ROMA – Riprende oggi, nell’Aula di Montecitorio, la discussione sul Ddl Editoria. Alle ore 14.30 è, infatti, in programma alla Camera dei deputati la prosecuzione dell’esame del testo unificato delle proposte di legge “Coscia e altri” e “Pannarale e altri” con relatori Roberto Rampi (Pd) per la maggioranza e Giuseppe Brescia (M5S) per la minoranza.
Il testo, già approvato in prima lettura da Montecitorio e poi modificato durante l’iter al Senato, introduce novità nel settore dell’editoria, a partire dal tetto agli stipendi Rai, fissato a 240mila euro annui. Inoltre, viene istituito il Fondo per il pluralismo e l’innovazione presso il ministero dello Sviluppo economico e viene attribuita al Governo la delega per ridefinire la disciplina sui contributi pubblici, le norme sui prepensionamenti dei giornalisti e sul Consiglio dell’Ordine.
La maggioranza punta ad una approvazione rapida del ddl da parte di Montecitorio: le previsioni, viene spiegato dal Pd, fanno prevedere un esame “tranquillo” del provvedimento, che non dovrebbe subire ulteriori modifiche. Questi i punti fondanti del ddl:
ISTITUZIONE DEL FONDO PER IL PLURALISMO E L’INNOVAZIONE DELL’INFORMAZIONE
Al fine di assicurare la piena attuazione dei principi di cui all’articolo 21 della Costituzione, in materia di diritti, libertà, indipendenza e pluralismo dell’informazione, nonché di incentivare l’innovazione dell’offerta informativa e dei processi di distribuzione e di vendita, la capacità delle imprese del settore di investire e di acquisire posizioni di mercato sostenibili nel tempo, lo sviluppo di nuove imprese editrici anche nel campo dell’informazione digitale, è istituito presso il ministero dell’Economia il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione.
Il Fondo è destinato anche alle radio e tv locali, oltre alle imprese editoriali costituite da cooperative e istituti no profit. Il Fondo sarà alimentato dalle risorse per il sostegno all’editoria quotidiana e periodica, e per le emittenti locali. È, inoltre, previsto l’uso di una quota, fino a 100 milioni di euro annui per il periodo 2016-2018, delle eventuali maggiori entrate da canone Rai in bolletta.
TETTO AGLI STIPENDI RAI
Il limite massimo delle retribuzioni èfissato a 240mila euro all’anno. Il tetto si applica agli amministratori, ai dipendenti e ai consulenti “del soggetto affidatario della concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”. Il tetto non può essere superato anche qualora l’azienda dovesse emettere dei bond.
La norma è stata introdotta al Senato, con un emendamento presentato dal relatore Roberto Cociancich (Pd) e approvato all’unanimità a Palazzo Madama, anche alla luce della pubblicazione degli ultimi stipendi dei dirigenti di Viale Mazzini, alcuni dei quali andavano ben oltre la quota di 240mila annui. La riforma prevede anche una riduzione delle risorse assegnate nel Fondo per l’Editoria alle imprese che danno stipendi superiori a 240mila euro.
ORDINE DEI GIORNALISTI E PREPENSIONAMENTI
Diventano massimo 60 i componenti del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e viene garantita la rappresentanza alle minoranze linguistiche. Il ddl, inoltre, delega il Governo ad adottare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge criteri più stringenti per il ricorso ai prepensionamenti dei giornalisti, a rivedere l’attuale procedura sugli stati di crisi.
DEFINIZIONE QUOTIDIANI ONLINE
Devono pubblicare prevalentemente online, essere regolarmente registrati nella cancelleria di un tribunale, produrre soprattutto informazione, aggiornata quotidianamente, avere un direttore responsabile iscritto all’Ordine dei giornalisti.
SERVIZIO PUBBLICO
La concessione del servizio pubblico (Rai) durerà dieci anni e ci dovrà sempre essere la consultazione pubblica sugli obblighi di servizio per il rinnovo. Sarà affidata con decreto del presidente del Consiglio su proposta del Mise di concerto con l’Economia.
CONTRIBUTI PUBBLICI
Il testo del ddl delega al Governo la ridefinizione dell’intera disciplina. L’esecutivo, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, dovrà ridefinire inanzitutto la platea dei beneficiari: tra questi, oltre alle tv locali, le cooperative giornalistiche e gli enti senza fini di lucro, quotidiani e periodici delle minoranze linguistiche, imprese ed enti che editano periodici per non vedenti o ipovedenti, associazioni di consumatori, imprese editrici di quotidiani e periodici diffusi all’estero.
Saranno esclusi, invece, i giornali di partito e le imprese editrici di quotidiani e periodici che fanno capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate. Ulteriore requisito richiesto sarà l’edizione della testata in formato digitale, anche in parallelo con la carta.
L’ammontare del contributo pubblico dipenderà dal numero di copie annue vendute e dagli utenti unici raggiunti, oltre che dal numero di giornalisti assunti. Sono previsti, infine, dei criteri “premiali” per quelle imprese che assumono a tempo indeterminato gli under 35 e vengono fissati limiti massimi al contributo erogabile.
Nella delega c’è anche la parte relativa alle liberalizzazioni: il governo dovrà incentivare gli investimenti nell’innovazione digitale, assegnare finanziamenti a progetti innovativi, liberalizzare la vendita dei prodotti editoriali e gli orari di apertura dei punti vendita, incentivare sul piano fiscale gli investimenti pubblicitari su quotidiani, periodici, radio e tv locali. (Agi)