MILANO – Passerà alla storia, di sicuro a quella della giurisprudenza che vede sul banco degli imputati i giornalisti, l’esito delle cause civili per diffamazione intentate da Roberto Formigoni e Luca Cordero di Montezemolo, contro Milena Gabanelli e Oscar Giannino, il primo, contro lo stesso Giannino e due giornalisti del Corriere dell’Umbria, il secondo.
All’ex governatore della Lombardia, infatti, la causa è costata una sanzione di 5 mila euro come lite temeraria – “primo caso a Milano, tra i pochi in Italia”, riporta il Corriere della Sera, nel formire i dettagli delle vicende – , e a Montezemolo, che voleva 800 mila euro di danni, l’obbligo di pagare, invece, agli avversari spese processuali per quasi 50 mila.
Formigoni “si lamentava del lavoro giornalistico sui suoi guai giudiziari di Alberto Nerazzini e di Gabanelli – scrive il Corriere – in una puntata di Report intitolata «Il Papa re» il 4 novembre 2012 sui Rai3. Ma la giudice civile Martina Flamini, dopo aver verificato che i fatti riferiti erano stati attinti da atti di indagini non più coperti da segreto, è andata oltre e ha accolto la richiesta dell’avvocato Caterina Malavenda di sanzionare Formigoni per lite temeraria: «Formigoni – scrive il giudice – ha agito in giudizio con evidente colpa grave alla luce della manifesta infondatezza della domanda formulata». Sicché «la totale soccombenza, l’inesistenza del diritto vantato, l’allungamento del tempo generale nella trattazione dei processi (causato dalla proposizione di una causa solo strumentale), il danno provocato ai convenuti (consistente nella necessità di una difesa, con costi non indifferenti e incertezza della soluzione), giustificano l’accoglimento della domanda» di lite temeraria, quantificata in 5 mila euro oltre 7 mila di spese di giudizio”.
Montezemolo, invece, voleva 700 mila euro da Oscar Giannino e 100 mila da due giornalisti del «Corriere dell’Umbria», Giuseppe Castellini (attuale direttore del Giornale dell’Umbria) e Andrea Luccioli, che “nel febbraio 2013 – riporta il Corriere della Sera – avevano scritto di un comizio del giornalista allora candidato nel movimento «Fare – Per fermare il declino». Giannino, sul «suo rapporto con i “montiani” e gli altri partiti, esprimeva l’opinione che fossero tutti ancora legati a vecchi schemi di “spartizione di poltrone” e di “seggi sicuri”»; e poi sul mancato accordo con i «montiani» aggiungeva «che si era confrontato anche con Montezemolo», leader di Italia Futura, «il quale tuttavia gli aveva fatto un ragionamento analogo e quello di altri politici e gli aveva rivolto la domanda “tu quanto costi?”, cioè quanti seggi vuoi»”.
È ancora il Corsera a riferire che “il giudice Patrizio Gattari rileva che, se «a ciò si aggiunge che è notorio che il sistema elettorale in vigore nel 2013 non prevedeva la possibilità di esprimere preferenze fra i vari candidati e quindi risultava decisiva la posizione assunta all’interno delle varie liste per l’assegnazione dei probabili seggi in Parlamento», allora «appare chiaro» che, «diversamente da quanto pare ritenere Montezemolo, nessuno dei presenti può aver inteso le frasi di Giannino come un’accusa a Montezemolo di avergli proposto una qualche attività illecita»: ed è invece «evidente a chiunque che Giannino», difeso dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril, «ha inteso rimarcare la novità e specificità del suo movimento politico anche attraverso l’uso di espressioni graffianti e colorite», ma «senza commettere nessun illecito di cui possa utilmente dolersi Montezemolo». E «i giornalisti Luccioli e Castellini hanno del tutto legittimamente dato la notizia». Qui non si arriva sino alla lite temeraria, ma il giudice accolla a Montezemolo ben 24 mila euro di spese processuali a favore di Giannino e altri 24 mila a favore dei giornalisti”.
Chiedevano danni ai giornalisti: l’uno pagherà 5mila euro, l’altro ne sborserà 50mila