CASERTA – Dovrà comparire il 26 febbraio prossimo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Napoli il boss della camorra casertana Augusto La Torre, imputato per diffamazione a mezzo stampa commessa ai danni di un giornalista casertano, il 30enne Giuseppe Tallino. Questi era stato definito “pseudo-giornalista” da La Torre, nel corso di un’intervista resa dal boss nel giugno 2018 ad un sito casertano.
La Torre, definito il boss psicologo per aver preso la laurea in carcere, è detenuto dal 1996 dopo aver guidato con mano sanguinaria l’omonimo clan operante nel comune del litorale casertano di Mondragone, in sintonia ma spesso anche in disaccordo con i potenti Casalesi; autoaccusatosi di una cinquantina di omicidi, è divenuto anche collaboratore di giustizia salvo poi essere in sostanza “scaricato” dall’autorità giudiziaria, che ha definito la sua collaborazione riduttiva.
Nel corso dell’intervista La Torre se l’è presa con i pm accusati di accanimento investigativo nei suoi confronti o di mala gestione dei pentiti a suo danno, e con il giovane cronista che lavora al quotidiano “Cronache di Caserta”, e che con coraggio si è occupato proprio del boss; Tallino, definito anche “lecchino che non solo scrive menzogne, ma non legge gli atti processuali”, lo ha però querelato. Il boss ha attaccato tutti coloro che a suo dire vogliono tenerlo in carcere. È peraltro in corso al Tribunale di Isernia un contenzioso sul cumulo di pene per le tante condanne ricevute da La Torre. (ansa)