Per il crack del Credito Cooperativo Fiorentino ed il fallimento dell’editrice Ste

Denis Verdini condannato a 6 anni e 10 mesi

Denis Verdini

FIRENZE – La Corte di Appello di Firenze ha condannato a 6 anni e 10 mesi di reclusione il sen. Denis Verdini, 67 anni, per il crack del  Credito Cooperativo Fiorentino, fallito nel 2012, di cui è stato presidente per vent’anni a partire dal 1990. All’ex parlamentare di Ala ed editore del Giornale della Toscana, che oggi non era presente in aula, è stata ridotta la pena inflitta in primo grado, che era stata di nove anni. Gli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei sono stati, invece, condannati a 5 anni e 10 mesi, mentre per l’ex direttore generale Pietro Italo Bigini la Corte di appello di Firenze ha accolto la richiesta di patteggiamento riducendo la pena da 6 anni a 3 anni e 10 mesi per bancarotta fraudolenta). Tra i venti componenti del cda e del collegio dei revisori dei conti che hanno riportato condanne c’è anche l’ex parlamentare di Ala Massimo Parisi (1 anno e 5 mesi).
Altri componenti del cda e del collegio dei revisori dei conti hanno riportato condanne a 1 anno e 8 mesi.
La riduzione della pena a Verdini, difeso dagli avvocati Franco Coppi ed Ester Molinari. è legata al riconoscimento, da parte della Corte di Appello, di una continuazione tra il reato di bancarotta per l’ex Credito Cooperativo Fiorentino e la parte del processo relativa alla Ste, società editrice de Il Giornale della Toscana.
Quanto ai contributi del Fondo dell’editoria, percepiti dai giornali editi da finte cooperative, le indagini hanno permesso di accertato che il crac della banca era collegato anche ad un sofisticato meccanismo di fatturazione “circolare” tra società fornitrici di prestazioni e servizi. Indagini che hanno interessato anche la bancarotta della Società Toscana Edizioni e le società ed i service editoriali che componevano la “galassia editoriale” di Verdini a Firenze. Il Giornale della Toscana, dorso toscano de Il Giornale, ed i settimanali Metropoli erano, infatti, editati da cooperative (Società Toscana Edizioni srl e Sette Mari scarl) che, tra il 2005 e il 2009, avrebbero incassato indebitamente oltre 4 milioni l’anno di contributi pubblici erogati dal Fondo Editoria istituito presso la Presidenza del Consiglio. (giornalistitalia.it)

Dal crac del Credito Cooperativo Fiorentino al Fondo dell’editoria

La vicende del crac del Credito Cooperativo Fiorentino, la “banchina” fallita nel 2012, di cui Denis Verdini è stato presidente per vent’anni, dal 1990, e dei contributi del fondo dell’editoria percepiti dai suoi giornali editi da finte cooperative, sono state oggetto di un’inchiesta condotta dai pm Luca Turco e Giuseppina Mione.
L’indagine ha disegnato la rete di rapporti esistente tra il Credito Cooperativo Fiorentino e i due imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, soci della holding Hbf che controllava decine di società, fra cui l’impresa di costruzioni Btp, la catena di alberghi Una, la Immobiliare Ferrucci, “scrigno” del comparto immobiliare del gruppo.
Secondo l’accusa, la banca aveva erogato decine di finanziamenti a società riconducibili a interessi di Riccardo Fusi (già condannato per l’inchiesta sulla “cricca” degli appalti, capitolo Scuola Marescialli di Firenze), Roberto Bartolomei e altri imputati su contratti preliminari basati su operazioni fittizie o comunque viziati da irregolarità di vario tipo. Un sistema che nel tempo avrebbe favorito una galassia di società – alcune fallite – contribuendo a svuotare il patrimonio del centenario istituto di credito. Nel processo i pm evidenziarono anche presunte carenze nei controlli della governance della banca, con mancate verifiche di operazioni quanto meno incaute o comunque estranee alla prassi del sistema creditizio.
Al crac era stato collegato pure il complesso meccanismo ideato per accedere senza averne diritto – sulla base di una sorta di fatturazione circolare tra le varie società per prestazioni e servizi – ai contributi per l’editoria di alcune testate locali. In questo filone processuale entra infatti la vicenda della bancarotta della Ste (Società Toscana Edizioni), che editava Il Giornale della Toscana, pubblicato dal 1998 al 2014 in abbinamento con Il Giornale, della società Sette Mari e di altre società “service” collegate tra loro nella galassia editoriale e mediatica promossa a Firenze dallo stesso Verdini.
I guai dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino iniziarono nel 2010, con una prima ispezione della Banca d’Italia. La situazione economica dell’istituto era traballante: dopo due anni di amministrazione straordinaria, nel 2012 il tribunale di Firenze ne sentenziò il fallimento. Ma mentre l’attività, a garanzia dei risparmiatori, venne rilevata da Chianti Banca, i pm fiorentini aprirono un’inchiesta.
Secondo le ipotesi dei pm, Verdini aveva usato la banca come un “bancomat” personale. Le indagini a questo punto si allargarono anche all’altra attività di Verdini: il quotidiano “l Giornale della Toscana, dorso regionale de Il Giornale, e i settimanali locali Metropoli. A editare questi giornali erano delle cooperative (la Società Toscana Edizioni srl e la Sette Mari scarl) che, sempre secondo le accuse, sarebbero servite a drenare i fondi pubblici. Più di 4 milioni all’anno di contributi vennero ad esse erogati dal Fondo per l’editoria, tra il 2005 e il 2009. Il 15 luglio del 2014, il gup Fabio Frangini dispose il rinvio a giudizio di tutti gli imputati. (agi)

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