Attacco frontale al quotidiano la Repubblica, alle agenzie di stampa e all’Ordine

Di Maio e Crimi contro giornali e giornalisti

Luigi Di Maio

ROMA – “Diffondete la voce e smentite voi, tanto Repubblica non pubblicherebbe mai la smentita”. È partito, così, stasera nel corso di un comizio ad Atella, in provincia di Potenza, il violento attacco ai giornali e ai giornalisti sferrato dal vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, al quale si è poco dopo aggiunto il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi.
Sventolando alla piazza quotidiano la Repubblica e facendo riferimento alle notizie sulla manovra del Governo pubblicate oggi, Di Maio ha denunciato che “dovere dei giornali è anche quello di fare sempre le pulci al Governo, ma con le verità, non con le bugie”, aggiungendo che “se utilizzi le bugie per attaccare un Governo poi finisce che a noi ci attacchi con le bugie, e a quelli di prima invece gli facevi i salamelecchi con le bugie e con le menzogne tanto è vero che ci hanno preso in giro non solo i partiti ma i giornali che sostenevano quei partiti”.

Silvio Berlusconi

Il leader del Movimento 5 Stelle si è, poi, scagliato contro “il conflitto di interesse pazzesco” esistente nei media: “Io non ho neanche il potere di negare il diritto di critica: quindi adesso non si mettano a fare le vittime alcuni giornali dopo che mi hanno riempito e impallinato con fake news per sei anni. Abbiano almeno la decenza di sapere che il ministro dello Sviluppo economico non ha nessun potere per chiudere un giornale e meno male. Io – ha aggiunto Di Maio – ho solamente detto che i giornali perdono lettori perché continuano a diramare notizie false. Se qualcuno può smentire che i giornali continuino a vendere meno copie di anno in anno lo faccia”.
Riferendosi al “conflitto di interessi nei principali gruppi editoriali”, Di Maio ha sottolineato che “da una parte c’è Berlusconi che è a capo di una forza di opposizione, dall’altra c’è De Benedetti che ha la tessera numero uno dell’altra forza di opposizione. Io – ha proseguito – che vi devo dire se non cominciare a sospettare che sia qualche conflitto d’interesse nei principali gruppi editoriali e che continuamente continuano a sparare contro di noi”.
A fargli eco il sottosegretario Crimi: “Ogni giorno mi ritrovo a dover smentire le fake news che trovo sui giornali cartacei. Se l’accanimento è fatto con i fatti accettiamo le critiche, ma quando parte dall’opinione di chi deve scrivere un pezzo non ci sto. Quello non è giornalismo”.

Carlo De Benedetti

A margine del Welcome Day promosso dal Movimento Cinque Stelle a Milano, il sottosegretario ha rincarato la dose sulla vicenda dei finanziamenti pubblici ai giornali: “Quando parliamo di finanziamento tutti pensano a quello diretto, allora arriva il gruppo Gedi e dice ‘noi non prendiamo i soldi pubblici’. Vorrei ricordare, però, che hanno usufruito dei prepensionamenti e di tutta quella attività per limitare la crisi industriale”.
A giudizio di Crimi “Di Maio non ha mai augurato che chiudano i giornali. Ha detto quello che è la realtà e che accade. Il mondo è cambiato e i giornali non hanno saputo cogliere il cambiamento. Hanno ricevuto aiuti dallo Stato per 3,5 miliardi di euro negli ultimi 10 anni, forse nessun settore industriale ha ricevuto questo tipo di aiuti, ma non hanno sfruttato queste risorse per adeguarsi”.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio si è anche soffermato sulle agenzie di stampa, capitolo che intende affrontare a partire dal 2019. “Le agenzie di stampa – è la sua tesi – svolgono un servizio primario,
ma sono troppe in Italia e lo sanno anche loro”. Quindi ha denunciato che “il bando indetto dal Governo Gentiloni è stato fatto su misura sulle agenzie che dovevano vincere, quindi era un bando assolutamente indegno per come è stato fatto. Mi auguro all’inizio del prossimo anno di cominciare a prospettare come sarà il futuro della agenzie di stampa. Sicuramente anche in quel settore ci sarà molto da fare”.

Vito Crimi, sottosegretario di Stato con delega all’Editoria

Infine, un nuovo attacco all’Ordine dei giornalisti che, per Crimi, va abolito per “liberare la professione” e per abolire i contratti Co.co.co.
“Mi auguro, come sempre detto, che – ha concluso Crimi – nel 2019 l’Ordine non ci sia più perché si liberi la professione dei giornalisti. Oggi sono nate mille professioni che devono essere liberate perché il giornalismo oggi non è solo quello classico. Esiste la legge 4 del 2013 che regola le professioni che non hanno ordini, pertanto superando l’Ordine dei giornalisti supereremo il Co.co.co per i giornalisti che sopravvive in deroga perché esiste l’Ordine”. (ansa)

 

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