Odg in calendario al Senato. Preoccupa l’emendamento sui prepensionati al lavoro

Ddl editoria: settimana decisiva con un rischio

Il Senato della Repubblica

Il Senato della Repubblica

ROMA – Ddl editoria presto in aula per l’approvazione definitiva del Senato, dopo quella già ottenuta dalla Camera dei deputati. Ci riferiamo, naturalmente, alla “Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall’unificazione dei disegni di legge d’iniziativa dei deputati Maria Coscia ed altri; Annalisa Pannarale ed altri”.
L’argomento figura all’ordine del giorno dei lavori della prossima settimana, ma dopo la discussione sulla conversione, con modificazioni, del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo Ilva e la delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea. E, naturalmente, “ove concluso dalla Commissione” Affari Costituzionali, che tornerà a riunirsi lunedì 25 luglio alle ore 10. Per martedì 26 luglio, alle  ore 14, è fissata, invece, la riunione della Commissione Lavoro chiamata a votare lo schema di parere sull’Atto del Governo.

Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti

Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti

Il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti hanno espresso “soddisfazione la decisione del Senato di calendarizzare in aula, a partire da martedì prossimo, il ddl di riforma dell’editoria”, ma considerato che martedì i lavori sono in programma soltanto dalle 16.30 alle 20, appare improbabile che si riesca ad arrivare al voto che, invece, potrebbe giungere nelle giornate di mercoledì 27 (l’aula lavora dalle 9.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 20) o di giovedì 28 (solo dalle 9.30 alle 14). Prima della pausa estiva rimarrebbe, infine, soltanto la prima settimana di agosto con sedute: martedì 2 (16.30-20), mercoledì 3 (9.30-13 – 16.30-20), giovedì 4 (9.30) e (se necessaria) venerdì 5 (9.30). “La decisione – affermano Lorusso e Giulietti – va nella direzione auspicata dalla Fnsi e dalle Associazioni regionali di stampa, che hanno promosso iniziative di mobilitazione a tutti i livelli per favorire l’approvazione in tempi brevi del ddl. Adesso ci si augura che, nel rispetto dell’autonomia dell’assemblea del Senato, l’iter della riforma”.

Erica D’Adda

Erica D’Adda

Intanto, giovedì scorso in Commissione Affari Costituzionali del Senato, presieduta da Anna Finocchiaro (Pd), sono intervenuti il vice ministro dell’interno Bubbico e il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico Antonello Giacomelli. Nella prosecuzione dell’esame congiunto, la senatrice Erica D’Adda (Pd), per incarico del Presidente della Commissione lavoro, ha riferito che la Commissione ha espresso un parere favorevole con alcune osservazioni. In primo luogo “l’esigenza di una coerenza complessiva del sistema previdenziale, all’interno del quale possano essere prospettate eccezioni solo se sostenibili e compatibili.
Con riferimento all’articolo 2, comma 5, lettera a si rileva “l’opportunità di chiarire la portata del principio di delega sul divieto di mantenere un rapporto lavorativo con il giornalista che abbia ottenuto il trattamento anticipato, considerato che la disciplina vigente già richiede la previa cessazione del rapporto di lavoro, ammettendo il cumulo del trattamento anticipato con redditi da lavoro entro i limiti stabiliti per la pensione di anzianità”. L’articolo in questione, contenuto nel disegno di legge n. 2271 prevede, infatti, che “nell’esercizio della delega di cui al comma 4, il Governo si attiene ai seguenti princìpi e criteri direttivi: a) incremento, nella direzione di un allineamento con la disciplina generale del sistema pensionistico, dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l’accesso ai trattamenti di pensione di vecchiaia anticipata previsti dall’articolo 37, comma 1, lettera b), della legge 5 agosto 1981, n. 416, prevedendo, in ogni caso, il divieto di mantenere un rapporto lavorativo con il giornalista che abbia ottenuto il trattamento pensionistico, e revisione della procedura per il riconoscimento degli stati di crisi delle imprese editrici ai fini dell’accesso agli ammortizzatori sociali e ai prepensionamenti”.

Pierluigi Roesler Franz

Pierluigi Roesler Franz

Sul punto si registra la “preoccupazione” del sindaco revisore dell’Inpgi, Pierluigi Roesler Franz, secondo il quale “la senatrice D’Adda vorrebbe rimettere in discussione l’attuale norma contenuta del disegno di legge sulla riforma dell’editoria n. 2271, già approvato alla Camera, che prevedeva, in ogni caso, il divieto di mantenere un rapporto lavorativo con il giornalista che abbia ottenuto il prepensionamento in base all’art. 37 della legge 416 del 1981”. Divieto che – osserva Franz – se fosse cancellato avrebbe pesanti riflessi negativi sull’Inpgi in quanti “le aziende editoriali non assumerebbero nessun giovane, ma continuerebbero ad utilizzare legalmente i prepensionati senza pagare contributi all’Inpgi 1”.
Tornando ai lavori della Commissione Affari Costituzionali, osservazioni anche in merito all’articolo 4: “il mandato della commissione per la valutazione dell’equo compenso nel lavoro giornalistico (scaduto a giugno 2016) è prorogato fino al completamento degli adempimenti, al termine dei quali la commissione cessa dalle proprie funzioni. Poiché i compiti della commissione sono costituiti sia dalla definizione dell’equo compenso dei giornalisti iscritti all’albo che dalla pubblicazione e costante aggiornamento di un elenco dei soggetti o delle testate che rispettino il suddetto parametro, si ritiene opportuno un chiarimento in ordine ai termini di applicazione della norma di proroga in esame. Si auspica, infine, che la suddetta commissione realizzi il suo mandato anche attraverso la definizione di parametri certi per la valutazione dell’equo compenso nel lavoro giornalistico”.

Roberto Cociancich

Roberto Cociancich

Il relatore Roberto Cociancich (Pd) ha, quindi, presentato due emendamenti rilevando che uno di essi recepisce sostanzialmente il contenuto di quello della senatrice Loredana De Petris (misto Si-Sel). Nel primo, all’art. 1 si chiede di sostituire il quarto periodo con il seguente: “Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sono definiti i requisiti soggettivi, i criteri e le modalità per la concessione di tali finanziamenti; lo schema di tale decreto è trasmesso alle Camere per l’espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia, che si pronunciano nel termine di sessanta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto può comunque essere adottato. Il Presidente del Consiglio dei ministri, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente il testo alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. Le Commissioni competenti per materia possono esprimersi sulle osservazioni del Presidente del Consiglio dei ministri entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, il decreto può comunque essere adottato”.
Conseguentemente, al primo periodo, sopprimere le parole: “, sentite le Commissioni parlamentari competenti, che si esprimono entro trenta giorni dalla trasmissione dello schema di decreto, decorsi i quali esso può essere comunque adottato”.

Antonello Giacomelli

Antonello Giacomelli

Sul secondo emendamento il sottosegretario Giacomelli ha, quindi, osservato che “consolida – a livello normativo – le modalità di svolgimento della procedura di affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, esplicitando alcuni indirizzi già emersi nel dibattito politico e istituzionale, in occasione dell’esame della riforma della governance della Rai.
Si tratta dell’emendamento con il quale si chiede di inserire l’Art. 6-bis (Procedura per l’affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale):
«1. All’articolo 49 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti:
“1-bis. L’affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale ha durata decennale ed è preceduto, ai sensi dell’articolo 5, comma 5, della legge 28 dicembre 2015, n. 220, da una consultazione pubblica sugli obblighi del servizio medesimo. 
1-ter. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottare previa deliberazione del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, è affidato in concessione il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale ed è approvato l’annesso schema di convenzione. Lo schema di decreto e l’annesso schema di convenzione, sono trasmessi per il parere, unitamente ad una relazione del Ministro dello sviluppo economico sull’esito della consultazione di cui al comma 1-bis, alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Il parere è reso entro trenta giorni dalla data di trasmissione, decorsi i quali il decreto può comunque essere adottato, con l’annesso schema di convenzione. Il decreto e l’annesso schema di convenzione sono sottoposti ai competenti organi di controllo e quindi pubblicati nella Gazzetta Ufficiale. 

Anna Finocchiaro

Anna Finocchiaro

1-quater. Sino alla data di entrata in vigore del decreto che dispone il nuovo affidamento del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, e comunque per un periodo non superiore a novanta giorni dalla data di scadenza del rapporto concessorio, continuano a trovare applicazione, ad ogni effetto, la concessione e la relativa convenzione già in atto.
1-quinquies. Il Ministero dello sviluppo economico provvede, sulla base dello schema di convenzione annesso al decreto di cui al comma 1-ter, alla stipulazione della convenzione con la società concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”».
In particolare, si era già convenuto che la durata della concessione fosse decennale anziché ventennale e che lo schema di decreto sull’affidamento in concessione e i risultati della consultazione pubblica fossero poi sottoposti alla valutazione della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Da quel momento, inizieranno a decorrere i termini per la stipula del contratto nazionale di servizio, nel quale saranno indicati nel dettaglio gli obblighi a carico del concessionario pubblico.
A tal proposito, il senatore Massimo Mucchetti (Pd) ritiene necessario “un approfondimento su tale proposta di modifica, per comprendere se vi siano implicazioni, per esempio, sotto il profilo delle risorse necessarie, oppure riguardo alla possibilità – valutata con la legge n. 112 del 2004 – di immissione sul mercato di comparti dell’azienda Rai”.
Il sottosegretario Giacomelli, dal canto suo, ha ribadito che “la norma non affronta questioni di merito, quali il tema delle risorse o quello della privatizzazione della Rai, né individua gli obblighi del concessionario pubblico, che saranno fissati invece attraverso il contratto di servizio. Essa è volta unicamente a stabilire in modo certo la procedura di affidamento del servizio pubblico, limitando a dieci anni la durata della concessione. Resta impregiudicata la possibilità del Parlamento non solo di pronunciarsi sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sull’affidamento in concessione e sull’annesso schema di convenzione, ma anche di formulare linee generali sul servizio pubblico radiotelevisivo, attraverso gli opportuni strumenti di indirizzo”.

Maurizio Gasparri

Maurizio Gasparri

A giudizio del senatore Maurizio Gasparri (Fi-Pdl), invece, va rilevata “la mancanza di organicità degli interventi sul servizio pubblico radiotelevisivo, che risultano estremamente frammentari. Infatti, l’emendamento incide in modo significativo sulla legge n. 220 del 2015 che, da un lato, è ancora inapplicata con riferimento alla nomina del consiglio di amministrazione e del direttore generale e, dall’altro, delega al Governo solo il riordino e la semplificazione dell’assetto normativo vigente in materia di servizi di media audiovisivi e radiofonici”.
“Tuttavia, vi è effettivamente – ammette Gasparri – la necessità di rinnovare la convenzione tra la Rai e lo Stato, che è già in regime di proroga, essendo la scadenza prevista per il 6 maggio scorso. A tale proposito, il Governo ha correttamente avviato la consultazione pubblica, promossa anche dalla Rai, ed è quindi ancora in corso una riflessione sullo schema di convenzione. Su questo argomento, è auspicabile che anche il Parlamento, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, avvii un ampio dibattito per formulare indirizzi al Governo”.
In ogni caso, Gasparri ritiene “condivisibile la limitazione a dieci anni della durata della concessione, anche per tenere conto delle innovazioni tecnologiche. Tuttavia, l’emendamento prevede altresì la conferma della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo in esclusiva alla Rai, senza bandi di gara. D’altro canto, questa sembrerebbe l’unica soluzione accettabile, anche in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche degli altri operatori del settore, senza dimenticare che la Rai ha una attitudine precipua a svolgere il servizio pubblico, anche per il suo assetto proprietario”.
Sui rilievi mossi da Gasparri, il sottosegretario Giacomelli precisa che “il superamento dell’opzione del bando di gara per l’affidamento in concessione del servizio pubblico – ipotizzato in passato – è già previsto dalla legge n. 220 del 2015. Pertanto, l’unico elemento innovativo introdotto con l’emendamento è quello sulla durata della concessione”.
Con riferimento alla segnalazione del senatore Gasparri sulla necessità di garantire la piena capacità rappresentativa del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti, Giacomelli dichiara invece “ la disponibilità del Governo a riesaminare le proposte di modifica presentate a tale riguardo”.
Inoltre, se per la senatrice Loredana De Petris (Misto-Si-Sel) “la modifica proposta dal relatore ha anche implicazioni di carattere sostanziale, ad esempio con riferimento al piano industriale e agli investimenti, pertanto sarà necessario un ampio dibattito per approfondire tale argomento”, il senatore Luis Alberto Orellana (Aut (Svp, Uv, Patt, Upt)-Psi-Maie) ritiene opportuno che “sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri si pronunci anche la Commissione lavori pubblici. Comunque, in vista della prevista riassegnazione della banda di frequenza dei 700 MHz, sarebbe preferibile un coinvolgimento di tutto il servizio radiotelevisivo, pubblico e privato”.
Nelle conclusioni, il sottosegretario Giacomelli ha precisato che “la Commissione di vigilanza dei servizi radiotelevisivi potrà pronunciarsi su tutte le fasi della procedura di affidamento in concessione, come anche sulla convenzione e sul contratto di servizio. Tuttavia, l’emendamento non affronta questioni specifiche come quella dell’assegnazione della banda di frequenza dei 700 MHz”.
Su proposta della presidente, la Commissione ha, quindi, fissato il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti alle ore 10 di lunedì 25 luglio rinviando, così, l’esame congiunto. Sempre giovedì si è riunita la Commissione permanente “Lavoro, Previdenza sociale” del Senato della quale riferiamo in altra parte del giornale (giornalistitalia.it)

 

I commenti sono chiusi.