Nella giornata dei migranti, i giornalisti gli hanno consegnato il 49° San Giusto d’Oro

Don Mario Vatta, Trieste premia il prete degli ultimi

Da sinistra: Carlo Muscatello, don Mario Vatta

Da sinistra: il vicesindaco di Trieste Fabiana Martini, Carlo Muscatello, don Mario Vatta ed il sindaco Roberto Cosolini

TRIESTE – I giornalisti triestini hanno consegnato a don Mario Vatta il 49° San Giusto d’Oro, tradizionale riconoscimento assegnato a chi ha saputo distinguersi e portare con eccellenza alto il nome della città. Fondatore della Comunità di San Martino al Campo, don Mario Vatta è, infatti, “il prete degli ultimi, che impersona il volto aperto, generoso e solidale di Trieste”. La consegna è avvenuta nel corso di un’affollata cerimonia nella sala del Consiglio comunale di Trieste, che promuove l’iniziativa assieme all’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia ed al Gruppo Giuliano Cronisti con il contributo della Fondazione CRTrieste (che mette a disposizione ogni anno la statuetta opera dello scultore Tristano Alberti).
Presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic, il sindaco Roberto Cosolini, il presidente dell’Assostampa Friuli Venezia Giulia e componente della Giunta Esecutiva Fnsi Carlo Muscatello, il presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti Cristiano Degano, il vicepresidente del Cda della Fondazione CRTrieste Lucio Delcaro, il vicesindaco Fabiana Martini ed il fiduciario del Gruppo Giuliano Cronisti Furio Baldassi.
Con don Vatta, i giornalisti triestini hanno voluto premiare “un uomo che ha speso tutta la sua vita per aiutare gli ultimi, i meno fortunati, le donne e gli uomini che la nostra città ha lasciato e lascia troppo spesso ai margini”.
Nato nel 1937, sacerdote dal 1963, don Mario Vatta è il fondatore della Comunità di San Martino al Campo, organizzazione che da 45 anni opera a Trieste in stretta collaborazione con le istituzioni e in rete con simili realtà italiane per garantire accoglienza a chi fa più fatica: persone vittime dell’alcol, della droga, reduci dal carcere, ostaggio della solitudine, che non ce la fanno a stare al passo e hanno bisogno di assistenza, di una casa, di cure, ma soprattutto di qualcuno che condivida le loro vite in salita. E la vita di questo “prete degli ultimi”, che un biografo potrebbe descrivere elencando premi, incarichi e inaugurazioni di nuovi centri d’accoglienza, è di fatto una galleria di volti, incontri, confronti, che hanno contribuito a costruire il volto solidale della città.
“Oggi gli ultimi sono diventati i primi con questo premio” ha detto, aprendo la cerimonia, il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic, mentre il sindaco Roberto Cosolini ha evidenziato come don Mario è “un simbolo dell’amore verso il prossimo”, oltre che “un’autorità morale di indiscutibile esempio”. Sempre il sindaco Cosolini ha sottolineato l’importanza della sua opera: “non solo nel dare aiuto, ma nel dare strumenti e opportunità per fare uscire le persone dal bisogno, ricercando l’integrazione e la coesione”.
Il presidente dell’Assostampa Carlo Muscatello ha messo in luce il valore di “un uomo che della solidarietà ha fatto la ragione della sua vita con la Comunità di San Martino al Campo”, mentre il vicesindaco Fabiana Martini, ha brevemente ripercorso il significato dell’opera di don Mario e della Comunità di San Martino al Campo, che ha visto sempre “la persona al centro e prima di tutto ed è solo il noi che vince”. “Significativo anche il fatto – ha aggiunto Martini – che questo premio sia consegnato il 18 dicembre, giornata internazionale dei migranti”.
Parole di gratitudine con commozione sono venute da don Mario Vatta. “Dalla strada  – ha detto –  ho imparato a leggere il Vangelo a vivere e a trasmettere alla mia gente il messaggio del Maestro”. Ricordando i tanti tipi di povertà, ha voluto ringraziare la Caritas Diocesana, espressione della Chiesa che gli è sempre stata accanto in questi 45 anni di attività, come pure quella rete infinita di solidarietà, fatta da tante persone, volontari e operatori, che rendono Trieste una città accogliente. “Questo San Giusto d’Oro fa un po’ di luce sulle povertà, accende un faro più forte e ci rende ancora più attenti ai fratelli ed amici in difficoltà”.
Sempre nel corso della cerimonia è stata presentato anche suggestivo filmato Rai che, in tredici minuti ha ripercorso, a partire dal 1967 il quasi mezzo secolo del Premio e i suoi illustri vincitori. Una targa speciale del San Giusto d’Oro è stata conferita dal fiduciario dei Cronisti Giuliani Furio Baldassi al ristoratore Mario Suban, l’uomo che ha servito generazioni di triestini, politici, presidenti, che ha festeggiato gli 80 anni e i 150 anni del suo storico ristorante nel rione di San Giovanni (il nonno, nel 1865, aveva aperto l’osteria allora fuori porta grazie a una vincita alla Lotteria di Vienna), un simbolo della triestinità a tavola, che ha portato il nome della città mondo, dall’Australia ai Paesi Arabi al Giappone, in qualsiasi posto ci fosse bisogno di affabilità, gusto e professionalità.
Prima della cerimonia, nel salotto azzurro del Consiglio, don Vatta ha firmato, come da tradizione, il libro d’oro del Comune, lasciando questa significativa dedica: “Il San Giusto di oggi è per noi. Noi ci sentiamo premiati e ne proviamo una gran gioia. Noi continueremo sulla strada già battuta, con tutte le donne e gli uomini di questa magnifica città di Trieste”.

La cerimonia di consegna del 49° San Giusto d’Oro nella sala del Consiglio Comunale di Trieste

La cerimonia di consegna del 49° San Giusto d’Oro nella sala del Consiglio Comunale di Trieste

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