ROMA – Sarà dedicata ai diritti, alle tutele, alla dignità e all’autonomia del lavoro la sessione italiana della giornata europea annuale “Stand Up for Journalism”, promossa per il 3 novembre dalla Federazione Nazionale della Stampa.
L’iniziativa del Governo e il processo parlamentare in corso sul Jobs Act rendono centrali questioni che non tramontano, in ossequio alla lunga età di una legge. E nessuna legge di per sé crea lavoro, che però ha bisogno di leggi equilibrate.
Non si crea lavoro agitando il feticcio delle riforme, né se si accredita l’idea che possa essercene di più se sarà più facile licenziare. Il pensiero vetero-liberista, che si è affermato negli ultimi anni, non ha contribuito né alla ripresa economica e dei consumi, né alla crescita del mercato del lavoro.
In Italia, anzi, questo pensiero, con la legalizzazione di forme atipiche di lavoro che hanno fatto prosperare incertezze di occupazione e di reddito, precariato, disagio sociale, ha prodotto un’alterazione del mercato del lavoro. Un problema che ha colpito e colpisce anche il mondo dell’informazione e del lavoro giornalistico. Spesso viene invocata l’Europa per ridurre l’area dei diritti attraverso il magico richiamo alla “flessibilità”.
Ora, anche la Banca centrale europea riconosce che non c’è sviluppo di nuovo lavoro se non si investe sulla crescita e sulle garanzie che devono reggere l’equilibrio del mercato del lavoro. E’ tempo che a livello comunitario si prenda atto che sono mature le condizioni previste dai trattati per politiche economiche e non solo monetarie, che avviino una inversione di tendenza.
La Giunta della Federazione Nazionale della Stampa ritiene che l’Italia, nella fase conclusiva della sua Presidenza di turno dell’Unione Europea, debba battersi su questo terreno, per imporre a Bruxelles politiche espansive che rilancino l’occupazione, ripristinando livelli ragionevoli di crescita mentre procede il percorso di risanamento dei conti pubblici.
L’accanimento sull’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, invece, appare una formula per provocare una inversione nella considerazione del lavoro, che si vuole indebolire, piuttosto che una condizione di reale efficacia di ripartenza dell’economia e del lavoro stesso. La Fnsi chiede perciò che non si alimenti ulteriormente un sentimento di rivalsa immotivata e dannosa tra parti sociali e generazioni. Allo stesso tempo ritiene che la contrattazione debba continuare ad essere uno strumento utile e di impatto sociale rilevante per chi voglia fare riforme avanzate, assegnando alle leggi, essenzialmente, il compito di definire le tavole dei principi e dei diritti fondamentali.
Allargare le garanzie dello Statuto dei lavoratori, aggiornandole al nostro tempo, richiede uno sforzo sereno e rigoroso di carattere riformista, avendo chiaro che non si compiono atti di progresso se si riducono i diritti e le garanzie legittime del mondo del lavoro.
L’abrogazione dell’articolo 18, con l’obiettivo di cancellare la tutela forte dei posti di lavoro e di allargare le possibilità di licenziamento e demansionamento, impatta contro la sfida della corresponsabilità che gran parte del mondo del lavoro, quello del mondo giornalistico compreso, e alcune imprese qualificate hanno intrapreso. Il depotenziamento unilaterale delle garanzie, già avviate dal governo Monti-Fornero, dimostra che su questa strada non solo non si crea nuovo lavoro, ma si creano nuove situazioni precarie e nuove povertà, e anche fenomeni di riduzioni delle libertà.
Per il lavoro giornalistico una nuova norma sui licenziamenti aperti o “liberi”, non solo metterebbe ulteriormente in crisi posti di lavoro già colpiti dalla crisi economica, ma anche l’autonomia e la libertà che caratterizzano l’informazione. L’autonomia del lavoro giornalistico rischia di ridursi ulteriormente a causa dell’ampio spazio che si apre ai più svariati tipi di condizionamento, a cominciare dagli interessi forti che si esprimono talvolta sui media, nonché da quelli di natura pubblicitaria e della propaganda.
Il rischio di licenziamenti indiscriminati, che in tempi di crisi è facile nascondere sotto l’ombrello del motivo economico, espone i giornalisti a condizionamenti impropri persino nell’esercizio libero dell’attività di cronaca su fatti che impattano o possono intaccare interessi delicati. Un problema serio per la libertà e l’autonomia dell’informazione. Tutti questi temi non sono liquidabili con poche battute né con titoli ad effetto.
Per queste ragioni la Fnsi è impegnata in una mobilitazione speciale per la difesa dei diritti del lavoro e perché sia assicurata la massima e chiara informazione a tutti i cittadini, rifuggendo da obbligazioni di schieramento che appartengono alla congiuntura del dibattito politico.
La Fnsi sarà, pertanto, autonomamente in campo con l’iniziativa del 3 novembre, dedicando interamente la tradizionale iniziativa della Federazione Europea di categoria, “Stand Up for Journalism” a questo tema, e invitando a parteciparvi anche i più alti rappresentanti delle principali organizzazioni sindacali, di cui segue con vicinanza le rispettive iniziative a difesa del lavoro.
“Stand up for journalism” dedicata ai temi caldi: articolo 18 e tutela dell’occupazione