ROMA – Su proposta del sen. Roberto Calderoli (Lega Nord Autonomie), l’Assemblea di Palazzo Madama ha deciso di rinviare il ddl n. 2271 sull’editoria inserendolo al primo punto della seduta del 13 settembre. Dopo l’approvazione dell’articolo 1, oggi – ultimo giorno prima della pausa estiva – il Senato avrebbe dovuto procedere alla votazione sugli altri 5 articoli della legge, ma i lavori dell’Aula sono stati monopolizzati dal dibattito scaturito dall’inversione dell’ordine del giorno, disposta dal presidente Pietro Grasso, per passare subito alla discussione dei documenti definiti dalla Giunta delle elezioni e delle immunità.
Con 154 voti favorevoli, 110 contrari e 12 astensioni, l’Assemblea ha concesso l’autorizzazione all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip nei confronti del sen. Antonio Stefano Caridi (Grandi Autonomie e Libertà) nell’ambito di un procedimento penale per associazione mafiosa.
Conclusa la votazione sull’arresto di Caridi, il leghista Calderoli ha chiesto la conclusione dei lavori dell’Aula, senza procedere con il seguito dell’esame del ddl Editoria. Favorevole il Pd, contrari i 5 Stelle. I lavori riprenderanno, dunque, il 13 settembre con il ddl Editoria e la riforma del processo penale. Scontro in aula pure sul calendario dei lavori, con votazioni sul numero legale, mancato per due volte. Alla fine, preso atto che non sarebbe mai stato ripristinato, il presidente, Pietro Grasso, ha salutato i pochi senatori rimasti augurando loro le buone ferie e dichiarando chiusa la seduta
Il 13 settembre, alle ore 16.30, i lavori del Senato riprenderanno con il seguito della discussione dei disegni di legge presentati da: Maria Coscia (Pd) e altri “Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti (2271 approvato dalla Camera dei deputati); Giuseppe Marinello (Ap) “Modifica all’articolo 2 del decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170, in materia di punti di vendita della stampa quotidiana e periodica (282); Vito Crimi (M5S) “Disposizioni volte alla abolizione del finanziamento pubblico all’editoria (453)” e “Abrogazione della legge 3 febbraio 1963, n. 69, sull’ordinamento della professione di giornalista (454)”; Enrico Buemi (Aut) “Delega al Governo per la definizione di nuove forme di sostegno all’editoria e l’abolizione dei contributi diretti ai giornali (1236)”. Seguirà la relazione orale del relatore Roberto Cociancich (Pd), secondo il quale “è molto importante che l’Aula del Senato abbia inserito il ddl sull’editoria come primo punto all’ordine del giorno nella seduta del 13 settembre. È una riforma importante e tanto attesa e sulla quale avevamo registrato piena convergenza da parte del Parlamento. Per questo dispiace che non sia stato possibile concludere l’esame del ddl prima della pausa estiva. Alla ripresa dei lavori parlamentari è necessario che venga approvato senza ulteriori ritardi”.
Da rilevare che, nel testo finale di riforma votato ieri, 3 agosto, dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato sono stati approvati degli emendamenti che modificano ed integrano il testo del disegno di legge n. 2271. Modifiche e/o integrazioni che pubblichiamo di seguito evidenziate in neretto rispetto al testo originario approvato dalla Camera dei deputati il 2 marzo scorso.
Sulla decisione di invertire l’ordine del giorno della seduta odierna, impedendo la conclusione della votazione degli emendamenti e il voto finale del ddl di riforma della legge sull’editoria, la Federazione Nazionale della Stampa guidata dal segretario generale Raffaele Lorusso ha espresso “rammarico e disappunto” chiedendo l’impegno dell’ufficio di presidenza del Senato, oltre che della Camera, che dovrà comunque riesaminare il testo in seconda lettura. La Federazione nazionale della stampa italiana, insieme con le Associazioni regionali di stampa, promuoverà per il 12 settembre prossimo una seconda Giornata nazionale di mobilitazione per chiedere l’immediata approvazione della riforma dell’editoria e la calendarizzazione dei provvedimenti sulla cancellazione del carcere per i giornalisti e per affrontare il problema delle cosiddette querele temerarie, entrambi fermi al Senato.
Rammaricata anche la maggioranza dei presidenti dei Consigli regionali dell’Ordine dei giornalisti. “A un passo dal traguardo, l’atteso provvedimento sull’editoria, contenente tra l’altro alcune misure che incidono sulla non rinviabile riforma dell’Ordine dei giornalisti, non è riuscito ad essere licenziato”, hanno commentato i presidenti degli Odg, auspicando “con forza che il Senato possa approvarlo come primo provvedimento dopo la pausa estiva, al fine di consentire alla Camera dei deputati di approvarlo in via definitiva entro il mese di settembre. Le norme contenute nel provvedimento – ricordano, infine, i presidenti degli Odg regionali – sono attese da anni dai giornalisti italiani”.
Infine, il presidente della Fieg, Maurizio Costa, secondo il quale “gli interventi di riforma contenuti nel disegno di legge sono necessari per il settore e richiedono tempi certi e rapidi di definizione. Dopo un lunga e fruttuosa discussione, che ha visto tutte le componenti della filiera coinvolte anche su sollecitazione degli editori, l’improvviso stop – ha sottolineato Costa – può e deve essere recuperato sia dal Senato con la immediata fissazione della discussione in Aula, sia con il successivo rapido esame da parte della Camera dei deputati”.
Il presidente della Fieg rivolge, quindi, un invito al presidente del Senato, Grasso, affinché il Ddl editoria venga discusso in Aula alla prima seduta utile del Senato e si dice “convinto che sarà accolto per dare risposte concrete e coerenti con le manifestazioni di consenso sulle misure in via di definitiva approvazione”. (giornalistitalia.it)
DISEGNO DI LEGGE N. 2271
Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Procedura per l’affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale.
ARTICOLO 1.
(Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione)
1. Al fine di assicurare la piena attuazione dei princìpi di cui all’articolo 21 della Costituzione, in materia di diritti, libertà, indipendenza e pluralismo dell’informazione, nonché di incentivare l’innovazione dell’offerta informativa e dei processi di distribuzione e di vendita, la capacità delle imprese del settore di investire e di acquisire posizioni di mercato sostenibili nel tempo, nonché lo sviluppo di nuove imprese editrici anche nel campo dell’informazione digitale, è istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, di cui all’articolo 1, comma 160, primo periodo, lettera b), della legge 28 dicembre 2015, n. 208, come sostituita dall’articolo 7, comma 1, della presente legge, di seguito denominato «Fondo».
2. Nel Fondo confluiscono:
a) le risorse statali destinate alle diverse forme di sostegno all’editoria quotidiana e periodica, anche digitale, comprese le risorse disponibili del Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria, di cui all’articolo 1, comma 261, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;
b) le risorse statali destinate all’emittenza radiofonica e televisiva in ambito locale, iscritte nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico ai sensi dell’articolo 1, comma 162, della legge 28 dicembre 2015, n. 208;
c) una quota, fino ad un importo massimo di 100 milioni di euro in ragione d’anno per il periodo 2016-2018, delle eventuali maggiori entrate versate a titolo di canone di abbonamento alla televisione, di cui all’articolo 1, comma 160, primo periodo, lettera b), della legge 28 dicembre 2015, n. 208, come sostituita dall’articolo 7, comma 1, della presente legge;
d) le somme derivanti dal gettito annuale di un contributo di solidarietà pari allo 0,1 per cento del reddito complessivo dei seguenti soggetti passivi dell’imposta di cui all’articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917:
1) concessionari della raccolta pubblicitaria sulla stampa quotidiana e periodica e sui mezzi di comunicazione radiotelevisivi e digitali;
2) società operanti nel settore dell’informazione e della comunicazione che svolgano raccolta pubblicitaria diretta, in tale caso calcolandosi il reddito complessivo con riguardo alla parte proporzionalmente corrispondente, rispetto all’ammontare dei ricavi totali, allo specifico ammontare dei ricavi derivanti da tale attività;
3) altri soggetti che esercitino l’attività di intermediazione nel mercato della pubblicità attraverso la ricerca e l’acquisto, per conto di terzi, di spazi sui mezzi di informazione e di comunicazione, con riferimento a tutti i tipi di piattaforme trasmissive, compresa la rete internet.
3. Le somme di cui al comma 2, lettera d), sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere destinate al Fondo.
4. Il Fondo è annualmente ripartito tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dello sviluppo economico, per gli interventi di rispettiva competenza, sulla base dei criteri stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e dell’economia e delle finanze. Le somme non impegnate in ciascun esercizio possono esserlo in quello successivo. Le risorse di cui alle lettere c) e d) del comma 2 sono comunque ripartite al 50 per cento tra le due amministrazioni; i criteri di ripartizione delle risorse di cui alle lettere a) e b) del medesimo comma 2 tengono conto delle proporzioni esistenti tra le risorse destinate al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica e quelle destinate all’emittenza radiofonica e televisiva a livello locale. Il decreto di cui al primo periodo può prevedere che una determinata percentuale del Fondo sia destinata al finanziamento di progetti comuni che incentivino l’innovazione dell’offerta informativa nel campo dell’informazione digitale attuando obiettivi di convergenza multimediale. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sono definiti i requisiti soggettivi, i criteri e le modalità per la concessione di tali finanziamenti; lo schema di tale decreto è trasmesso alle Camere per l’espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia, che si pronunciano nel termine di sessanta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto può comunque essere adottato. Il Presidente del Consiglio dei ministri, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente il testo alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. Le Commissioni competenti per materia possono esprimersi sulle osservazioni del Presidente del Consiglio dei ministri entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, il decreto può comunque essere adottato.
4-bis. Con regolamento, adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con i Ministri dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico, sono stabiliti i soggetti beneficiari, i requisiti di ammissione, le modalità, i termini e le procedure per l’erogazione di un contributo per il sostegno delle spese sostenute per l’utilizzo di servizi di telefonia e di connessione dati in luogo delle riduzioni tariffarie di cui all’articolo 28, commi da 1 a 3, della legge 5 agosto 1981, n. 416, all’articolo 11, della legge 25 febbraio 1987, n. 67, agli articoli 7 e 8, della legge 7 agosto 1990, n. 250, all’articolo 23, comma 3, della legge 6 agosto 1990, n. 223. Sullo schema di regolamento di cui al primo periodo è acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, da esprimere entro sessanta giorni dalla ricezione. Decorso tale termine il regolamento è comunque emanato. Dalla data di entrata in vigore delle disposizioni regolamentari di cui al primo periodo sono abrogate le disposizioni vigenti, anche di legge, con esse incompatibili, alla cui ricognizione si procede in sede di adozione delle medesime disposizioni regolamentari. Con il medesimo regolamento sono altresì stabilite procedure amministrative semplificate ai fini della riduzione dei tempi di conclusione dei provvedimenti di liquidazione delle agevolazioni previste dal citato articolo 28, commi da 1 a 3, della legge n. 416 del 1981, anche relativamente agli anni pregressi. Il contributo di cui al primo periodo del presente comma è concesso nel limite delle risorse allo scopo destinate dal decreto di cui al primo periodo del comma 4.
5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è annualmente stabilita la destinazione delle risorse ai diversi interventi di competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri.
6. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio negli stati di previsione interessati, anche nel conto dei residui.
ARTICOLO 2.
(Deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti)
1. Per garantire maggiori coerenza, trasparenza ed efficacia al sostegno pubblico all’editoria, il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi aventi ad oggetto la ridefinizione della disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici, la previsione di misure per il sostegno agli investimenti delle imprese editrici e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale, l’innovazione del sistema distributivo, il finanziamento di progetti innovativi nel campo dell’editoria presentati da imprese di nuova costituzione, nonché la previsione di misure a sostegno di processi di ristrutturazione e di riorganizzazione delle imprese editrici già costituite.
2. Nell’esercizio della delega di cui al comma 1, il Governo si attiene ai seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) con riferimento ai destinatari dei contributi, parziale ridefinizione della platea dei beneficiari, ammettendo al finanziamento le imprese editrici che esercitano unicamente un’attività informativa autonoma e indipendente, di carattere generale, costituite:
1) come cooperative giornalistiche, individuando per le stesse criteri in ordine alla compagine societaria e alla concentrazione delle quote in capo a ciascun socio;
2) come enti senza fini di lucro;
3) per un periodo di tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, come imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale sia detenuto in misura maggioritaria da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro;
b) mantenimento dei contributi, con la possibilità di definire criteri specifici inerenti sia ai requisiti di accesso, sia ai meccanismi di calcolo dei contributi stessi:
1) per le imprese editrici di quotidiani e periodici espressione delle minoranze linguistiche;
2) per le imprese e gli enti che editano periodici per non vedenti e per ipovedenti, prodotti con caratteri tipografici normali o braille, su nastro magnetico o su supporti informatici, in misura proporzionale alla diffusione e al numero delle uscite delle relative testate;
3) per le associazioni dei consumatori, a condizione che risultino iscritte nell’elenco istituito dall’articolo 137 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206;
4) per le imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani in lingua italiana editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero;
c) esclusione dai contributi:
1) degli organi di informazione dei partiti, dei movimenti politici e sindacali, dei periodici specialistici a carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico;
2) di tutte le imprese editrici di quotidiani e periodici facenti capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in mercati regolamentati;
d) con riferimento ai requisiti per accedere ai contributi:
1) riduzione a due anni dell’anzianità di costituzione dell’impresa editrice e di edizione della testata;
2) regolare adempimento degli obblighi derivanti dal rispetto e dall’applicazione del contratto collettivo di lavoro, nazionale o territoriale, stipulato tra le organizzazioni o le associazioni sindacali dei lavoratori dell’informazione e delle telecomunicazioni e le associazioni dei relativi datori di lavoro, comparativamente più rappresentative;
3) edizione in formato digitale dinamico e multimediale della testata per la quale si richiede il contributo, anche eventualmente in parallelo con l’edizione su carta;
4) obbligo per l’impresa di dare evidenza, nell’edizione, del contributo ottenuto nonché di tutti gli ulteriori finanziamenti ricevuti a qualunque titolo;
5) obbligo per l’impresa di adottare misure idonee a contrastare qualsiasi forma di pubblicità lesiva dell’immagine e del corpo della donna;
e) con riferimento ai criteri di calcolo del contributo:
1) SOPPRESSO;
2) graduazione del contributo in funzione del numero di copie annue vendute, comunque non inferiore al 30 per cento delle copie distribuite per la vendita, per le testate locali e al 20 per cento delle copie distribuite per la vendita per le testate nazionali, prevedendo più scaglioni cui corrispondono quote diversificate di rimborso dei costi di produzione della testata e per copia venduta;
3) valorizzazione delle voci di costo legate alla trasformazione digitale dell’offerta e del modello imprenditoriale, anche mediante la previsione di un aumento delle relative quote di rimborso, e previsione di criteri di calcolo specifici per le testate telematiche che producano contenuti informativi originali, tenendo conto del numero dei giornalisti, dell’aggiornamento dei contenuti e del numero effettivo di utenti unici raggiunti;
4) previsione di criteri premiali per l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori di età inferiore a 35 anni, nonché per l’attivazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, e per azioni di formazione e aggiornamento del personale;
5) previsione di limiti massimi al contributo erogabile, in relazione all’incidenza percentuale del contributo sul totale dei ricavi dell’impresa e comunque nella misura massima del 50 per cento di tali ricavi;
f) previsione di requisiti di accesso e di regole di erogazione dei contributi diretti quanto più possibile omogenei e uniformi per le diverse tipologie di imprese destinatarie;
g) revisione e semplificazione del procedimento amministrativo per l’erogazione dei contributi a sostegno dell’editoria, anche con riferimento agli apporti istruttori demandati ad autorità ed enti esterni alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ai fini dello snellimento dell’istruttoria e della possibilità di erogare i contributi con una tempistica più efficace per le imprese;
h) introduzione di incentivi agli investimenti in innovazione digitale dinamica e multimediale, anche attraverso la previsione di modalità volte a favorire investimenti strutturali in piattaforme digitali avanzate, comuni a più imprese editrici, autonome e indipendenti;
i) assegnazione di finanziamenti a progetti innovativi presentati da imprese editrici di nuova costituzione, mediante bandi indetti annualmente;
l) con riferimento alla rete di vendita:
1) attuazione del processo di progressiva liberalizzazione della vendita di prodotti editoriali, favorendo l’adeguamento della rete alle mutate condizioni, mitigando gli effetti negativi di breve termine, assicurando agli operatori parità di condizioni, ferma restando l’applicazione dell’articolo 9 della legge 18 giugno 1998, n. 192, anche al fine di migliorare la reale possibilità di fornitura adeguata alle esigenze dell’utenza del territorio e con divieto di sospensioni arbitrarie delle consegne, e garantendo in tutti i punti di vendita il pluralismo delle testate presenti anche mediante l’introduzione, tenuto conto della sussistenza di motivi imperativi di interesse generale, di parametri qualitativi per l’esercizio dell’attività, nonché di una disciplina della distribuzione territoriale dei prodotti editoriali volta ad assicurare a tali punti di vendita l’accesso alle forniture, senza il loro condizionamento a servizi o prestazioni aggiuntive;
2) promozione, di concerto con le regioni, di un regime di piena liberalizzazione degli orari di apertura dei punti di vendita e rimozione degli ostacoli che limitano la possibilità di ampliare l’assortimento e l’intermediazione di altri beni e servizi, con lo scopo di accrescerne le fonti di ricavo potenziale, nel rispetto delle norme e delle prescrizioni tecniche poste a tutela di esigenze di salute pubblica, ordine pubblico e acquisizione di gettito erariale;
3) promozione di sinergie strategiche tra i punti di vendita, al fine di creare le condizioni per lo sviluppo di nuove formule imprenditoriali e commerciali;
4) completamento in maniera condivisa e unitaria dell’informatizzazione delle strutture, al fine di connettere i punti di vendita e di costituire una nuova rete integrata capillare nel territorio;
m) con riferimento ai canali di vendita telematici, previsione che escluda la discriminazione on line/off line in materia di prodotti editoriali vendibili nonché la limitazione dell’impresa editoriale nella propria autonomia di definizione di contenuti, prezzi, formule commerciali e modalità di pagamento;
n) incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari incrementali su quotidiani e periodici, nonché sulle emittenti televisive locali, radiofoniche locali, analogiche o digitali, riconoscendo un particolare beneficio agli inserzionisti di micro, piccola o media dimensione e alle start up innovative.
3. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro dello sviluppo economico, nel rispetto della procedura di cui all’articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400.
4. Al fine di rendere l’accesso ai prepensionamenti per i giornalisti progressivamente conforme alla normativa generale del sistema pensionistico, nonché di razionalizzare la composizione e le attribuzioni del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi aventi ad oggetto l’incremento dei requisiti e la ridefinizione dei criteri per il ricorso ai trattamenti di pensione di vecchiaia anticipata di cui all’articolo 37, comma 1, lettera b), della legge 5 agosto 1981, n. 416, e la revisione della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
5. Nell’esercizio della delega di cui al comma 4, il Governo si attiene ai seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) incremento, nella direzione di un allineamento con la disciplina generale del sistema pensionistico, dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l’accesso ai trattamenti di pensione di vecchiaia anticipata previsti dall’articolo 37, comma 1, lettera b), della legge 5 agosto 1981, n. 416, prevedendo, in ogni caso, il divieto di mantenere un rapporto lavorativo con il giornalista che abbia ottenuto il trattamento pensionistico, e revisione della procedura per il riconoscimento degli stati di crisi delle imprese editrici ai fini dell’accesso agli ammortizzatori sociali e ai prepensionamenti;
b) riordino e razionalizzazione delle norme concernenti il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti nei seguenti ambiti:
1) competenze in materia di formazione;
2) procedimenti nelle materie di cui all’articolo 62 della legge 3 febbraio 1963, n. 69, prevedendo, in particolare, l’eliminazione della facoltà di cumulo delle impugnative dei provvedimenti dei consigli regionali dell’Ordine dinanzi al Consiglio nazionale con quelle giurisdizionali, stabilendo la loro natura alternativa, ferma restando la possibilità di proporre ricorso straordinario al Presidente della Repubblica nel caso di impugnativa dinanzi al Consiglio nazionale dell’Ordine;
3) numero dei componenti, da stabilire nel numero massimo di 60 consiglieri, di cui due terzi giornalisti professionisti tra i quali almeno un rappresentante delle minoranze linguistiche riconosciute e un terzo pubblicisti tra i quali almeno un rappresentante delle minoranze linguistiche riconosciute, purché tali titolari di una posizione previdenziale attiva presso l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani;
4) adeguamento del sistema elettorale, garantendo la massima rappresentatività territoriale.
6. I decreti legislativi di cui al comma 4 sono adottati su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro dell’economia e delle finanze, nonché, per l’ipotesi di cui alla lettera b) del comma 5, di concerto con il Ministro della giustizia e sentito il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, nel rispetto della procedura di cui all’articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400.
7. All’attuazione della delega di cui al comma 1 si provvede nel limite delle risorse disponibili sul Fondo. Dall’attuazione della delega di cui al comma 4 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
8. Gli schemi dei decreti legislativi di cui ai commi 1 e 4, corredati di relazione tecnica che dia conto della neutralità finanziaria dei medesimi, a seguito di deliberazione preliminare del Consiglio dei ministri, sono trasmessi alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica affinché su di essi siano espressi, entro sessanta giorni dalla data di trasmissione, i pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari. Decorso tale termine, i decreti legislativi possono essere adottati anche in mancanza dei pareri. Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e di motivazione. Le Commissioni parlamentari esprimono il proprio parere entro venti giorni dalla trasmissione, decorsi i quali i decreti sono adottati.
ARTICOLO 3.
(Nuove disposizioni per il riordino dei contributi alle imprese editrici)
1. All’articolo 2 del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 luglio 2012, n. 103, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, alinea, le parole: «il contributo, che non può comunque superare quello riferito all’anno 2010,» sono sostituite dalle seguenti: «il contributo, che non può comunque superare il 50 per cento dell’ammontare complessivo dei proventi dell’impresa editrice, riferiti alla testata per cui è chiesto il contributo, al netto del contributo medesimo,»;
b) al comma 4, il secondo periodo è soppresso;
c) dopo il comma 7 è inserito il seguente:
«7-bis. Il contributo è erogato in due rate annuali. La prima rata è versata entro il 30 maggio mediante anticipo di una somma pari al 50 per cento del contributo calcolato come determinato nel decreto. La seconda rata, a saldo, è versata entro il termine di conclusione del procedimento. All’atto dei pagamenti, l’impresa deve essere in regola con le attestazioni rilasciate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e con i versamenti dei contributi previdenziali e non deve risultare inadempiente in esito alla verifica di cui all’articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602».
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a decorrere dai contributi relativi all’anno 2016.
3. A decorrere dai contributi relativi all’anno 2016, le domande per l’ammissione al sostegno pubblico all’editoria, sottoscritte dal legale rappresentante dell’impresa editrice, sono presentate, per via telematica, dal 1º al 31 gennaio dell’anno successivo a quello di riferimento del contributo, secondo le modalità pubblicate nel sito internet istituzionale del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri. Le domande devono essere corredate dei documenti istruttori o delle dichiarazioni sostitutive attestanti: l’assetto societario, il numero dei giornalisti dipendenti associati, la mutualità prevalente, il divieto di distribuzione degli utili, l’anzianità di costituzione e di edizione della testata, la periodicità e il numero delle uscite, l’insussistenza di situazioni di collegamento o di controllo previste dall’articolo 3, comma 11-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 250, e dall’articolo 1, comma 574, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, l’iscrizione nel registro delle imprese, gli estremi delle posizioni contributive presso istituti previdenziali, la proprietà o la gestione della testata. Le imprese editrici devono inoltre far pervenire nel medesimo termine un campione di numeri della testata edita. Entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello di riferimento del contributo, le imprese editrici richiedenti devono produrre il bilancio di esercizio, corredato della nota integrativa e degli annessi verbali, e i prospetti dei costi e delle vendite; tale documentazione deve essere certificata da soggetti iscritti nel Registro dei revisori legali, istituito presso il Ministero dell’economia e delle finanze ai sensi dell’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39.
4. A decorrere dal 1º gennaio dell’anno successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge:
a) il comma 7-bis dell’articolo 1 del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 luglio 2012, n. 103, è abrogato;
b) all’articolo 1, comma 3, della legge 7 marzo 2001, n. 62, dopo il primo periodo è inserito il seguente: «Il prodotto editoriale è identificato dalla testata, intesa come il titolo del giornale, della rivista o di altra pubblicazione periodica, avente una funzione e una capacità distintiva nella misura in cui individua una pubblicazione.».
ARTICOLO 4.
(Proroga dei termini per l’equo compenso)
1. Il comma 4 dell’articolo 2 della legge 31 dicembre 2012, n. 233, è sostituito dal seguente:
«4. La Commissione dura in carica fino all’approvazione della delibera che definisce l’equo compenso e al completamento di tutti gli altri adempimenti previsti dal comma 3».
ARTICOLO 5.
(Esercizio della professione di giornalista)
1. L’articolo 45 della legge 3 febbraio 1963, n. 69, è sostituito dal seguente:
«Art. 45. – (Esercizio della professione). – 1. Nessuno può assumere il titolo né esercitare la professione di giornalista, se non è iscritto nell’elenco dei professionisti ovvero in quello dei pubblicisti dell’albo istituito presso l’Ordine regionale o interregionale competente. La violazione della disposizione del primo periodo è punita a norma degli articoli 348 e 498 del codice penale, ove il fatto non costituisca un reato più grave».
ARTICOLO 6.
(Nuove disposizioni per la vendita dei giornali)
1. A decorrere dal 1º gennaio 2017, i punti di vendita esclusivi assicurano la parità di trattamento nella vendita delle pubblicazioni regolari in occasione della loro prima immissione nel mercato. Per pubblicazioni regolari si intendono quelle che hanno già effettuato la registrazione presso il tribunale, che sono diffuse al pubblico con periodicità regolare, che rispettano tutti gli obblighi previsti dalla legge 8 febbraio 1948, n. 47, e che recano stampati sul prodotto e in posizione visibile la data e la periodicità effettiva, il codice a barre e la data di prima immissione nel mercato.
2. Le imprese di distribuzione, nell’adempimento degli obblighi di cui all’articolo 16, primo comma, della legge 5 agosto 1981, n. 416, si adeguano alle disposizioni di cui al comma 1, primo periodo, del presente articolo.
ARTICOLO 6 bis.
(Procedura per l’affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale)
1. All’articolo 49 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:
1-bis. L’affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale ha durata decennale ed è preceduto, ai sensi dell’articolo 5, comma 5, della legge 28 dicembre 2015, n. 220, da una consultazione pubblica sugli obblighi del servizio medesimo.
1-ter. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare previa deliberazione del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, è affidato in concessione il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale ed è approvato l’annesso schema di convenzione. Lo schema di decreto e l’annesso schema di convenzione sono trasmessi per il parere, unitamente ad una relazione del Ministro dello sviluppo economico sull’esito della consultazione di cui al comma 1-bis, alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Il parere è reso entro trenta giorni dalla data di trasmissione, decorsi i quali il decreto può comunque essere adottato, con l’annesso schema di convenzione. Il decreto e l’annesso schema di convenzione sono sottoposti ai competenti organi di controllo e successivamente pubblicati nella Gazzetta Ufficiale.
1-quater. Sino alla data di entrata in vigore del decreto che dispone il nuovo affidamento del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, e comunque per un periodo non superiore a novanta giorni dalla data di scadenza del rapporto concessorio, continuano a trovare applicazione, ad ogni effetto, la concessione e la relativa convenzione già in atto.
1-quinquies. Il Ministero dello sviluppo economico provvede, sulla base dello schema di convenzione annesso al decreto di cui al comma 1-ter, alla stipulazione della convenzione con la società concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale.
ARTICOLO 7.
(Norme di coordinamento)
1. All’articolo 1, comma 160, primo periodo, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, la lettera b) è sostituita dalla seguente:
«b) al finanziamento, fino ad un importo massimo di 100 milioni di euro in ragione d’anno, del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze».
2. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono determinate le modalità di versamento del contributo di cui all’articolo 1, comma 2, lettera d).
3. In sede di prima applicazione, per l’esercizio finanziario 2016, le risorse di cui all’articolo 1, comma 2, lettere a) e b), sono mantenute nel bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri e nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico ai fini dell’esecuzione degli interventi già programmati a valere su di esse.
3-bis. Le risorse di cui all’articolo 28 della legge 5 agosto 1981, n. 416, confluiscono nel fondo di cui all’articolo 1 nell’esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore dei regolamento di cui all’articolo 1, comma 4-bis, al netto di quelle occorrenti per l’erogazione dei benefici già maturati alla data di entrata in vigore del regolamento medesimo.