ROSSANO (Cosenza) – Con questa accelerazione sociologica, il giornalista finisce per vestire i panni – contemporaneamente – del protagonista e della vittima. La riflessione viene in occasione del convegno avvenuto a Rossano (Cosenza), proposto dai giornalisti cattolici dell’Ucsi Calabria insieme al Sindacato e all’Ordine regionale dei giornalisti. Il giornalista che non nasconde la propria fede religiosa (ma, per la verità, qualunque giornalista anche senza aggettivi) come può affrontare e metabolizzare l’evolversi della professione?
La tecnologia conquista traguardi, di volta in volta, impensabili. A chi ha perduto un arto per malattia o in un incidente riescono ad avvitare braccia e gambe di metallo con le quali si può correre, tirare di scherma, vincere le olimpiadi.
La pubblicità spiega come le vetture in commercio siano state dotate di un sensore capace di individuare un ostacolo e di fermarsi prima di travolgerlo. By-passando il guidatore. Non ci vorrà molto perché gli autisti siano sostituiti del tutto da un computer al quale indicare percorso e destinazione.
Cambiano le prospettive. Il lavoro dei medici è svolta dagli ingegneri e gli informatici sostituiscono i taxisti, rendendo inutili i vigili del traffico, la polizia stradale, gli assicuratori e i carrozzieri.
Eppure questi progressi che, per un verso, affascinano, per un altro inquietano e pongono questioni etiche non banalmente risolvibili dalla sola scienza.
La clonazione di un fegato guarisce un malato di cancro. Ma, se il tumore fosse al cervello, la sostituzione di un organo con un altro potrebbe avvenire con identica certezza morale? Hanno clonato la pecora Dolly e sembra che ci sia un “doppio” di una scimmia. Possibile immaginarlo anche per l’uomo con la noncuranza con cui si sperimenta su un animale?
La tecnologia è in grado di proporre dei telegiornali evitando qualunque intervento umano. L’università di Berkeley, in California, ha terminato una sperimentazione durata tre anni e potrebbe lanciare sul mercato una tv, realizzata da un algoritmo, in grado di setacciare le notizie e proporre un notiziario appropriato e da una “figura” creata dal computer che sostituisce l’ancor man (o woman) che legge i testi. Significherebbe l’esubero di qualche decina di giornalisti nel mondo. Se l’industria attende ancora è proprio per l’impatto tragico che avrebbe sugli organici.
Ma i giornalisti è meglio che non aspettino l’arrivo del peggio.
La professione di informare può salvarsi soltanto alzando l’asticella della qualità con cronisti e commentatori assolutamente preparati in grado di rappresentare un valore aggiunto e, quindi, di comunicare una notizia con una chiave di lettura sufficientemente originale da giustificare il prezzo del costo per comprarla.
E, in epoca di relativismo, è bene che il giornalista dichiari qual è il suo punto di vista. Se, durante uno spettacolo, sta sotto il palco è comprensibile che veda un discreto affollamento di pubblico. Se si accomoda dietro, sulle tribune, non è scandaloso che si accorga di vuoti significativi. (giornalistitalia.it)
Lorenzo Del Boca