MILANO – “Bravi, vi ammiro giornalisti editori di voi stessi”: in queste parole di Ferruccio de Bortoli c’è l’essenza della realtà di oggi e della prospettiva del giornalismo di domani. Il Direttore – come tutti lo chiamano per aver guidato Corriere della Sera e Sole 24 Ore e per essere sempre figura leader – parla da presidente della giuria del Premio Guido Vergani del Gruppo Cronisti Lombardi durante la cerimonia di consegna dei riconoscimenti nella prestigiosa Sala Barozzi dell’Istituto dei Ciechi di Milano.
Davanti al mondo del giornalismo e delle istituzioni, a giornalisti giovani ed esperti, a famiglie intere, studenti e scolari, il Direttore de Bortoli, ora presidente della Longanesi e di Vidas (Assistenza gratuita ai malati terminali) argomenta: “È un onore presiedere la giuria del Premio Guido Vergani, un brillante giornalista che sapeva vedere oltre e cogliere l’essenza migliore di un fatto. Per esempio con gli articoli sul progetto «Dialogo nel buio» dell’Istituto dei Ciechi è riuscito a raccontare la vivacità di questa grandiosa istituzione che ha ideato il Percorso di successo in cui si è spinti a vivere, concentrarsi, pensare e decidere esaltando gli altri sensi come chi non ha quello della vista”.
“Ma Vergani – aggiunge de Bortoli – ha anche rappresentato che cos’è e che cosa è capace di fare la solidarietà milanese. Abbiamo bisogno del buon lavoro del giornalismo d’inchiesta. E ce n’è: basta guardare i concorrenti di questo Premio o del concorso della Rai: noi giurati siamo stati messi a dura prova dalla qualità. Il buon lavoro giornalistico per dimostrare che esiste una società civile su cui fare affidamento”.
“Un bene supremo – spiega il Direttore – è, infatti, il capitale sociale. Va incentivato il buon lavoro di un cronista che vuol vedere con i propri occhi e con i propri sentimenti ciò che accade e raccontarlo senza fermarsi davanti alle verità ufficiali.
In una fase di alta tecnologizzazione è un valore assoluto che fa la differenza e che mi auguro che anche gli editori sappiano apprezzare e difendere. Oggi assistiamo alla realtà di un giornalista che si fa editore di se stesso. Non essendoci più editori e non potendo avere un giornale alle spalle, il giovane (e anche il meno giovane) si finanzia da sé, racimola tutti i suoi risparmi, gira, va all’estero e investe sul proprio lavoro, vendendo poi i servizi completi di notizie, commenti, foto e video su un mercato a questo punto mondiale”. Il presidente del Gruppo Cronisti Lombardi, Cesare Giuzzi, dal canto suo sottolinea “la mole e la qualità del lavoro giornalistico svolto in libertà, anche con la collaborazione delle forze dell’ordine e delle Istituzioni, ma sempre con spirito critico e indipendente.
Non dobbiamo mai stancarci di fare domande. Oggi combattiamo con la difficoltà della corsa a chi pubblica prima e, quindi, si è esposti all’altissimo rischio di non verificare ogni elemento prima di divulgare. La marea di informazione dei social network sta, però, lì a dimostrare che c’è differenza tra notizia sparata a caso e lavoro del giornalista che prima verifica e controlla: offre un’informazione certificata e sicura”.
Il nuovo prefetto di Milano, Alessandro Marangoni, aggiunge: “Il momento pare buio, ma vedo la luce e l’informazione in prima linea per illuminare il cammino di tutti. L’informazione è garanzia per la comunità”. Il presidente dell’Istituto dei Ciechi, Rodolfo Masto, offre una chiave di lettura particolare:
“Comunicando dobbiamo assorbire tutti gli insegnamenti di Guido Vergani oppure di Candido Cannavò che, con il suo libro “E li chiamano disabili”, ha squarciato un velo e aperto nuove strade. Guido con gli articoli sul «Dialogo nel buio» ha contribuito a un successo che conta già un milione di visitatori. Un disabile non preparato è un peso per la società e, quindi, anche i politici dovrebbero agire per renderlo abile e capace di partecipare alla vita della comunità: un vantaggio per tutti. L’informazione dovrebbe puntare di più sulle belle notizie. Ci sono, bisogna cercarle e divulgarle: fanno titolo, fanno vendere anche queste”. Il presidente dell’Associazione Lombarda Giornalisti, Paolo Perucchini, sottolinea: “La crisi ci chiede sacrifici e tanti ne stiamo facendo. Ma siamo in grado di affrontare il futuro se siamo garantiti nelle tutele. Da qui l’importanza del rinnovo del contratto giornalistico che è stato appena prorogato per dare tempo a tutti gli attori di accordarsi con senso di responsabilità su quello nuovo”.
Conclude Gabriele Dossena, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, che si rivolge a de Bortoli: “Sei stato mio direttore e tutti insieme abbiamo attivato un faro che chiedo di tenere sempre acceso: il ruolo civile della professione. Dovremmo essere i guardiani di questo ruolo. E ricordare sempre la nostra legge: l’obbligo del giornalista è raccontare la verità sostanziale dei fatti. Davanti al rischio della prateria del web bisogna tutelare i lettori e gli utenti aiutandoli a distinguere la notizia vera dalla bufala. Giornalisti, girate per le strade per dare un’informazione corretta. E intendo l’Ordine non come esattore di quote o certificatore di crediti formativi, ma come garante dei lettori”. (giornalistitalia.it)
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