PALERMO – «Egregi colleghi,
con la presente rassegno le mie irrevocabili dimissioni da consigliere regionale di Assostampa Sicilia e da socio del sindacato». Dopo Maria Pia Farinella, Giulio Francese e Graziella Lombardo, un altro esponente di spicco degli istituti di categoria dei giornalisti siciliani lascia la Fnsi. È Daniele Ditta, segretario dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, che ha scritto una lunga lettera al segretario, al presidente e ai componenti della Giunta e del Consiglio regionale di Assostampa Sicilia, ai segretari provinciali e a tutti gli iscritti.
«Questa decisione, che ho maturato già da tempo, si è resa inevitabile – spiega Ditta – dopo l’ultima riunione del Consiglio regionale. Aver annunciato tra le varie ed eventuali, nero su bianco, l’ennesimo ricorso ai probiviri nei miei confronti al fine di accertare la mia condotta come componente del Cdr di Citynews in rappresentanza dei precari in merito alla trattativa e alla stipula di un contratto integrativo che ha portato ad un pacchetto di 24 assunzioni in due anni di giornalisti precari (12 delle quali già effettive) e aumenti in busta paga per tutti i colleghi del gruppo già assunti, è un fatto grave. Anzi, gravissimo. Che tuttavia fa chiarezza tra chi come il sottoscritto si è sempre impegnato a livello sindacale per migliorare le condizioni dei giornalisti – ottenendo risultati tangibili – e chi vuole con tutti i mezzi sbarrare la strada».
«Sebbene – sottolinea Ditta – il contratto applicato da Citynews (Uspi-Cisal) sia fuori dal “perimetro della Fnsi”, tengo a ricordare che proprio la federazione ha disdettato l’accordo con Uspi prima della scadenza e in piena pandemia voltando le spalle a tantissimi giornalisti, malgrado gli accorati appelli della base a non “buttare il bambino con l’acqua sporca” e gli atti (ben due, primo firmatario il sottoscritto) approvati con larghissimo consenso da questo Consiglio regionale che sono stati disattesi dall’organo esecutivo, incapace di spostare il dibattito sui tavoli nazionali o peggio piegato sulle posizioni della maggioranza federale.
Io, invece, nella mia attività sindacale non ho mai voltato le spalle ai colleghi, soprattutto ai più “deboli”. Ecco perché mi sento incompatibile con questo modo di fare sindacato. Io oggi mi chiedo, così come tanti altri colleghi, dov’era il sindacato quando facevo il cottimista? Cosa ha fatto e cosa fa Assostampa per i tantissimi precari – soprattutto dei cartacei – pagati pochi euro a pezzo?
Che risultati ha raggiunto contro il proliferare dei co.co.co, delle prestazioni occasionali, delle partite iva che mascherano lavoro dipendente? Non siamo forse anche in questo caso fuori dal “perimetro contrattuale”? Eppure agli editori della carta stampata abbiamo fatto solo il solletico; non li abbiamo disturbati più di tanto, perché così fa comodo ad alcuni colleghi (già tutelati e in maggioranza articolo 1), che recentemente hanno pure avallato accordi per la fuoriuscita di redattori, finanziati dagli editori utilizzando fondi pubblici».
Daniele Ditta, insomma, si dimette perché ha una visione romantica del «sindacato che metta al bando il consociativismo e il doppiopesismo, non sia inefficace, inconcludente, marginale, burocratico. Un sindacato che privilegi gli interessi della comunità dei giornalisti siciliani e non usi i provvedimenti disciplinari come randello per reprimere il dissenso».
Daniele Ditta denuncia che «di fronte all’accanimento e alla persecuzione, però, ho perso ogni speranza sul valore di questo sindacato che, anziché considerare le diversità una ricchezza, cerca di annientare chi non si adegua. È successo così anche nella vicenda che riguarda il Gruppo cronisti siciliani aderente all’Unci, commissariato dopo che la maggioranza del Consiglio regionale ha clamorosamente fallito alla prova del voto. Su questa vicenda voglio soltanto rilevare – sulla scorta di dati oggettivi – l’assenza di una gestione equilibrata dei gruppi di specializzazione.
Si è chiuso un occhio, anzi due, sui ritardi e sulle inadempienze statutarie del Gus confermati in Consiglio regionale dall’ex presidente; mentre sull’Unci Sicilia, che ha sempre avuto le carte in regola (bilanci, rimesse delle quote al nazionale, convocazione delle assemblee ecc…), si è abbattuta la mannaia del gruppo dirigente di Assostampa, che ha mortificato l’immane lavoro di promozione della memoria delle vittime di mafia svolto negli ultimi 18 anni e l’efficace azione di tutela nei confronti dei cronisti, che ha ricevuto sempre gli apprezzamenti della base».
«Ad essere mortificata dal gruppo dirigente di Assostampa e da pezzi del Consiglio è stata, inoltre, – evidenzia Ditta – la figura istituzionale dell’ormai ex presidente Alberto Cicero. La sua colpa? Quella di non essersi allineato al pensiero unico e di aver difeso da presidente le prerogative statutarie del Consiglio, rivendicando la sua indipendenza (sancita dallo Statuto) nei confronti di chi avrebbe voluto orientare a suo piacimento i lavori d’Aula e la “vita” dell’Associazione».
«La somma di questi e altri fatti – conclude Ditta – sono la cifra di un sindacato che, negli ultimi quattro anni, non ha saputo fare nessun passo in avanti sui temi cogenti della professione, anzi (in termini di credibilità) ha dilapidato il “patrimonio” (storico, politico e sindacale) costruito nel glorioso passato del sindacato dei giornalisti». (giornalistitalia.it)
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