamme digitali’: un fenomeno straordinario, testato tra l’altro dai numerosi studi eseguiti sull’argomento, che dimostra come le mamme italiane siano le più digitalizzate al mondo”.
Simona Vicari: “Ancora molto lavoro per ridurre il ‘gap’ con gli uomini e tra nord e sud”