VENEZIA – «Una donna non si colpisce neanche con un fiore». Con una frase semplice, che nel quotidiano di ogni uomo dovrebbe essere scontata, la stilista Anna Fendi ha richiamato l’attenzione sulla più ignobile delle violenze, quella sulle donne vittime di uomini malati che le trascinano in vorticosi incubi facendo spesso piombare nel terrore intere famiglie e, soprattutto, innocenti bambini che avrebbero solo bisogno di carezze e di amore.
Lo ha fatto stasera nella sala consiliare del Municipio di Venezia, al Ca’ Farsetti, il palazzo con affaccio sul Canal Grande che ha dato i natali a Elena Lucrezia Corner Piscopia (1646-1684), la prima donna laureata al mondo, a 32 anni, in filosofia e non in teologia come avrebbe voluto, perché il cardinale Gregorio Barbarigo riteneva «uno sproposito» che una donna potesse diventare “dottore”, perché avrebbe significato «renderci ridicoli a tutto il mondo».
Con la grazia e lo stile che l’hanno sempre contraddistinta, Anna Fendi, 88 anni, ma solo per l’anagrafe vista la grinta e la forma smagliante che continua elegantemente a sfoggiare, ha fatto da madrina alla seconda edizione del Premio Mede@ soffermandosi sulla «cultura della gentilezza». «Non c’è una scuola specifica – ha ricordato – quindi, il compito di coltivarla spetta a tutti noi: alla famiglia, alla scuola, agli uffici pubblici e privati, ai luoghi di aggregazione. Senza dimenticare che l’educazione alla gentilezza inizia con i bambini, ma prosegue con i giovani e non deve essere abbandonata a nessuna età».
Una cerimonia che l’Associazione Mede@, nata per informare, ma soprattutto per stimolare a denunciare ogni atto di violenza, non poteva che organizzare nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
«La nostra associazione – ha, infatti, ricordato il presidente Daniele Natalizia – è tutti i giorni sul campo; lotta contro la violenza non per mettersi in evidenza, ma per aiutare realmente le vittime. E porta a casa risultati senza l’ausilio di alcun progetto pubblico. Per intenderci: siamo un gruppo di amici che credono in un ideale e ci mettono i soldi senza chiederli e prenderli dallo Stato».
Dal canto suo il coordinatore nazionale Alberto Polini ha elogiato l’impegno che, da oltre vent’anni, porta avanti la giornalista e scrittrice Catia Acquesta, portavoce dell’associazione e conduttrice della serata: «Ha pubblicato un libro, “Mia o di nessun altro. Il lato impervio dell’amore” che trae origine dalla propria storia e teneva nel cassetto da diciassette anni, ma soprattutto sta aiutando Mede@ ad aprire sportelli in tutta Italia, a cominciare dalla Calabria, dove già diversi Comuni hanno offerto la loro disponibilità».
Il giornalista Ezio Greggio, vincitore della sezione “Comunicazione e Giornalismo” del “Premio Mede@2021”, come sempre non le ha certo mandate a dire: «Chi conta deve fare qualcosa di più. Contro la violenza bisogna essere maleducati, bisogna utilizzare la magistratura e le forze dell’ordine per assicurare i responsabili alla giustizia».
Greggio ha ricordato che la legge non aiuta: «La denuncia produce una cosa piccola: tenere lo stalker a 300 metri di distanza. Poca cosa. Bisogna agire, fare cose forti. L’uomo va rieducato e se ciò non è possibile va messo nelle condizioni di non nuocere. Pertanto, occorrono azioni più incisive: gli uomini facciano la loro parte per riparare i danni provocati e le forze dell’ordine vengano impiegate per proteggere; in caso contrario questo 25 novembre diventa la giornata delle chiacchiere».
Premio Mede@ anche al Comune di Venezia (Istituzione e Politica) “primo in Italia ad avere aperto un centro antiviolenza pubblico”, a Massimiliano Anzanello, amministratore delegato di Arte Bianca srl – Pan Piuma (Imprese) e presidente della sezione alimentare di Confindustria Venezia e Rovigo, che ha assicurato il proprio impegno a sostenere e promuovere la campagna EM-ME di Andrea Sommavilla e fare formazione nelle scuole contro la violenza sulle donne e la violenza in genere. Ed ancora, Premio Mede@ a Claudia Conte (Sociale) e Francesca Valtorta (Arte, Cultura e Cinema).
Significative le testimonianze dei rappresentanti delle associazioni: Paola Radaelli (Unione Nazionale Vittime) ha ricordato che «uniti si vince, ovvero quando si ha una sinergia nella famiglia tante cose si possono fare e andare avanti», mentre Saveria Morbici (Camera Penale Militare) ha parlato del proprio impegno a far inserire nel codice penale militare i reati di stalking e violenza di genere.
Quindi, Denis Nesci (Udicon), Laura Mazza (segretario generale Parlamento del Mediterraneo) e Michele Polini (vicepresidente Accademia Mauriziana) che ha ricordato l’importanza di «saper ascoltare, essere sensibili, guardare gli occhi di chi soffre. Spesso – ha sottolineato – si confonde quel confine sottile tra amore, possessione e vergogna».
Ed ancora Marco Calonzi (Mytutela), Andrea Sommavilla (ideatore campagna EM-ME) e l’attore Eugenio Krauss: «Vincente è un uomo perdente che ci ha provato una volta di più».
La presentazione di “Una nuova proposta legislativa di Mede@” è stata affidata al costituzionalista Alessandro Diotallevi, il quale ha ricordato che «migliaia di donne restano esposte al pericolo perché le istituzioni non intervengono immediatamente. Non serve – ha ricordato – un’autorità per la tutela delle donne, ma mettere insieme e valorizzare la condivisione di una battaglia comune tra pubblico e privato. Quest’ultimo, infatti, può essere un cane da guardia del pubblico». Diotallevi ha, infine, sottolineato che «sul lavoro la violenza la fa da padrona, non solo per il salario più basso, ma per il “pizzicotto” che l’uomo si sente ancora impunemente in diritto di dare alla donna».
La proiezione del cortometraggio realizzato da Giorgio Lupano, Francesca Valtorta e Francesco Arca per la campagna EM-ME è stata l’occasione per lanciare un messaggio di solidarietà alle donne afgane, soprattutto alle bambine che stanno dando la vita per il progresso del loro paese. Nel ricordare che obiettivi dell’Onu sono l’uguaglianza, la pace e il progresso, Mede@ ha voluto, insomma, ricordare che «i diritti umani non hanno frontiere». E lo ha fatto grazie anche alla collaborazione di Eupaxx, Empresa, PanPiuma e Feel Studio, partner digitale sul progetto EM-ME.
«La mia esperienza è diventata la mia azione di vita», ha concluso Catia Acquesta evidenziando «l’importanza della prevenzione in famiglia e nelle scuole». I comportamenti dei bambini e dei ragazzi possono, infatti, «modificarsi e migliorarsi senza il condizionamento derivante dall’esempio sbagliato che hanno in famiglia. Insomma – ha spiegato la giornalista – bisogna avere la capacità di essere resilienti e trasformare una brutta esperienza in un dono».
«Per noi donne – ha concluso Catia Acquesta – sapere che ci siano uomini veri, gentili e sensibili, che abbiano il controllo su se stessi, che sappiano gestire bene la sconfitta e l’abbandono, è importante per avere fiducia nell’amore e nella vita». (giornalistitalia.it)