REGGIO CALABRIA – All’Abate di Bagnara, don Rosario Pietropaolo, passato dalle terra al cielo alle 3 del mattino di Sabato scorso, sono stato fraternamente legato per una vita intera. Se volessi, potrei scrivere su di lui pagine innumerevoli… un’intera vita vissuta da fratelli non finirei mai di raccontarla… ma le pagine di una vita vissuta così sono anche pagine sacre, da custodire nel silenzio del cuore… Venendo incontro a chi mi ha chiesto questa testimonianza, offro su don Sarino semplicemente un ricordo e due parole.
Un ricordo
Differenti, lui ed io, di soli due anni e mezzo di età (io del Settembre del 45, lui del Febbraio del 48) siamo vissuti da amici fin da ragazzi. Divenuti sacerdoti, la fraterna amicizia ci consentì di condividere i momenti più belli e importanti della nostra vita sacerdotale. Fra gli innumerevoli ricordi, mi limito a raccontarne brevemente uno solo.
Era il 1983. L’arcivescovo Sorrentino mi aveva scelto come Rettore del Seminario Pio XI; per me fu una fatica accettare, perché dovevo lasciare la parrocchia di Scilla, dove per cinque anni avevo vissuto un’esperienza pastorale indimenticabile.
Accettando per ubbidienza, chiesi all’arcivescovo di farmi scegliere personalmente l’equipe degli Educatori.
E fui io a stesso a volere come Vice-Rettore don Sarino, che era allora parroco a Melia di Scilla. Fu felice, don Sarino, di starmi a fianco nella direzione del Seminario, per due anni, 1983-1985; fino a che, resasi libera la Parrocchia di Bagnara, che lui avrebbe guidato poi per 40 anni, io stesso gli dissi di lasciare l’incarico di Vice-rettore e assumere quello di Abate.
In quei due anni, vissuti insieme in Seminario, tra le tante cose, fummo protagonisti di un evento indimenticabile: l’accoglienza in Seminario di Papa Wojtyla. Era il mese di Ottobre del 1984.
Appena si conobbe il giorno e l’ora dell’arrivo del Papa in Seminario, don Sarino – che conosceva tutto di Bagnara ed era anche tanto amico dell’Abate di Santa Maria e i Dodici Apostoli, don Domenico Cassone (al quale, del resto, ero legatissimo anch’io, perché, a suo tempo, quale arciprete di San Lorenzo, mi aveva battezzato a casa a pochi giorni dalla mia nascita) – don Sarino, dico, mi chiese se fossi d’accordo di far arrivare da Bagnara nella Cappella del Seminario una celebre poltrona, che si trovava in quella chiesa: quella poltrona su cui, a suo tempo, si era seduto Umberto di Savoia in visita alla città e all’Arciconfraternita del Rosario, della quale fu nominato Priore onorario.
Il Papa, quando vide quella poltrona, che don Sarino gli indicava felice, prima di sedersi, ne rimase incantato; e col suo atteggiamento ci colmò di gioia. Nella foto, che testimonia un momento di questo ricordo, siamo accanto al Papa don Sarino ed io in ginocchio (al mio fianco don Giovanni Amendolia, padre spirituale).
Due parole
Le due parole, dentro le quali voglio riassumere l’intera vita di don Sarino, sono “cuore” e “verità”.
La parola “cuore” parla di quel che don Sarino fu dall’inizio alla fine della sua vita; richiama il vissuto all’interno della sua famiglia naturale, ma anche all’interno di quella “famiglia” che fu per lui il Seminario. Don Sarino era felice di sentirsi amato e di amare… fin da ragazzo, da giovane, poi da sacerdote…
Ma – per una sorta di scelta istintiva – amò sempre senza voler mai apparire. Era felice di amare nel silenzio.
Così amò i suoi parrocchiani, soprattutto i poveri, gli ammalati, le persone sole, quanti venivano colpiti da un lutto, ma anche quanti cercavano lavoro senza trovarlo…
Amò i penitenti, tutti quelli che si accostavano a lui per ricevere il perdono: li accoglieva, li ascoltava e regalava loro tanta speranza, perché risorgessero e camminassero nella gioia. La paternità di Dio diventava visibile nel suo atteggiamento di sacerdote paterno e accogliente.
Era davvero, la sua vita, un trionfo del “cuore”…
Un trionfo che, a volte, avveniva anche in maniera impensata ed incredibile, come quando – in occasione del Convegno Nazionale della Fisc, svoltosi a Reggio dal 3 al 5 Maggio 2007 per i 60 anni de L’Avvenire di Calabria – l’ultimo giorno don Sarino mi consigliò di andare a pranzo con tutti i convenuti in un celebre ristorante di Bagnara. Tutti, specialmente quanti venivano dal Centro e Nord Italia, rimasero increduli quel giorno nel vedere la ricchezza e la diversità dei cibi e nel gustarne i sapori. Ma, incredulo e ammutolito rimasi anch’io quella volta, perché – recandomi alla fine a pagare il conto – mi sentii dire dal proprietario del ristorante: “Tranquillo, ha provveduto a tutto l’Abate don Sarino!”. Davvero, il cuore non conosce limiti.
La parola “verità”, in realtà, non è semplicemente una parola: è una Persona. Fu Gesù che disse: Io sono la Via, la Verità, la Vita. Don Sarino visse alla ricerca della verità.
Fin da piccolo, negli anni del Seminario, erano tante le cose che voleva capire: ascoltava ogni verità che gli veniva donata, ma, pur sempre rispettandola, prima di accoglierla, voleva in qualche modo capirla. E si confrontava sia con i compagni, sia con gli educatori, offrendo una miriade di domande e attendendo risposte.
E poi, anche da grande e da prete, fu sempre alla ricerca della Verità, convinto che, una volta raggiunta, la si debba cercare ancora, perché la Verità è sempre “oltre”… non finirai mai di averne la pienezza.
Ma, quando la Verità diventava certezza, per rispetto alla Verità don Sarino sapeva anche lottare, a volte in maniera clamorosa, sia dentro gli scenari del mondo, sia dentro gli scenari della chiesa.
“Dire la verità sempre” fu lo stile della sua vita; dirla soprattutto quando costava, senza paura, in faccia a chiunque, costasse quel che costasse. Non sempre sarà stato magari applaudito, ma sempre è rimasto libero, dentro.
Così fu don Sarino; e se da lassù mi legge, sono certo che sorride; e magari vorrebbe anche abbracciarmi… Il che avverrà, ma non so quando ancora. (giornalistitalia.it)
don Pippo Curatola
Una vita dedicata all’amore per Dio e per gli altri
Nato a Bagnara Calabra l’8 febbraio 1948, dopo aver frequentato i Seminari di Reggio Calabria e Catanzaro è stato ordinato sacerdote da mons. Giovanni Ferro il 2 giugno del 1973 a Bagnara. Il 1° ottobre 1973 è stato nominato parroco a Melia di Scilla. Incarico svolto fino al 31 luglio 1983. Vice Rettore del Seminario Pontificio di Reggio Calabria, su richiesta del Rettore don Pippo Curatola, dal 1975 al 1983 è stato vicedirettore dell’Ufficio catechistico diocesano e mansionario del Capitolo metropolitano.
Dal 1° settembre 1985 Abate della Chiesa Abbaziale “Santa Maria e i XII Apostoli”, ha organizzato e guidato numerosi pellegrinaggi in Terra Santa, Lourdes, Fatima. Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 18 luglio 1992, ha fondato e diretto il periodico “Nuovi Orizzonti”.
È morto a Bologna dove era stato ricoverato a causa di una brutta malattia. I funerali saranno celebrati a Bagnara Calabra oggi, martedì 25 luglio, alle ore 18.30 nella Chiesa di Santa Maria e i dodici apostoli, dall’arcivescovo dei Reggio Calabria-Bova, monsignor Fortunato Morrone.
Il sindaco di Bagnara Calabra, Adone Pistolesi, ha proclamato il lutto cittadino per la giornata di oggi, 25 luglio 2023, e disposto le bandiere a mezz’asta in Municipio e in tutti gli edifici pubblici che sospenderanno ogni attività lavorativa dalle ore 18.30 fino alla conclusione della cerimonia funebre. (giornalistitalia.it)
Il ricordo di Mimmo Nunnari
Ci resta la luce della sua umanità
L’Abate di Santa Maria e i XXII Apostoli di Bagnara monsignore Rosario Pietropaolo – don Sarino – è salito in Cielo. Ci restano la luce della sua umanità, la sua saggezza, l’esempio di amore per il prossimo, la sua ironia raffinata, le tracce della sua profonda cultura spirituale e classica. La sua amicizia è stata vera, grande e insostituibile.
La perdita per la Chiesa e la comunità cristiana è immensa. (Nella foto il suo sguardo compiaciuto mentre intervisto trent’anni e più addietro l’Arcivescovo Aurelio Sorrentino che lo stimava moltissimo).
Domenico Nunnari